L’Unione europea chiede “rapide e concrete risposte” da Washington alle domande di rassicurazioni sul fatto che il vasto sistema di sorveglianza dell’intelligence statunitense non violi il diritto fondamentale alla privacy dei cittadini europei. A scriverlo è stata la vicepresidente della Commissione europea e commissario alla Giustizia, Viviane Reding, in una lettera inviata al segretario alla Giustizia americano, Eric Holder, a cui ha chiesto spiegazioni sul programma, denominato Prism, rivelato da Eric Snowder, l’informatico che, come contractor, lavorava per la National Security Agency (Nsa).
Data la gravità della situazione e le serie preoccupazioni espresse dall’opinione pubblica da questa parte dell’Atlantico, Reding si aspetta risposte dettagliate su Prism e gli altri programmi di sorveglianza prima dell’incontro tra i ministri della Giustizia europei e statunitense, in programma venerdì a Dublino, in Irlanda. Nella lettera, Reding avverte anche il ministro americano che la fiducia della gente nel rispetto della legge e nella protezione della privacy è essenziale per la crescita dell’economia digitale.
Inoltre, Reding esprime la sua preoccupazione che gli americani “abbiano accesso su vasta scala ai dati dei cittadini dell’Unione europea, usando i maggiori provider statunitensi”. I programmi come Prism, secondo la vicepresidente della Commissione europea, e le leggi che li autorizzano, potrebbero avere “serie e sfavorevoli conseguenze per i diritti fondamentali dei cittadini dell’Ue”.
Negli Stati Uniti, nel frattempo, l‘American Civil Liberties Union (Aclu) – un’organizzazione non governativa che si occupa di diritti civili – ha citato in un tribunale federale di New York la Nsa, accusata di aver violato, con i suoi programmi di controllo, il Primo e il Quarto emendamento della Costituzione.
Ieri il Garante per la Privacy italiano, Antonello Soro, aveva sottolineato la necessità che l’Unione europea prendesse misure concrete a tutela dei consumatori. “Conserviamo con ostinazione l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali”, ha spiegato Soro. Su questa base, “abbiamo immediatamente avviato contatti con le altre autorità europee con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta”.
D’altra parte, ha ammonito il Garante, “nell’epoca della connessione continua si diffonde il mito della trasparenza assoluta che elimina ogni opacità. Internet dilata la richiesta e la pretesa di essere informati, in nome del principio per cui nulla dovrebbe sfuggire alla comunità”. Ma “non necessariamente trasparenza totale significa verità e la riservatezza non è sempre invocata per nascondere qualcosa in modo deprecabile: essa è comunque requisito fondamentale nella politica come nel privato”. “La pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini rischia di mettere in discussione l’essenza stessa del bene che si vuole difendere”, ha sottolineato.