PRIVACY

Soro: “Privacy, stop allo strapotere dei colossi web”

Il Garante Privacy: “I dati personali non diventino proprietà di chi li acquisisce”. E sul Datagate avverte: “No al modello Usa, Ue difenda la riservatezza dei cittadini”

Pubblicato il 11 Giu 2013

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“I colossi di Internet diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori. Il potere di questi soggetti, che trattano da pari con Stati ed organismi sovranazionali, non può essere ignorato, così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi”. Lo ha detto il Garante Privacy, Antonello Soro, nella sua relazione 2012, presentata alla Camera. Per tali ragioni, continua, “non dovremmo permettere che i dati personali, che hanno assunto un valore e norme in chiave predittiva e strategica, diventino di proprietà di chi li raccoglie e dobbiamo anche per tale ragione continuare a pretendere la trasparenza dei trattamenti. Questo è lo scenario nel quale, in azione congiunta con altre Autorità europee, abbiamo avviato un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate: regole che consentono di incrociare i dati dell’utente rispetto a tutti i servizi utilizzati (da Gmail a YouTube a Google Maps solo per citarne alcuni)”.

Per il Garante “assicurare tutela è un compito complesso e difficile quando l’equilibrio tra il valore costituzionale di un diritto e la sua mercificazione, spesso in cambio della gratuità dei servizi offerti, è rimessa direttamente all’utente. Gli interessati devono acquisire nuova consapevolezza, diventando parti attive nel pretendere e richiedere la tutela dei propri dati e la trasparenza dei trattamenti cui sono sottoposti”.

Inoltre le notizie che arrivano dagli Usa non fanno che accrescere i timori sulla tutela dei dati personali. Per questo, ribadisce il presidente dell’Autorità garante, è necessario che l’Unione europea prenda misure concrete a tutela dei consumatori. “Conserviamo con ostinazione l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali”, spiega Soro. Su questa base, “abbiamo immediatamente avviato contatti con le altre autorità europee con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta”.

D’altra parte, ammonisce il Garante, “nell’epoca della connessione continua si diffonde il mito della trasparenza assoluta che elimina ogni opacità. Internet dilata la richiesta e la pretesa di essere informati, in nome del principio per cui nulla dovrebbe sfuggire alla comunità”. Ma “non necessariamente trasparenza totale significa verità e la riservatezza non è sempre invocata per nascondere qualcosa in modo deprecabile: essa è comunque requisito fondamentale nella politica come nel privato”.

“La pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini rischia di mettere in discussione l’essenza stessa del bene che si vuole difendere”, ha sottolineato.

Analizzando la question del rapporto tra identità personale o digitale, Soro evidenzia che “l’integrazione compiuta tra le diverse forme di comunicazione, l’esposizione delle nostre biografie in un contenitore spaziale e temporale infinito incidono sull’individuo e sulla società, mutandone caratteri, forme, abitudini, e riducono, fino ad eliminarla, la distinzione tra identita’ reale e identita’ digitale”.

Dal canto suo, il presidente della Camera Laura Boldrini ha detto che “La Rete ha straordinarie potenzialità di emancipazione, di libertà, di crescita culturale ma richiede una nuova consapevolezza, anche sui temi della privacy”. “Quando parliamo della riservatezza da garantire, credo – ha sottolineato Boldrini – che si debba pensare in primo luogo ai soggetti più esposti, come i ragazzi alle prese con il web: è un’urgenza che non mi stanco di sottolineare”. Boldrini ha citato il caso di Carolina, la ragazza di Novara “che, pochi mesi fa, ha deciso di farla finita dopo che alcuni suoi coetanei che avevano abusato di lei avevano postato su Facebook due video che la ritraevano ubriaca. Sappiamo che un tale avvenimento drammatico, purtroppo non isolato, chiama in causa noi genitori, le famiglie, la scuola”. “Il tema della protezione dei dati personali è diventato uno degli argomenti cruciali dell’epoca moderna” come dimostra anche “l’accesa discussione in corso proprio in questi giorni negli Usa sui limiti da porre all’acquisizione di informazioni finalizzate alla tutela della sicurezza nazionale”, ha sottolineato Boldrini.

