Ericsson e At&T hanno stipulato un accordo strategico quinquennale del valore di circa 14 miliardi di dollari. Al centro della collaborazione ci sono soluzioni e competenze per la trasformazione e la digitalizzazione delle reti, con l’obiettivi di aprire la strada ai network programmabili e intelligenti del futuro. Si tratta, a livello finanziario, del deal più grande nella storia di Ericsson.
Il progetto condotto a quattro mani
Più nello specifico, il gruppo svedese fornirà un’ampia gamma di prodotti e soluzioni Ericsson 5G Open Radio Access Networks per supportare lo sviluppo delle reti Open Ran di At&T negli Stati Uniti.
L’azienda costruirà una piattaforma di rete 5G per At&T, utilizzando tecnologie cloud-native costruite su interfacce standardizzate O-Ran, avendo per target la scalabilità del settore, l’efficienza dei costi, la sostenibilità e le alte prestazioni. Con il tempo At&T ed Ericsson trasformeranno questa piattaforma in una rete aperta cloud-native.
Ericsson utilizzerà la sua Smart Factory 5G,recentemente ampliata, a Lewisville, in Texas, per la produzione delle infrastrutture connesse all’accordo. I prodotti della fabbrica sono etichettati come Made in Usa, in quanto l’impianto di Ericsson è conforme alla legge Build America, Buy America sulle infrastrutture.
Le capacità intelligenti e programmabili consentiranno di costruire ed esporre innovazioni come le rApp, l’automazione e le Api di rete e, a loro volta, di realizzare il potenziale per cui il 5G è stato progettato, creando nuove opportunità di monetizzazione nel processo. L’architettura aperta di Ericsson fungerà da trampolino di lancio per gli sviluppatori che potranno innovare e promuovere casi d’uso e di business.
“Le reti ad alte prestazioni e differenziate saranno la base per il prossimo passo della digitalizzazione. Sono entusiasta di questo futuro e sono felice che il nostro cliente di lunga data, At&T, abbia scelto Ericsson per questo cambiamento strategico del settore: il passaggio a reti aperte, basate sul cloud e programmabili”, commenta Börje Ekholm, Presidente e ceo di Ericsson. “Grazie a questo passaggio e alle interfacce aperte e alle Api aperte, il settore assisterà a nuovi modelli di business basati sulle prestazioni, creando nuovi modi per gli operatori di ottimizzare e monetizzare la rete. Siamo davvero orgogliosi di collaborare con At&T all’industrializzazione della Open Ran e di contribuire ad accelerare la trasformazione digitale negli Stati Uniti”.
E Telefónica taglia un terzo dei dipendenti spagnoli
Nel frattempo Telefónica ha annunciato che entro il 2026 taglierà circa 5.100 posti di lavoro in Spagna, ovvero un terzo dei suoi dipendenti nel Paese. Lo ha dichiarato all’Afp un esponente dei sindacati, coinvolto nelle trattative con la direzione del colosso Tlc. La società ha confermato di aver “comunicato ai vari rappresentanti dei dipendenti l’adeguamento” richiesto alle sue varie divisioni aziendali in Spagna, ritenuto necessario per “adattarle al processo di trasformazione richiesto dalla nuova era digitale”.
Per ridurre il proprio debito, il gruppo negli ultimi anni ha ceduto diverse delle sue attività, vendendo anche le torri della controllata Telxius per 7,7 miliardi di euro. Ha inoltre attuato una serie di piani di licenziamento volontario, portando il numero di dipendenti in Spagna a 16.500, su un totale di 100mila in tutto il mondo. Tali misure hanno ridotto il debito di Telefónica da 50 miliardi a 27,5 miliardi nel 2016. Tuttavia, il rapporto debito/patrimonio netto è rimasto elevato, e da qui è discesa la decisione di procedere con una nuova ristrutturazione.