Il sistema dell’innovazione italiana è in ritardo rispetto ai
partner Ue anche se ci sono importanti segnali di ripresa. È la
fotografia scattata dal rapporto annuale redatto dalla Fondazione
Cotec dal quale emerge che l’Italia investe molto meno dei Paesi
in innovazione anche se si rilevano alcuni dati che fanno pensare
“positivo”: nel settore Ricerca e Sviluppo, ad esempio, gli
investimenti sono cresciuti del 4% nel triennio 2003-2006. Si
conferma, poi, in attivo la Bilancia Tecnologica di Pagamenti
(+0,06% rispetto al Pil nel 2007) e sfiora il 10% dei finanziamenti
la partecipazione italiana al Settimo programma quadro
dell’Unione europea.
Anche il sistema della ricerca pubblica si dimostra vitale:
l’Italia è al settimo posto mondiale per numero di citazione
delle proprie pubblicazioni scientifiche, raddoppia tra il 2002 e
il 2007 il numero di brevetti depositati dalle università mentre
negli incubatori istituiti presso gli atenei continuano a nascere
imprese high-tech (erano oltre 350 nel 2007) attive nei settori a
più alto potenziale innovativo.
"La spesa R&Sè aumentata grazie agli investimenti privati
– spiega il direttore generale del Cotec, Riccardo Viale -. Ma
non è detto che le imprese possano continuare ad investire. In
questo senso servirebbe un intervento pubblico per evitare una
battuta d’arresto”.
Intervento pubblico che andrebbe a colmare anche il divario
Nord-Sud. Nell’indagine non compare nessuna provincia del
Mezzogiorno tra le prime 50 aree con il maggiore tasso di
investitori. Un paragone esemplificativo si può fare tra Sicilia
ed Emilia Romagna: nell’isola a fronte di una spesa R&S del
4,3% c’è una spesa di brevetti solo dello 0,5%; in Emilia,
invece, con investimenti per l’innovazione di oltre al 9% si
produce l’8,5% di brevetti.
“In un momento come questo l’innovazione e le risorse umane
rappresentano un importante driver per uscire dalla crisi –
commenta il ministro degli Esteri Franco Frattini che alla
Farnesina ha ospitato la presentazione del rapporto Cotec -.
L’Italia sfrutta poco i programmi quadro della Ue che invece
potrebbero rappresentare un supporto fondamentale per mettere in
atto quei tanti progetti di innovazione che il nostro Paese è in
grado di creare”.