La moltiplicazione di nuove tecnologie richiama ad una più profonda attenzione verso al tutela dei dati personali. “Basta pensare all’Internet delle cose’, alle geo-localizzazioni, alla videosorveglianza capillare, alla trasformazione degli spazi urbani in ambienti intelligenti (le cosiddette smart city) – ha sottolineato Soro – Ciascuno di noi riversa ogni giorno, non sempre consapevolmente, i propri dati in Rete che,con il cloud vengono anche trasferiti su sistemi la cui ubicazione e spesso ignota. Se è indubbiamente vantaggioso che le informazioni siano sempre disponibili e facilmente accessibili attraverso dispositivi diversi, quali smartphone e tablet, mantenere il controllo dei propri dati può essere impossibile. Tanto più nel momento in cui la nostra presenza e’ tracciata non solo on-line, ma nella vita di tutti i giorni, destinata ormai a trasformarsi in una realta’ digitalizzata che registra i nostri spostamenti e le nostre abitudini. Internet è entrato a far parte stabilmente della nostra vita, e’ diventato ambiente”.

“Nuovi spazi di visibilità si aprono – ha concluso Soro – ed interi spaccati delle nostre quotidianita’ rischiano di essere proiettati in un mondo in cui ognuno si trasforma in un piccolo ‘grande fratello’: si pensi a Google Glass e alle applicazioni del riconoscimento facciale”. In questo caso, pronta la replica di Google: “Abbiamo ripetutamente dichiarato che non introdurremo il riconoscimento facciale nei nostri servizi a meno che non ci sia una valida soluzione per la tutela della privacy”, si legge in una nota del motore di ricerca.

Gli algoritmi non sono neutrali. Questa la tesi del Garante, secondo cui “Nell’epoca della connessione continua si diffonde il mito della trasparenza assoluta che elimina ogni opacità – dice Soro – L’utente può però essere inconsapevolmente guidato nelle scelte, nel momento in cui la possibilità di fruizione o di accesso al web si realizza entro perimetri definiti dai maggiori operatori della Rete che possono liberamente decidere la gerarchia delle notizie e cosa è degno di essere riportato”.

Di conseguenza, prosegue il Garante, “è difficile parlare di libertà della Rete sino a quando non saranno pienamente conosciuti e condivisi i criteri utilizzati per indicizzare i contenuti e, dunque, condizionare i risultati delle ricerche – dice Soro – Ognuno di noi, in sostanza, rischia di trovare online quello che altri decidono di fargli trovare, una conoscenza parziale e uno sguardo parziale sulla realtà”.

Il riferimento diretto agli Over the top, che dominano in specifici ambiti, è evidente. “Google fra i motori di ricerca, Facebook fra i social network, Amazon fra le vendite online – dice Soro – esercitano la propria attività in posizione pressoché monopolistica e concentrano presso di sé, in modo indisturbato, l’oceano di informazioni che circolano in Rete”. Un potere, quello degli Ott, che “non può più essere ignorato – dice Soro – così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti e veicolano servizi”.

Per quanto riguarda la trasparenza dei dati nella Pubblica Amministrazione, protezione dati e trasparenza “non sono e non devono essere viste come antagoniste – dice Soro – ma come strettamente complementari”. In questa direzione i pareri del Garante nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Anagrafe Tributaria. Sul fronte delle banche dati, il Garante la loro razionalizzazione per evitare inutili replicazioni e incongruneze. Per questo, anche lattuazione dell’Agenda Digitale deve muoversi in questo solco”.

Le cifre. Nel 2012 il Garante della Privacy ha contestato 578 violazioni amministrative, in aumento rispetto all’anno precedente (358): una parte consistente ha riguardato il mancato rispetto delle norme in materia di telemarketing, la conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico, la mancata adozione di misure di sicurezza, l’omessa o mancata notificazione al Garante, l’inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Le sanzioni amministrative riscosse ammontano a circa 3,8 milioni di euro. Le violazioni segnalate all’autorità giudiziaria sono state 56.

