CONFINDUSTRIA DIGITALE

Parisi: “Copyright, no a tassa sulle telecomunicazioni”

Il presidente di Confindustria Digitale boccia la proposta francese di tassare tablet e smartphone: “Bisogna seguire la strada già battuta dal settore musicale, puntando su un’offerta economica vantaggiosa e a basso costo”

Pubblicato il 24 Mag 2013

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“Dobbiamo fare del web un mercato sicuro dove le transazioni siano legali e dove qualunque titolare di diritti sia valorizzato”. A dirlo è il presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi, oggi a margine del workshop “Il diritto d’autore online”, organizzato dall’Agcom a Montecitorio.
“Certo, servono strumenti di enforcement per contrastare qualsiasi fenomeno di pirateria – spiega Parisi – le aziende dell’industria tecnologica sono disposte a collaborare, ma devono essere protette da questo punto di vista e non possiamo essere noi i poliziotti della rete. Al contrario abbiamo bisogno di un imput chiaro e preciso da parte dell’Autorità. Dobbiamo tagliare qualsiasi ragionamento che vada nella direzione di mettere delle tasse sulle telecomunicazioni. C’è già un’imposta sulla memoria degli apparecchi digitali, ma questo è un tema ormai superato perché oggi è attraverso lo streaming che passa tutto il grosso del consumo”.

“La proposta francese di una tassa sulle telecomunicazioni per pagare la cultura – ribadisce Parisi – è un approccio che vuole lasciare nei fatti le cose come stanno e dall’altro lato strizza un occhio alle attività illegali sulla rete. Dobbiamo seguire la ‘strada dei soldi’ e fare in modo che la gente paghi per i contenuti”.

Scendendo nei particolari, “quello che manca – analizza Parisi – è una chiara decisione sul cinema dove il problema è la finestra di tempo tra l’uscita in sala e l’home video, quando ancora il contenuto non è su nessuna piattaforma digitale ed è lì che la pirateria impazza. La strada ce la insegna la musica, con l’offerta economica, vantaggiosa e a basso costo con l’uscita in contemporanea dei brani in negozio e sull’online”.

La tassa proposta dal governo Hollande, prevede un’imposta fino al 4% sulla vendita di tablet, smartphone, console ed e-reader. Secondo il rapporto Lescure – base della proposta – la tassa deve rimanere a un livello basso per evitare di punire i consumatori e bloccare l’eventuale creazione del mercato nero. Secondo le stime una tassa iniziale dell’1% porterebbe nelle casse francesi 86 milioni di euro l’anno. Commentando il contenuto della proposte Lescure, il ministro per la Cultura Aurélie Filippetti ha sottolineato che i produttori di tablet & co. “devono sostenere con una parte dei loro introiti i creatori di contenuti che, a loro, volta svologono un ruolo importante nelle vendite dei device”. La nuova tassa dovrebbe essere inserita dal prossimo anno. Secondo Hollande il rapporto Lescure è “profondamente attaccato alla difesa della cultura francese” minacciata dall’avvento dell’era digitale. Che porta con sé, oltre che grandi opportunità, anche eccessivi rischi legati a pirateria e download illegale. Finora la Francia ha finanziato la cultura tassando le tv e gli altri distributori di contenuti.

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