IL TEST

Internet of things, scatta l’allarme energia: con l’Http3 consumi al rialzo del 30%

Molti dispositivi sono alimentati a batteria e più aumentano i dati da trasferire più è necessaria potenza: è quanto emerge da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr. La scelta della tipologia di sensori determinante per le applicazioni industriali e domotiche

Pubblicato il 29 Gen 2024

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Qual è il consumo energetico di smartphone e dispositivi di Internet of Things (IoT) rispetto ai diversi protocolli Http che sono alla base della trasmissione dati sul web? La risposta arriva da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, recentemente pubblicato sulla rivista Pervasive and Mobile Computing, secondo cui non è detto che i device più recenti siano anche i più vantaggiosi dal punto di vista energetico.

L’indagine rivela infatti che, attualmente, le tre versioni principali dell’Http – Http/1.1, Http/2, e il più recente Http/3 – differiscono in modo sostanziale tra di loro, anche per prestazioni energetiche. L’Http è tra i protocolli di comunicazione più usati nelle reti informatiche, e anche la comunicazione tra dispositivi IoT, quali sensori o sistemi per la domotica, è spesso basata su di esso. In particolare, lo studio evidenzia che in alcuni scenari l’Http/3 può consumare fino al 30% in più: questo, per esempio, accade quando i dati da trasferire sono molti, mentre consuma meno degli altri quando i dati sono pochi.

Consumi energetici rilevanti nell’ambito IoT: l’importanza del risparmio

“Generalmente quando si parla delle differenti versioni del protocollo Http l’attenzione è focalizzata sulle “prestazioni” intese come il tempo necessario a scaricare dati e risorse mediante la rete – spiega Alessio Vecchio, autore dello studio e docente al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’ateneo pisano –. Il nostro studio invece si è concentrato sul consumo energetico che è particolarmente rilevante nel contesto dell’Internet delle Cose (Internet of Things), dove molti dispositivi sono alimentati a batteria. In questo ambito risparmiare energia consente di allungare significativamente il tempo di vita del dispositivo, evitando la sostituzione o la ricarica delle batterie con conseguenze positive in termini di sostenibilità e usabilità”.

Verso nuovi scenari di ricerca scientifica

“Il nostro studio è importante per due motivi, uno di carattere pratico e uno di carattere scientifico – sottolinea Vecchio – Dal punto di vista pratico, grazie ai risultati ottenuti, è possibile, per chi sia interessato a costruire sistemi che facciano uso di smartphone e dispositivi IoT, fare delle scelte che tengano conto degli aspetti di natura energetica. Dal punto di vista scientifico, si aprono nuovi scenari di ricerca. Ad esempio, lo studio di algoritmi intelligenti”.

La ricerca è stata svolta nel contesto di Future-Oriented REsearch LABoratory (FoReLab), un progetto del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) con il programma Dipartimenti di Eccellenza.

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