Roberto Viola: “Agenda Digitale strumento di crescita”

Il vice direttore DG Connect della Commissione Ue: “Digitale leva di ripresa degli investimenti. In Italia urgente spingere sulla formazione: il 37% degli abitanti non usa mai Internet”

Pubblicato il 03 Giu 2013

“L’Italia fatica, ci sono tanti italiani che non si sono mai avvicinati a Internet. Ci sono tante imprese che non vendono ancora online, c’è poca banda larga. Questo è un problema, ma è al tempo stesso un’opportunità. Speriamo che l’Italia presto ricominci a rincorrere i paesi piu’ virtuosi”. Roberto Viola, vice direttore della direzione generale Connect della Commissione Europea, riassume così situazione e problemi dell’Italia riguardo all’Agenda digitale, parlando nel corso dell’iniziativa ‘Going local Italia 2013’, organizzata dalla Commissione Europea, che si è tenuto negli uffici della rappresentanza italiana. Media partner dell’evento il Corriere delle Comunicazioni.

Un’iniziativa che “trasferisce” l’Agenda digitale europea per due giorni in Italia, oggi a Roma e domani a Milano, gli ‘Stati generali dell’Agenda digitale’ si concentrano sullo sviluppo di reti a banda larga, sul contrasto al ‘Digital e Knowledge Divide’ e l’alfabetizzazione digitale.

L’Agenda digitale è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, che fissa obiettivi per la crescita nell’Ue da raggiungere entro il 2020. L’Agenda, presentata dalla Commissione nel 2010 e rivista alla fine del 2012, ha l’obiettivo di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per favorire innovazione e crescita.

Giunta alla sua terza edizione in Italia, l’iniziativa ‘Going local’ vuole arrivare a capire e far capire meglio le situazioni nazionali e le sfide di fronte a ciascuno dei Ventisette. “Ci sono tanti finanziamenti dell’Europa ma purtroppo l’Italia non li sfrutta – ha spiegato Viola – ci sono diversi miliardi di euro di fondi strutturali di questo primo ciclo che non sono ancora stati spesi. Ce ne saranno altri e spendere bene i fondi europei sara’ una chiave per la ripresa dell’Italia anche in questo settore”.

“L’Agenda Digitale europea è uno strumento di politica, di crescita e sviluppo per il cambiamento dell’Europa, destinato alla trasformazione di processi produttivi. In un momento così difficile dal punto di vista fiscale, l’Agenda Digitale è uno strumento importante per abbattere i costi”. Lo ha detto oggi a Roma Roberto Viola, vice direttore generale DG Connect della Commissione Europea all’iniziativa “Going Local Italia 2013”.

L’Ue è impegnata a realizzare le condizioni di un mercato unico che, forte di 500 milioni di persone, sarebbe il maggiore del mondo e potrebbe contribuire alla ripresa economica “superando una frammentazione fatta di 27 o 28 paesi, che è deleteria”, dice Viola.

L’Italia arranca, ma è tempo di agire: serve cogliere l’occasione del digitale come opportunità di ripresa per investimenti e miglioramento della produttività. In questo contesto, l’Italia è indietro sul fronte delle infrastrutture a larga banda di prossima generazione. In particolare, per quanto riguarda la diffusione della larghissima banda in fibra ottica e in vdsl “l’Italia è all’ultimo posto in Europa – dice Viola, illustrando i dati dell’Ue – e questo è un dato preoccupante che fa riflettere, visto che il nostro paese è la terza economia dell’Ue. Si tratta di un gap legato alla presenza in Italia di una rete in rame e di una piccola infrastruttura in fibra. L’Italia, rispetto agli altri paesi dell’Unione, sconta la mancanza di una rete via cavo”. Anche per questo la penetrazione dell’ultra broadband in Italia è ferma al 25%, considerando pure la rete mobile, rispetto ad una media europea del 28,3%. “Gli accessi sono nella quasi totalità ‘basic access’ a 30 Mbps – aggiunge Viola – di positivo c’è che gli operatori forniscono più o meno quello che promettono in termini di performance di rete”.

Per favorire la digitalizzazione bisogna sconfiggere problemi culturali, visto che il 37% degli italiani dichiara di non aver mai usato Internet e soltanto il 53% è un utente regolare. “Il problema dell’analfabetismo digitale, però è tipicamente italiano”, aggiunge Viola. Un gap culturale che va risolto in maniera rapida, anche perché il settore dell’Ict è l’unico nell’Ue che ha bisogno di competenze e offre posti di lavoro, quantificati in 190mila unità. “L’Italia deve investire in formazione – precisa Viola – perché gli skill digitali nel nostro paese sono scarsi, così come la diffusione del commercio elettronico anche fra le piccole e medie aziende”.

Infine, sul fronte dell’e-gov, il 100% delle amministrazioni pubbliche italiane è in Rete, ma “l’Italia è l’ultima in Europa per interazione con i cittadini – chiude Viola -. La presenza su Internet non basta, serve l’interazione”.

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