Il Web3 sta già rivoluzionando il mondo del business. Il nuovo paradigma che promette di rivoluzionare il web creando un ecosistema più distribuito e decentralizzato grazie a tecnologie come la blockchain si sta diffondendo a livello mondiale. È quanto emerso nel convegno “Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value” organizzato dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano al Parlamento Europeo, a cui hanno partecipato i parlamentari europei Brando Benifei e Daniela Rondinelli ed esponenti di realtà attive nel settore come Banque de France, Commerzbank, Decentraland, Fireblocks, London Stock Exchange Group, Namirial, SIX Digital Exchange, Uniswap Labs e la Commissione Europea.
Nonostante le tempeste del mondo delle crypto, il settore legato al web3 sta dimostrando una notevole resilienza. La capitalizzazione di mercato di criptovalute e altri asset digitali ha raggiunto 1.300 miliardi di dollari (+32% in un anno). Circa 3 milioni di utenti mensili usano attivamente applicazioni decentralizzate (DApp) +32% in un anno, con 15.000 DApp sul mercato. L’ecosistema DeFi, composto dalle DApp del settore finanziario è stabile a 40 miliardi di dollari.
Cresce l’impegno nel Web3: 278 progetti (+13%) nel 2022, banking in prima fila
Le aziende e le pubbliche amministrazioni continuano a esplorare il settore. Nel 2022 sono stati identificati 278 progetti web3, +13% rispetto ai 245 del 2021. Guardando al settore bancario, 63 delle 100 principali banche al mondo, 10 in più rispetto al 2022, hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, Central Bank Digital Currencies (Cbdc) o a servizi di custodia e di investimento in criptovalute. Si sta facendo strada anche la possibilità futura di integrare le Central Bank Digital Currencies nel web3 come opzioni più regolamentate. Ad oggi 94 banche centrali (circa il 60% del totale) stanno studiando o sperimentando nel campo delle Cbdc. Sono 129 le iniziative locali avviate e ci sono già 5 progetti attivi (Caraibi, Cambogia, Jamaica, Bahamas, Nigeria), mentre il 46% delle iniziative è in fase di sperimentazione (+8% sul 2022). Contestualmente, anche l’Unione Europea sta mostrando un crescente impegno nello sviluppo del settore web3, evidenziato dal lancio del progetto Digital Euro e dalla pubblicazione del regolamento MiCA.
“Il web3 sta dimostrando un potenziale trasformativo che va ben oltre le mere dinamiche finanziarie o le fluttuazioni del mercato delle criptovalute – spiega Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 -. Offre, infatti, la possibilità di plasmare un nuovo modello di Internet, caratterizzato da equità e inclusività, basato su principi fondamentali quali trasparenza, decentralizzazione e coinvolgimento degli utenti. In questa prospettiva, gli utenti diventeranno i veri proprietari dei propri dati e delle interazioni web, riducendo così il potere eccessivo delle piattaforme digitali”.
Il destino del Web3 come “sfida collettiva”
“La realizzazione di un Web3 più sostenibile e inclusivo, però, non è affatto scontata – spiega Giacomo Vella, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 -. Siamo solo all’inizio di un lungo percorso. Per realizzare appieno il potenziale del web3, sarà cruciale perseverare negli investimenti in ricerca e sviluppo e collaborare attivamente alla creazione di un quadro normativo adeguato. Il destino del web3 si profila come una sfida collettiva. L’Europa oggi non può rimanere spettatrice di questa trasformazione, deve giocare un ruolo attivo e in prima fila per promuovere una corretta adozione del web3”.
Una ridefinizione dei modelli di business
Il web3 sta rivoluzionando i modelli di business tramite un’interoperabilità avanzata basata su infrastrutture condivise, ridefinendo la centralità delle imprese e generando nuovi e potenti effetti di rete. I principi fondamentali del web3 incentivano catene di valore collaborative, consentendo ai partecipanti di utilizzare e combinare smart contract preesistenti per innovare senza richiedere autorizzazioni. Le imprese sperimentano tempi e costi di transazione ridotti attraverso processi fidati basati su blockchain. Gli strumenti web3 non solo offrono accesso a flussi di ricavi innovativi ma consentono anche il riposizionamento del marchio per raggiungere nuovi segmenti di clientela. In sintesi, il web3 sta ridefinendo la natura stessa dei modelli di business, promuovendo un coinvolgimento più forte degli utenti, una maggiore efficienza operativa e una nuova era di fiducia decentralizzata in primis nel mondo digitale, ma con anche forti ripercussioni nel mondo fisico.
“Uno dei principali elementi che rende possibile il web3 è l’utilizzo di asset digitali nativamente integrati nell’infrastruttura tecnologica per facilitare lo scambio di valore – spiega Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 -. Attualmente però, manca una moneta digitalmente nativa, e questo ha portato all’adozione di criptovalute e stablecoin. Allo stesso tempo numerose banche centrali, compresa la Bce, stanno riconoscendo l’importanza di sviluppare una propria valuta nativamente digitale anche come strumento potenzialmente utilizzabile nel contesto del web3.”
Programmabilità dei pagamenti nativi
Una delle caratteristiche che potrebbe portare grandi novità nel campo del business è quella della programmabilità dei pagamenti nativi nell’ambito del web3. Solo per fare qualche esempio: negli “split payment” la blockchain consente una suddivisione automatizzata e trasparente dei fondi. Su piattaforme web3, gli split payment possono distribuire automaticamente pagamenti relativi, ad esempio dividendi o royalties tra i partecipanti di un progetto decentralizzato. Il concetto di “delivery versus payment” assume una nuova dimensione con gli smart contract basati su blockchain. In un contesto di trade finance basato su web3, il pagamento potrebbe essere programmato automaticamente solo al momento in cui il compratore conferma la ricezione fisica del prodotto, garantendo la sicurezza della transazione. La “time-bound automation” sulla blockchain potrebbe essere utilizzata per gestire pagamenti programmabili legati a condizioni specifiche. Ad esempio, uno smart contract potrebbe automatizzare il rinnovo di un servizio di streaming o il pagamento di un canone di affitto ogni mese, garantendo il pagamento regolare senza richiedere azioni manuali.
Incorporando queste funzionalità nel contesto del web3, i pagamenti programmabili diventano strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie, sfruttando la sicurezza e la trasparenza intrinseche della tecnologia blockchain.