Innalzare ulteriormente i limiti dei campi elettromagnetici per lo sviluppo della rete 5G. Lo chiede il Governo tramite un emendamento presentato al Ddl Concorrenza, che domani arriverà in aula al Senato.
Cosa prevede la proposta
In particolare, la proposta di modifica dell’Esecutivo lascia invariato l’innalzamento dei limiti (già previsto dagli emendamenti della maggioranza approvati in IX Commissione) dagli attuali 0,6 V/m a 15V/m “per quanto attiene all’intensità di campo elettrico E”, prevedendo – invece – che l’intensità di campo magnetico H sia innalzata a 0,039 A/m e, per quanto attiene alla densità di potenza D, che questa venga portata a un valore pari a 0,59 W/m2.
L’emendamento approvato al Senato
Lo scorso 27 ottobre è stato approvato l’emendamento al Ddl Concorrenza di Fratelli d’Italia in IX Commissione del Senato, che consente l’innalzamento dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità relativi ai campi elettromagnetici. I valori passano – “in via provvisoria e cautelativa”, si legge nel testo – dagli attuali 6 volt metro a 15.
Si tratta di un valore comunque più basso dei 24 proposti nel provvedimento presentato al Consiglio dei ministri di luglio ma poi bocciato.
I limiti di esposizione si alzano dagli attuali 6 V/m ai 15 V/m per quanto attiene all’intensità di campo elettrico “E” mentre per quanto attiene al campo magnetico “H” arrivano a un valore pari 0,037 A/m. Per la densità di potenza D il tetto è pari a 0,52 W/m2. La proposta di modifica appena presentata dal governo mira appunto ad alzare i parametri H e D, rispettivamente a 0,039 e 0,59.
Nella nuova versione dell’emendamento nessun riferimento alla Fondazione Bordoni che avrebbe dovuto, nella prima bozza, presentare un report annuale e supportare Arpa e nelle campagne di misurazione.
I limiti elettromagnetici in Europa
Nell’Unione europea, 12 paesi (Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Finlandia, Estonia, Cipro) hanno seguito le raccomandazioni della Ue e hanno fissato il limite a 61 v/m. Cinque stati non hanno fissato limiti o li hanno fissati più alti delle raccomandazioni Ue (Olanda, Danimarca, Svezia, Lettonia, Austria). Otto paesi hanno posto limiti più stretti rispetto alle indicazioni europee (Italia, Belgio, Slovenia, Croazia, Grecia, Bulgaria, Polonia, Lituania).
Fonti Mimit precisano dunque che l‘Italia resterebbe al di sotto del limite europeo dalle soglie fissati da tutti gli altri Stati membri. “Paesi come la Germania e la Spagna hanno adottato i limiti massimi da oltre 20 anni” senza riscontrare anomalie nella popolazione.
Inoltre l’innalzamento dei limiti garantirebbe, dicono dal ministero, “il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne sul territorio”. Infine il 62% dei siti esistenti nelle aree urbane è risultato non aggiornabile al 5G a causa dei limiti di emissione e gli extra costi per sviluppare la copertura 5G a causa dei limiti stringenti sono di circa 1,3 miliardi di euro per operatore.