F2i scende in campo per la rete Tim. Il fondo F2i-Rete digitale, il veicolo che rileverà il 10% di Netco (ma che potrebbe salire fino al 15%), la società in cui confluirà la rete fissa di Tim, mette sul piatto 1 miliardo. E inziano le grandi manovre della fondazioni bancarie per aderire al progetto.
Crt scende in campo
Crt, terzo ente italiano per patrimonio gestito (circa 2,3 miliardi), ha deliberato un investimento pari a 15 milioni per entrare in F2i-Rete digitale. La fondazione sottoscriverà, insieme ad altri investitori istituzionali, una quota del veicolo promosso da F2i che parteciperà all’acquisizione della rete fissa di Tim. “La Fondazione Crt – spiega il presidente Fabrizio Palenzona – conferma il proprio ruolo di investitore istituzionale per rafforzare lo sviluppo e la crescita del Paese su un asset strategico come l’infrastruttura delle telecomunicazioni”.
Con l’impegno di Crt si aggiunge un altro tassello al mosaico della strategia di F2i, considerato anche l’investimento – molto più corposo – di altre due fondazioni: Cariplo e Compagnia di San Paolo, con la prima che dovrebbe staccare un assegno tra i 50 e i 100 milioni mentre per l’ente torinese la cifra dovrebbe essere più bassa. I cda sono attesi nei prossimi giorni.
Il ruolo delle casse previdenziali
Intanto i consigli di Enpam, Cassa Forense e Cassa dei geomentri hanno già deliberato l’adesione. L’investimento maggiore è quello degli avvocati che mettono sul piatto 150 milioni mentre 100 milioni arriveranno dall’Enpam (che si aggiungono ai 23 già versati in altri veicoli di F2i) e circa 25 dai geometri. Inar Cassa è in predicato di impegnarsi per 50 milioni almeno. Enasarco e Cassa dei commercialisti stanno ancora valutando il da farsi ma potrebbero decidere di partecipare con 25 milioni a testa. Da questo soggetti dovrebbero dunque arrivare fondi complessivi per 400 milioni.
E F2i, che appena ieri ha concluso la raccolta del Fondo V incassando 1,563 miliardi, sta sondando anche l’interesse delle assicurazioni, fondi pensioni e alcuni family office italiani.
Il commento di Intermonte
“Dal coinvestimento di F2i e fondazioni in NetCo al fianco di Kkr e del Mef non vediamo implicazioni dirette per Tim – spiegano da Intermonte – L’offerta da Eu18.8bn per NetCo è infatti fully funded ed è stata completamente garantita da Kkr, a prescindere dall’adesione di nuovi soggetti interessati a co-investire”.
“Con una quota del 10-15%, F2i dovrebbe ottenere diritti di governance in NetCo per garantire un presidio pubblico strategico a fianco del Mef (20%), dal momento che NetCo sarà controllata al 55-60% da Kkr e al 10% da Adia”, concludono gli analisti.
L’offerta di Iliad per Vodafone
E nel risiko delle Tlc i fari sono puntati anche sull’offerta di Iliad per Vodafone. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore la proposta di Iliad per Vodafone Italia non è stata ancora formalizzata con una vera e propria offerta vincolante al cda di Vodafone Group. Alla luce dei multipli impliciti della profferta, più che doppi per la parte francese, la proposta di Iliad sembra in ogni caso difficilmente ricevibile, ma non è detto che nel radar di Iliad ci sia solo Vodafone.
Secondo Intermonte la proposta di Iliad segnala l’intenzione dei francesi di giocare un ruolo di aggregatore non di aggregato nel mercato italiano e potrebbe rappresentare un’azione di disturbo nelle trattative in corso tra Fastweb e Vodafone.
“Un consolidamento tra Vodafone e Fastweb avrebbe minori rischi antitrust e porterebbe ad un migliore ribilanciamento delle attività tra segmento fisso e mobile e tra clientela consumer e Business – spiegano gli analisti – Nel caso in cui Vodafone dovesse nuovamente declinare l’offerta di Iliad (dopo il tentativo di febbraio 2022), Iliad potrebbe spostare le sue mire su Tim Consumer, scenario che aumenterebbe l’appeal speculativo sul Gruppo. Tuttavia, Tim Consumer è oggi un asset ancora in fase di turnaround e richiede un presidio strategico a tutela del personale (11k dipendenti di 4k relativi al call center), per cui non escludiamo che Iliad possa guardare ad una jv piuttosto che ad un’acquisizione, almeno in una fase iniziale. L’alternativa per Iliad è scendere a trattative con Vivendi per rilevare lo stake del 23.75% e studiare un’operazione di più ampia portata per il riassetto di Tim Gruppo”. Ma quest’ultima operazione sembra oggi più complicata perché qualsiasi riassetto post cessione di NetCo dovrà, in ogni caso, assicurare un presidio pubblico degli altri asset strategici rimasti, come Tim Entreprise (datacenter e Telsy) e Tim Sparkle.