Sempre l’anno scorso sono stati adottati oltre 460 provvedimenti collegiali. Il Garante ha fornito riscontro a 4.183 tra quesiti, reclami e segnalazioni con specifico riferimento alle seguenti aree tematiche: telefonia, credito, centrali rischi, videosorveglianza, rapporti di lavoro, giornalismo. Sono stati decisi 233 ricorsi, inerenti soprattutto a banche e società finanziarie, datori di lavoro pubblici e privati, attività di marketing, compagnie di assicurazione, operatori telefonici e telematici. I pareri resi dal Collegio al Governo sono stati 23 ed hanno riguardato, in particolare, l’informatizzazione delle banche dati della Pa, l’attività di polizia e sicurezza nazionale, la solidarietà sociale.

Sono state effettuate 395 ispezioni, che hanno riguardato diversi settori: il telemarketing, l’uso dei sistemi di localizzazione (gps) nell’ambito del rapporto di lavoro, i nuovi strumenti di pagamento gestiti dalle compagnie telefoniche (mobile payment), il credito al consumo e le ‘centrali rischi’, le banche dati del fisco, l’attività di profilazione dei clienti da parte delle aziende. L’attività di relazione con il pubblico è aumentata rispetto all’anno precedente: si è dato riscontro a circa 35.000 quesiti, che hanno riguardato, in particolare, le problematiche legate al telemarketing, a internet, alla pubblicazione di documenti da parte della Pa, alla videosorveglianza, al rapporto di lavoro.

Sul fronte del telemarketing, chiude il Garante, la nuova disciplina ha “evidenziato indiscutibili criticità, con la conseguenza che l’esposizione dei consumatori a campagne pubblicitarie invadenti compromette in primo luogo il rapporto di fiducia degli stessi verso il mercato. “Sempre più rilevante – ha affermato nel suo discorso – è la tutela che il Garante è chiamato ad assicurare al cittadino-consumatore rispetto al potere del mercato e al tentativo di raccogliere informazioni per ricostruire profili ed abitudini e condizionare le scelte economiche”.

“Nelle prossime settimane” il Garante privacy adotterà un “provvedimento generale” sulle intercettazioni “per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni”, ha detto Soro, auspicando anche una revisione del “codice dei giornalisti”. Le intercettazioni, sottolinea Soro, sono una “risorsa investigativa fondamentale, insostituibile, che andrebbe gestita con molta cautela: per evitare fughe di notizie – che, oltre a danneggiare le indagini, rischiano di violare la dignità degli interessati – e per evitare quel ‘giornalismo di trascrizione’ che finisce, oltretutto, per far scadere la qualità dell’informazione”. E “proprio per favorire un giornalismo maturo e responsabile”, il Garante intende anche “promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona. Per tale obiettivo – sottolinea – questa potrebbe essere una strada meno divisiva e forse più concludente rispetto alle diverse ipotesi legislative tentate nella scorsa legislatura”.

“Sono condivisibili i richiami del Garante della Privacy alla asimmetria normativa tra i tradizionali operatori di telecomunicazioni ed i cosiddetti Over the top i quali, essendo localizzati fuori dai confini nazionali, sfuggono alle tradizionali regole in materia di tutela dell’utenza, della privacy e di sicurezza della comunicazione”. E’ il deputato Pd e Presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, Michele Meta, a commentare cosi’ la relazione annuale del Garante della Privacy.

Per Meta “è quindi fondamentale garantire la simmetria delle regole tra operatori tradizionali di telecomunicazione ed i colossi di internet”. “L’Italia è solo al ventottesimo posto per diffusione delle tecnologie della comunicazione (Ict) – aggiunge Meta – mentre la connessione ad in banda larga resta sensibilmente meno diffusa rispetto ai principali paesi europei”.

“Occorre, quindi, uno sforzo concreto da parte dello Stato negli investimenti per le reti di nuova generazione e per le infrastrutture immateriali in maniera tale da realizzare l’Agenda digitale – spiega il Presidente della Commissione Trasporti – al fine di digitalizzare il sistema produttivo del Paese, rendendolo più competitivo, la pubblica amministrazione, per aumentarne l’efficienza, e piu’ in generale per superare il digital divide che costituisce una nuova forma di analfabetismo per milioni di italiani”.

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