LO SCENARIO

ClimateTech cruciale per i target net zero, ma per le aziende serve abbattere i costi

Secondo un report Capgemini tre quarti delle imprese non sarebbe in grado di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità senza ricorrere alla tecnologia climatica. Prezzi troppo alti di servizi e prodotti rischiano di bloccare i piani. “Necessarie politiche pubbliche a sostegno degli investimenti”

Pubblicato il 19 Dic 2023

green ambiente

Le organizzazioni mondiali si aspettano grandi vantaggi dall’adozione del Climate tech, l’insieme delle tecnologie che contribuiscono ad affrontare e ridurre l’impatto delle attività umane sul clima. Ma molti manager sono riluttanti a investire, perché i prodotti sostenibili hanno un sovrapprezzo (green premium) troppo alto. È quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini research institute, “Climate Tech: Harnessing the power of technology for a sustainable future”.

Lo studio afferma che tre quarti delle organizzazioni non sarebbero in grado di raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità senza la tecnologia climatica. Tuttavia, quasi otto dirigenti su dieci ritengono che i prezzi dei prodotti aumenteranno a causa dei costi aggiuntivi legati a queste tecnologie e si dichiarano riluttanti a pagare.

Malgrado le criticità, ci sono casi in cui l’adozione delle tecnologie climatiche sta crescendo rapidamente, come nel caso del solare fotovoltaico, dei veicoli elettrici o del carburante sostenibile (Saf) per l’aviazione. Inoltre, le tecnologie digitali, e in particolare l’intelligenza artificiale, aiutano ad abbattere i costi di sviluppo e implementazione su scala del Clean tech.

“Mentre il mondo è impegnato nella ricerca di soluzioni per contrastare il cambiamento climatico, vediamo crescere uno straordinario interesse per queste tecnologie, supportato da una maggiore consapevolezza dell’urgenza di agire”, commenta Gianluca Vastola, Technology & innovation head di Capgemini engineering in Italia. “Siamo agli albori di una rivoluzione industriale pulita”.

Climate tech, le aziende hanno aspettative alte

Le tecnologie climatiche sono una vasta categoria di soluzioni che include le energie rinnovabili e i veicoli elettrici (Ev), l’idrogeno a basse emissioni di carbonio, la cattura del carbonio e i carburanti alternativi. Tutte potrebbero aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità. Secondo il report di Capgemini, i dirigenti prevedono che le tecnologie climatiche contribuiranno in media al 37% degli obiettivi di decarbonizzazione o net zero della loro organizzazione e il 65% delle organizzazioni prevede di aumentare gli investimenti in tecnologie climatiche nei prossimi due anni.

Ad esempio, due terzi delle aziende siderurgiche considerano prioritari l’idrogeno a basse emissioni di carbonio e la cattura del carbonio. I principali fattori alla base di questo aumento negli investimenti sono la consapevolezza dell’aggravarsi della crisi climatica, l’inasprimento delle normative e la crescente maturità delle tecnologie climatiche.

Gli investimenti necessari

In media, le organizzazioni prevedono di aumentare gli investimenti in tecnologie climatiche del 7,7% nei prossimi due anni. Tuttavia, nel 2023 l’investimento medio annuo in iniziative e pratiche di sostenibilità ambientale nei vari settori ha rappresentato solo lo 0,92% del fatturato totale, una percentuale che è rimasta invariata rispetto allo scorso anno.

In termini assoluti, ciò significa che gli attuali investimenti in sostenibilità ambientale delle 2.000 maggiori aziende a livello globale rappresentano complessivamente meno di 500 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di una piccola parte dei 1.800 miliardi di dollari di investimenti globali stimati per l’energia pulita nel 2023, e di gran lunga inferiore ai 4.500 miliardi di dollari all’anno necessari entro il 2030 affinché il settore energetico raggiunga le emissioni nette pari a zero per il 2050, secondo quanto riportato dall’Aie.

