Tim presenterà una propria lista per i componenti del cda. Lo ha deciso il board della compagnia “in considerazione – si legge in una nota – della necessità di dare continuità alle azioni in corso in un passaggio molto delicato e unico di cambiamento della realtà societaria”.
Con l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023 scadrà, infatti, il mandato dell’attuale Board e i soci saranno chiamati a rinnovare l’organo consiliare. all’assemblea per il rinnovo dell’organo consiliare che.
Scende il numero dei componenti del cda
Il cda ha ritenuto anche opportuna una riduzione del numero dei suoi componenti rispetto a quello attuale di quindici amministratori, coerentemente con il trend di lungo periodo in società comparabili, con la prassi in atto in varie società quotate di grandi dimensioni e con l’opportunità di un contenimento dei costi vivi della governance societaria. “In particolare, in considerazione dell’evoluzione prospettica dell’attività della società e del suo perimetro di business conseguente all’esecuzione del piano di delayering – precisa la nota – appare adeguata la nomina di un consiglio di nove componenti”. Ovvero per effetto della creazione di Netco a valle dello spin off della rete.
La procedura di preparazione della lista
Per preparare la lista, il consiglio ha deciso di dotarsi di un’apposita procedura, in linea con gli orientamenti espressi dall’Autorità di vigilanza e con le migliori prassi. “Il processo passerà per un’iniziale fase di sondaggio dell’azionariato e dei rappresentanti del mercato, avente esclusivamente a oggetto i profili quali-quantitativi di composizione del consiglio – si spiega nella nota – in coerenza con la engagement policy, per procedere, dapprima, alla definizione di tali profili e alla stesura di una prima e ampia lista di possibili candidati e, infine, di una short-list, con il supporto tecnico di un consulente di executive search”.
Il coordinamento delle attività è stato affidato al presidente Salvatore Rossi, in quanto figura indipendente e super partes e che peraltro ha già comunicato di non volersi ricandidare.
FiberCop, in vista l’aumento delle tariffe wholesale
Intanto Fibercop punta a rinegoziare i contratti wholesale con gli operatori usando la formula “chiavi in mano”
“Non escludiamo che un cambiamento delle condizioni economiche dei listini da parte di FiberCop e una contestazione ufficiale da parte degli Olo possano interferire con la review in corso da parte dell’antitrust Ue, a pochi mesi dal closing previsto per NetCo (entro l’estate) – spiegano gli analisti di Intermonte – Per evitare ritardi o rischi nella review in corso, sarebbe forse più opportuno per Tim che eventuali modifiche contrattuali e rincari delle tariffe wholesale (già approvati da Agcom) venissero applicate solo a valle del closing di NetCo e del passaggio delle quote a Kkr”.
“Inoltre, la valutazione del deal per NetCo è già stata congelata lo scorso novembre, per cui eventuali rincari delle tariffe wholesale, implementati tra il signing e il closing dell’operazione, non dovrebbero portare upside addizionali a Tim nella valutazione dell’asset – evidenziano – Non vediamo particolari rischi futuri per gli operatori minori: il rincaro delle tariffe wholesale potrebbe portare gli Olo ad aumentare le tariffe ai clienti finali, dopo anni di continua riduzione, mentre la ServiceCo di Tim sarebbe soggetta agli stessi termini e condizioni degli Olo, in chiave non discriminatoria come previsto dal Msa stipulato tra Tim e Kkr”.