Sono circa 232.000 le tonnellate di Raee gestite nel 2023 da Erion Weee – Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche domestiche – su tutto il territorio nazionale: un dato in diminuzione del 6% rispetto al 2022 (246.000 tonnellate), per un calo pari a due volte il peso della Torre Eiffel. I risultati si confermano in linea con la raccolta a livello nazionale, che vede l’Italia ancora troppo distante dai target di raccolta indicati dall’Unione europea (circa 6 kg per abitante a fronte di un obiettivo pari a oltre 11 kg). Per quanto concerne il Consorzio – che gestisce oltre il 60% dei Raee domestici in Italia – la flessione riguarda soprattutto il Raggruppamento R3 (Tv e monitor) che, dopo la crescita esponenziale del 2021 dovuta all’effetto del “bonus rottamazione Tv”, prosegue nella sua parabola discendente segnando un -31% rispetto al 2022.
Secondo Erion Weee, le ragioni di questo calo sono diverse, ma riconducibili a un disinteresse generalizzato verso il tema: i Raee vengono identificati come strategici per l’economia del Paese, eppure, di fatto, a parte poche iniziative promosse da singole realtà come lo stesso Consorzio, non vengono messe in atto azioni concrete e concertate a supporto della crescita del settore.
Il problema dei “circuiti di gestione non ufficiali”
Il trend negativo degli ultimi due anni evidenzia ancora una volta il cuore del problema. Accanto al sistema Raee italiano che funziona e porta benefici al Paese, c’è una zona grigia fatta di circuiti di gestione non ufficiali spinti, soprattutto, dal caro-materie prime (come ferro, rame e alluminio i cui valori sono cresciuti rispettivamente del 49%, del 48% e del 42% tra il 2020 e il 2023): operatori borderline e soggetti non autorizzati, agendo indisturbati, estraggono dai Raee le materie più facili senza curarsi dell’impatto ambientale del trattamento. Un fenomeno dalle dimensioni enormi e che ha molte sfaccettature. Basti pensare ai quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) che, ogni anno, escono dalle case degli italiani e “scompaiono”. Eppure, parliamo di tipologie di apparecchiature che, complici le loro dimensioni, hanno un tasso di sostituzione del 90% e che, nella maggior parte dei casi, vengono – grazie al ritiro 1 contro 12 – correttamente conferite dal consumatore e prese in carico dai retailer. Eppure, le quantità di Raee R1 (freddo e clima) ed R2 (grandi bianchi) che arrivano ai Sistemi Collettivi per poter essere gestite correttamente sono circa i due terzi nel primo caso e poco più della metà nel secondo. “E il resto? Va ad alimentare flussi paralleli, che sono in grado di prosperare anche a causa di controlli inadeguati da parte delle Istituzioni”, chiarisce Erion Weee.
Necessario capire dove finiscono i Raee: servono controlli mirati
“Troppi Raee finiscono nelle mani sbagliate – denuncia Giorgio Arienti, direttore generale di Erion Weee -. Servono politiche che assicurino una corretta gestione di questi rifiuti affinché la sistematica sottrazione sia quanto meno ostacolata. È necessario capire dove finiscono i Raee quando escono dalle case degli italiani. Ci vogliono più controlli mirati, occorre incrementare le ispezioni nei porti sui container in partenza dal nostro Paese e diretti verso l’Africa o l’Asia, per verificare se davvero contengono Aee ancora funzionanti oppure unicamente Raee. E ancora, bisogna andare a verificare se ci sono Raee negli impianti che gestiscono altre tipologie di rifiuti (come, ad esempio, rottami ferrosi e non ferrosi, auto, ecc.). È necessario intervenire duramente su tutte le situazioni irregolari e inasprire le sanzioni. Per questo, siamo felici per la recente rinomina del Comitato di Vigilanza e Controllo, al quale facciamo i nostri auguri affinché possa finalmente contribuire a far luce sulle zone d’ombra, contrastando il fenomeno dei flussi paralleli che rappresenta una perdita rilevante in termini di Materie Prime Seconde, essenziali per molteplici settori industriali italiani”.
Due italiani su tre non conoscono i servizi gratuiti di conferimento
Un’altra ragione del basso livello di raccolta è sicuramente il comportamento scorretto degli italiani, causato da significative lacune informative. Nonostante i dati dell’Osservatorio della conoscenza sui Raee, elaborati da Ipsos per Erion Weee, dimostrino che grazie alla campagna di sensibilizzazione DireFareRaee voluta dal Consorzio, i livelli di conoscenza e i comportamenti dei consumatori sulla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici siano in miglioramento (la familiarità con il termine Raee è passata, nell’arco dell’ultimo anno, dal 44% al 55%), ancora quasi due italiani su tre non conoscono i servizi gratuiti di conferimento a loro disposizione.
“Siamo di fronte a un preoccupante paradosso: nonostante l’importante programma di comunicazione realizzato da Erion Weee la raccolta continua a diminuire in modo allarmante” – chiarisce Arienti –. Questo fenomeno conferma quanto da anni continuiamo a ripetere: per cambiare le cose non bastano azioni sviluppate da singole realtà, servono campagne di ‘Pubblicità Progresso’ e iniziative promosse a livello nazionale. I risultati in miglioramento delle rilevazioni di Ipsos ci dicono che dobbiamo continuare a insistere: sono lieto che, nonostante non sia un onere dei Consorzi farsi carico di tali sforzi comunicativi, il Consiglio di Amministrazione di Erion Weee abbia deciso di estendere il maxi-programma DireFareRaee anche al 2024, ma sensibilizzare i cittadini e soprattutto le nuove generazioni su un tema così importante dovrebbe essere una responsabilità di sistema e di Paese. È il momento che lo Stato intervenga”.
Un settore strategico per l’economia circolare italiana
Nonostante la decrescita, i risultati operativi di Erion Weee confermano quanto il settore dei Raee sia strategico per l’economia circolare italiana: il tasso di riciclo delle Materie Prime Seconde è stato infatti pari al 89,9% del peso dei Raee. In dettaglio, dalle circa 232.000 tonnellate di Raee Domestici gestiti, il Consorzio ha ricavato più di 120.000 tonnellate di ferro, circa 5.000 tonnellate di alluminio, oltre 5.000 tonnellate di rame, e 30.000 tonnellate di plastica.
Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha contribuito in maniera significativa anche alla lotta al cambiamento climatico, evitando l’immissione in atmosfera di circa 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari alla quantità di CO2 che verrebbe assorbita in un anno da un bosco di 1.690 kmq (esteso più della provincia di Ragusa), e generando un risparmio di oltre 314 milioni di kWh, paragonabile ai consumi domestici annui di una città come Bari (315.000 abitanti).