Il Governo rilancia sul progetto di rete nazionale di Tlc, quella che dovrà nascere dall’integrazione degli asset di Netco e Open Fiber. Al question time in Commissione trasporti alla Camera, la sottosegretaria del ministero per le imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha sottolineato che “l’operazione Netco rappresenta il tassello fondamentale verso la realizzazione della rete nazionale di telecomunicazioni che consisterà in un regime di competizione”. Bergamotto ha evidenziato come il Governo abbia seguito “fin dall’inizio l’operazione di cessione della rete da parte di Tim, fermo restando l’autonomia della stessa, ritenendo l’infrastruttura di rete un asset strategico per il Paese”.
Il dossier sul tavolo dell’Agcom
Tim ha notificato il dossier ad Agcom il 19 gennaio dopo aver ricevuto il via libera da parte del Governo alla vendita di Netco a Kkr. “La delibera del Consiglio dei ministri recepisce nelle prescrizioni gli impegni che le parti hanno assunto a cominciare dalla creazione dell’organizzazione di sicurezza, dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio”, si legge nella nota di Palazzo Chigi. La notifica dell’operazione all’Antitrust Ue spetta invece al fondo americano.
Vivendi scrive alla Ue
Intanto Vivendi ha chiesto alla Commissione europea di esaminare il ruolo svolto dal
Tesoro nel progetto di vendita della rete fissa, in una lettera risalente al 18 gennaio e visionata da Reuters. Nella missiva si chiede di prestare “attenzione al ruolo e al coinvolgimento del Ministero dell’Economia (Mef) nella concentrazione” e verificare se sussiste l’obbligo di notifica da parte del ministero, oltre ai termini della vendita ed eventuali problemi di concentrazione. Vivendi ha rifiutato di commentare la lettera, ma ha ribadito che l’azienda si appellerà a tutte le sedi per far valere i propri diritti e il proprio ruolo di maggiore azionista.
“La richiesta formulata da Vivendi all’antitrust UE sposta il terreno dello scontro ad un livello più alto rispetto all’aula del tribunale di Milano (che sarà chiamato ad esprimersi sul ricorso ordinario dei francesi presentato a dicembre) e chiama direttamente in causa i rapporti tra Unione Europea e l’attuale governo italiano – spiegano gli analisti di Intermonte – Al momento il Mef non è direttamente e formalmente coinvolto in NetCo e questo spiega perché l’operazione dovrebbe essere presto notificata a DGComp soltanto da Kkkr in qualità di unico acquirente”.
“Ricordiamo che i Sindaci e il Comitato Parti Correlate di Tim, non avevano ravvisato la necessità di attivare la Procedura Parti Correlate per il fatto che il Mef (azionista di Cdp presente nell’azionariato di Tim con poco meno del 10% e ritenuta parte correlata dalla società) avesse solo opzionato il 20% di NetCo, una volta passata al consorzio guidato da Kkr”. La questione sollevata da Vivendi iguarda essenzialmente il ruolo del
Mef in Cdp, società a controllo pubblico con la presenza anche di azionisti privati (fondazioni bancarie 16%), con un ruolo centrale sulla governance.
Secondo gli analisti, un eventuale pronunciamento dell’antitrust Ue a favore di Vivendi
potrebbe avere implicazioni importanti non solo sull’operazione NetCo (con possibili ritardi nella review o potenziali rimedi) ma anche su altre partite in cui è coinvolta Cdp oggi, “per questa ragione non escludiamo una presa di posizione ufficiale da parte del governo, concludono.
F2i al 10% della newco
Sempre la scorsa settimana F2i ha annunciato di aver concluso con successo il target di raccolta per 1 miliardo che consentirà al fondo di rilevare una quota del 10% di Netco e di affiancare il Mef, Kkr e i suoi co-investitori nello spin off dell’infrastruttura di Tim. In campo fondazioni bancarie, casse previdenziali, assicurazioni e family office. “Siamo molto soddisfatti di partecipare attraverso i nostri fondi a un progetto di estrema importanza per il progresso infrastrutturale del Paese e la sua digitalizzazione – commenta Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i Sgr –. Una rete digitale moderna, che catalizzerà nei prossimi anni importanti investimenti, è fondamentale per migliorare la vita dei cittadini, la produttività delle imprese e la competitività dell’Italia. F2i si conferma ancora una volta partner fondamentale dei più rilevanti progetti infrastrutturali nazionali potendo contare su una raccolta complessiva superiore agli 8 miliardi di euro”.