Sarà il 14 giugno, probabilmente, il giorno della svolta per l’Agenzia per l’Italia Digitale e, di conseguenza, per l’intera Agenda Digitale. Il Consiglio dei Ministri infilerà una norma, in un decreto per modificare la governarce dell’Agenzia per l’Italia Digitale e metterla dirretamente sotto la Presidenza del Consiglio. E’ l’attuazione delle promesse fatte sabato dal premier Enrico Letta, di prendersi in carico l’attuazione dell’Agenda Digitale.
E’ improbabile tuttavia che sarà lo stesso letta a vigilare e coordinare i lavori interminsteriali sull’Agenda. Dovrà quindi nominare un responsabile di propria fiducia. A riguardo, a quanto risulta, sono due le ipotesi più accreditate presso gli uffici tecnici del governo e della stessa Agenzia. Potrebbe scegliere un commissario della Presidenza oppure una figura politica dandogli una nomina di sotto segretario.
La prima via sarebbe però un raddoppio rispetto alla figura di Agostino Ragosa, direttore dell’Agenzia e lui stesso commissario alla Presidenza. Non è escluso quindi che Letta dia questo compito di coordinamento a Ragosa, con una semplificazioni delle cariche e quindi della governance. Ragosa, contattato, reputa improbabile questa ipotesi.
In ogni caso, sembra vicina la via d’uscita all’impasse dell’Agenzia, causa a cascata ritardi su buona parte delle misure dell’Agenda. Com’è noto, l’Agenzia non è ancora operativa mancando di uno Statuto e Ragosa sta lavorando a vari atti firmandoli formalmente in qualità di commissario e non di direttore dell’Agenzia. Ma il decreto del 14 giugno è un passo necessario anche per sbloccare lo Statuto, che andrà infatti modificato almeno nelle parti della governance. Poi Palazzo Chigi potrà reinviarlo alla Corte dei Conti e dopo, salvo sorprese, si potrà partire.
Del resto, la roadmap che Ragosa ha in mente è stringente. “Dobbiamo presentare entro settembre piano di razionalizzazione come previsto dal decreto sviluppo. Ma per fare questo dobbiamo risolvere alcuni problemi normativi”, dice Ragosa. “Purtroppo l’infrastruttura tecnologica ancora non è considerata asset strategico in Italia”. “Serve nuove norme, per colmare questa lacuna. Un’altra conseguenza è che non c’è un responsabile dell’infrastruttura pubblica italiana, visto che questa non è considerato un asset. Pensiamo di individuare in ciascuna Regione un responsabile, con l’aiuto del ministero agli affari regionali”. Ancora: “entro settembre dobbiamo presentare al governo il piano di razionalizzazione dell’IT pubblico, come previsto dal decreto sviluppo. E’ il primo passo per fare poi i bandi di gara con cui costruire circa 40 datacenter nazionali da cui erogare tutti i servizi della Pa. In parallelo, avremo un bando da qualche decina di milioni di euro per realizzare primo grande servizio da mettere su questi datacenter: l’anagrafe nazionale della popolazione. Entro dicembre, inoltre, assegneremo il bando lanciato a maggio per il nuovo Sistema pubblico di connettività”.