CHE BROADBAND FA

Il digital gap dell’ultrabroadband

Il via alla creazione di reti di nuova generazione prospetta la possibilità di un ulteriore divario infrastrutturale

Pubblicato il 03 Giu 2013

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I recenti bandi regionali per l’annullamento del digital divide infrastrutturale avvicinano ulteriormente l’obiettivo di garantire a tutti gli italiani la possibilità di collegarsi a Internet ad una velocità di almeno 2 Mbit/s. Tuttavia, l’avvio della realizzazione delle reti di nuova generazione, sia fisse che mobili, e la loro prevedibile evoluzione di breve e medio periodo stanno rendendo evidente il rischio di un nuovo, e più difficile da superare, divario infrastrutturale.

In effetti, all’orizzonte 2015 le previsioni di copertura dei servizi a banda ultra larga fissa sono dell’ordine del 30% della popolazione, vale a dire meno 125 città, tipicamente quelle di maggiori dimensioni e densità. In una trentina di queste, verranno realizzate di fatto almeno due reti, mentre per le altre il quadro è più incerto. E dopo? Nonostante l’abbattimento dei costi consentito dall’utilizzo delle architetture Fttc, l’ulteriore sviluppo delle coperture dipenderà in larga misura dell’effettiva risposta del mercato. Nell’ultima consultazione dell’Agcom sulla materia vengono identificate 128 città che presentano delle condizioni concorrenziali tali da lasciare prospettare lo sviluppo della banda ultra larga, di cui 44 sono già incluse nelle 125.

Estendendo l’approccio proposto dell’Agcom, le analisi condotte dall’Osservatorio Ultra Broadband mostrano come il bacino delle città che presentano delle caratteristiche strutturali, competitive e di mercato sostanzialmente analoghe sono, complessivamente, circa 200. Senza considerare però l’impatto dei progetti pubblici in corso in Trentino (217 comuni) e annunciati nel Mezzogiorno.

Il futuro sarà quello di un’Italia a due o più velocità?

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