Il green premium pesa sull’adozione

Del resto, la tecnologia climatica è un elemento cruciale per la decarbonizzazione, ma ha un costo. Quasi otto dirigenti su dieci (77%) ritengono che i costi dei loro prodotti aumenteranno a causa degli investimenti nelle tecnologie climatiche. Questo aumento può essere attribuito a una serie di fattori, come maggiori costi di ricerca e sviluppo, capitale e operazioni, nonché adattamento dei processi produttivi.

Le organizzazioni sono disposte ad accettare un aumento medio dei costi dovuto all’adozione delle tecnologie climatiche (il cosiddetto green premium) di circa il 9%. Tuttavia, per molti prodotti ecologici l’attuale green premium è in generale molto più alto. Ad esempio, si stima che il costo del cemento a basse emissioni di carbonio prodotto utilizzando la cattura del carbonio sia superiore del 75-140% rispetto a quello convenzionale e che il carburante per l’aviazione sostenibile (Saf) costi il 123% in più di quello convenzionale.

L’Ai aiuta ad abbattere i costi del Climate tech

Di conseguenza, le tecnologie climatiche non sono attualmente in grado di contribuire alla realizzazione di prodotti e servizi più puliti in modo economicamente vantaggioso, anche se, la digitalizzazione aiuta ad abbassare i costi: l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale e i digital twin rende più efficienti le attività di ricerca e sviluppo, aumenta le efficienze e accelera i processi di innovazione.

In particolare, il 77% dei manager considera l’Ai come la tecnologia più promettente per accelerare l’adozione delle tecnologie per il contrasto del cambiamento climatico. Il 71% delle organizzazioni ha già realizzato vantaggi di costo dall’impiego del digitale per diffondere su grande scala le tecnologie climatiche.

Il sostegno pubblico e il ruolo del venture capital

Secondo Vastola, “Il sostegno pubblico e i finanziamenti privati hanno dato il via all’onda di investimenti verdi, ma l’accelerazione della diffusione di queste soluzioni richiederà ulteriori investimenti e una forte innovazione dei modelli di business. Prima che le nuove tecnologie funzionali alla salvaguardia dell’ambiente raggiungano il break even rispetto a quelle tradizionali, è necessario sostenere gli investimenti con strategie mirate, poiché non ci si può aspettare che le imprese o i consumatori gestiscano in autonomia gli ingenti ‘green premium’. Le politiche pubbliche devono quindi creare almeno condizioni di parità se non di beneficio e sostenere adeguatamente l’aumento di scala. Ad esempio, la straordinaria crescita nell’adozione dei veicoli elettrici ha molto a che fare con i sussidi pubblici, gli incentivi allo sviluppo dei veicoli e della rete e le regolamentazioni locali. I consumatori e le organizzazioni comprendono la necessità di adattare rapidamente i propri comportamenti e sanno che esistono delle soluzioni. Sarà necessario un maggiore intervento da parte dei governi per sostenere e accelerare questo cambiamento di paradigma sia per l’industria sia per gli utenti finali”.

I fondi di venture capital e le istituzioni finanziarie stanno già colmando una parte del divario negli investimenti e dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione delle tecnologie climatiche. Il report di Capgemini research institute rileva che il 37% delle società di venture capital intervistate prevede di aumentare gli investimenti nelle tecnologie climatiche nel 2023, percentuale che sale al 48% per il 2024 e al 56% per il 2025. Inoltre, quasi la metà (47%) delle società di gestione patrimoniale e delle banche prevede di aumentare i finanziamenti nel settore delle tecnologie climatiche nel 2023, e quasi altrettante (46%) prevedono di farlo nel 2024, con un aumento al 53% nel 2025. Questo aumento degli investimenti si concentrerà sui veicoli elettrici (per il 55%), sui software di decarbonizzazione (45%), sui biocarburanti (36%) e sul nucleare (33%).

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