In Italia il 95% delle imprese attive nell’industria e dei servizi ha meno di 10 addetti, copre quasi il 50% dell’occupazione e produce poco più del 30% del valore aggiunto nazionale. Dati che rivelano quanto la microimpresa sia un asse portante della nostra economia. La flessibilità operativa, però, non basta più per poter navigare nel mare della competitività. Si capisce, allora, quanto sia urgente predisporre programmi di sostegno reale, che aiutino le microimprese a superare alcune difficoltà storiche: processi gestionali poco inclini all’innovazione, bassa capacità finanziaria per accogliere sfide più impegnative, individualismo esasperato, che ostacola l’adozione di modelli organizzativi con alcuni asset e funzioni condivisi, per sfruttare al meglio le economie di costo. La strada maestra dell’uso dell’Ict per modernizzare le imprese, rendendole più efficienti e competitive, in Italia non è, però, stata ancora intrapresa. Gli indicatori del World Economic ci collocano al 46° posto in termini di spesa Ict rispetto al Pil e, dato ancora più preoccupante, nel 2011 la nostra spesa IT si è contratta di oltre il 4%. Sono parametri che indicano, da soli, quanto nel nostro Paese sia difficile far percepire il valore che l’innovazione digitale è in grado di produrre. Occorre, allora, un balzo culturale sostenuto da idee che si traducano in azioni, secondo modalità che coinvolgano non solo la normativa e la disponibilità di fondi a sostegno dell’innovazione, ma anche la classe dirigente politica e istituzionale, delle associazioni territoriali e nazionali di categoria, che incoraggino con forza la creazione di una “cultura tecnologica”.
Non tutti devono capire la tecnologia a livello tecnico, ma funzionale sì. E qui entrano in gioco le qualità imprenditoriali e manageriali. Tra le tecnologie disponibili anche per il mondo della micro e piccola impresa, il Cloud, cioè la disponibilità via web di software e dati, anche residenti su hardware in remoto, è una soluzione che potrebbe garantire un salto qualitativo alle imprese. Diversamente da altre tecnologie, però, l’utilizzo del Cloud in ambito Ict non vede l’Italia fanalino di coda. L’Europa intera, fatta eccezione per il Regno Unito, è molto indietro rispetto agli Usa. Il ritardo si spiega non solo con la disomogeneità culturale di alcune aree nei confronti dell’innovazione tecnologica, ma anche con la scarsa diffusione della banda larga e con normative eterogenee e, talvolta, molto rigide.
Nel 2012 la stima della spesa italiana per il Cloud era di 443 milioni, cioè il 2,5% della spesa complessiva in IT: il 96% attribuibile alle grandi imprese e solamente il 4% alle Pmi. “Oltre il 50% delle aziende sotto i 250 addetti – rivela Alessandro Piva, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud e ICT as a service della School of Management del Politecnico di Milano – non è interessata al Cloud o dichiara, addirittura, di non conoscerlo. È, invece, una strada da percorrere, perché i benefici sono concreti e non è assolutamente vero che il Cloud sia adatto solo per le imprese di grandi dimensioni”. Le Pmi, che hanno adottato le soluzioni Cloud, hanno riscontrato benefici sia in termini di efficienza sia di efficacia operativa. Viene apprezzata la velocità di accesso a risorse e applicazioni, grazie al contenimento degli investimenti in macchinari, software, personale e formazione. Il Cloud propone, allora, nuovi schemi organizzativi che, meglio di altri, consentono di garantire flessibilità e impegni finanziari ridotti. In linea, quindi, con le necessità di una piccola ma moderna azienda, che deve concentrarsi sul proprio core business e comprimere i costi fissi delle aree esterne alla business line. “I risparmi economici – prosegue Piva – in alcune esperienze raggiungono il 20% dei costi totali legati al ciclo di vita di una soluzione Ict (Total Cost of Ownership). Vantaggi troppo rilevanti per essere trascurati, soprattutto perché consentirebbero di recuperare nuove risorse da destinare all’innovazione”.
Fino a un miliardo di euro sarebbe il risparmio ottenibile per il sistema delle imprese, ipotizzando un’incidenza percentuale del Cloud sul totale della spesa IT in linea con i Paesi più evoluti. Usciamo dai pregiudizi e dagli schemi preconfezionati: piccole imprese, PA, professionisti possono trovare nelle tecnologie Cloud alcune delle soluzioni per migliorare l’efficienza, salvaguardare i margini e migliorare la competitività.