Cisco Systems e il provider italiano di servizi VoIp Messagenet hanno fatto appello alla Corte Europea di Giustizia, l’Alta Corte dell’Unione Europea, contro il via libera della Commissione Europea all’acquisizione di Skype da parte di Microsoft. Un’operazione già conclusa da tempo, che Cisco mette in dubbio per la mancanza di standard di interoperabilità fra diverse piattaforme di video conference. Il rischio, secondo Cisco e Messagent, è che si crei un monopolio di fatto nel settore della comunicazione VoIp.
L’accusa di Cisco a Microsoft riguarda la volontà di Redmond di integrare Skype con la sua piattaforma proprietaria Lync Enterprise Communications Platform, che di fatto vincolerebbe le aziende che vogliono usare questa soluzione per collegarsi ai 700 milioni di utenti che hanno un account Skype all’interno di una piattaforma compatibile soltanto con Microsoft.
Gli utenti sarebbero così bloccati all’interno della piattaforma Skype/Microsoft e non potrebbero comunicare con utenti che usano altre tecnologie, come ad esempio la piattaforma di video conference di Cisco. Cisco ha chiesto alle autorità europee di appoggiare la diffusione di standard di video comunicazione aperti, per evitare che singole aziende determinino il futuro della video comunicazione.
Il takeover è stato approvato nel 2011 per una somma complessiva di 8,5 miliardi di dollari. L’avvocato di Cisco, Luis Ortiz Blanco, ha detto ai giudici che il takeover “ha rappresentato un un punto di non ritorno nel mercato delle video comunicazioni”. Secondo i ricorrenti, la Commissione Europea avrebbe dovuto obbligare Microsoft a fare delle concessioni prima di approvare l’accordo. Microsoft ha reso noto a marzo che un terzo delle chiamate voce a livello globale oggi viaggiano su Skype e che 280 milioni di persone utilizzano il servizio per un totale di 100 minuti al mese.
L’avvocato della Commissione Europea Corneliu Hoedlmayr ha fatto riferimento alla presenza sul mercato di alcuni palyer, come Viber e Google Talk, per provare che non c’è stato alcun danno alla concorrenza. Hoedmayr ha aggiunto poi che tecnologie emergenti “potrebbero rendere Skype un relitto”. Secondo l’avvocato della Commissione Europea, i ricorrenti non hanno portato prove su danni reali alla concorrenza in seguito al merger. L’alta corte europea dovrebbe esprimere un verdetto nei prossimi mesi.