Leonardo sta portando avanti una digitalizzazione “a marcia forzata”. Lo ha detto l’amministratore delegato del gruppo, Roberto Cingolani, in audizione alla Commissione Difesa della Camera.
Verso la creazione di un polo produttivo europeo
“Puntiamo e lavoriamo a una alleanza per la realizzazione di un polo produttivo europeo che competa alla pari con le produzioni americane e cinesi“, ha aggiunto Cingolani. “Abbiamo in corso new diligence per capire cosa vendere e comprare, stiamo meditando su joint venture di levatura gigantesca: Leonardo vuole essere uno dei motori della creazione dello spazio europeo della sicurezza, per creare un continente forte, che non significa aggressivo. In questa direzione ci stiamo proponendo insieme ai partner tedeschi e francesi”, ha precisato Cingolani.
“Bisogna realizzare”, ha aggiunto il manager, “un puzzle ragionato in Europa sulla difesa e sulla sicurezza. Non è solo un fatto di politica industriale, ma anche di più alto livello: anche gli Stati devono parlare di questo e su questo realizzare sinergie”.
È necessario aprire l’orizzonte e capire che la sicurezza nazionale è una questione molto più complessa rispetto a quella vista finora, motivo per cui i Paesi europei “devono fare sinergia”. Leonardo vuole dare vita a iniziative per rafforzare la sicurezza europea, lavorando con altri “colossi nazionali”. Si tratta di “politica nazionale” ma anche di “geopolitica europea”.
In arrivo il nuovo piano industriale
Nel medio termine, Leonardo ha quasi 40 miliardi di euro di nuovi ordini assicurati. “Avere quasi tre anni di business assicurato fa capire che si ha un prodotto competitivo”, ha evidenziato Cingolani, annunciando anche che il nuovo piano industriale “verrà presentato il 24 febbraio al nostro consiglio di amministrazione e poi nei primi di marzo al mercato internazionale”.
L’ad ha poi sottolineato che “questo è un momento importantissimo e sono ben contento di condividerne con le istituzioni i passaggi. È chiaro che noi dobbiamo rispondere da un lato ai mercati internazionali” e “dall’altro dobbiamo essere sempre presenti nel nostro ruolo di custodi della sicurezza nazionale”.
Ci sono filiere “come quella dei chip o del cloud” in cui la sicurezza è difficile da mantenere se si è dipendenti dalle forniture esterne, ha chiosato Cingolani, spiegando come esista un rapporto complesso tra Stati Uniti e Cina, basato su una competizione tecnologica che “si estende a tutto”. Nello scenario globale, è come se “il mondo andasse a tre velocità”, con diversi livelli di ricchezza, e “i flussi migratori rispecchiano le enorme diseguaglianze globali”.