Per il legislatore talora il web non c’è o se ne deve usare a discrezione alterna. Lo Stato paga i debiti della PA; cifre miliardarie da capogiro. Secondo Confindustria, 40 miliardi non bastano. Quale che sia la percentuale di copertura, è ossigeno per imprese e lavoratori, da quattro anni incaprettati da mercato, tasse e, appunto, debiti della PA. Tutto bene? Pare lecito un dubbio, mentre lo scroscio di quattrini è alle viste. Chi ha il coltello dalla parte del manico, il creditore o il debitore? Il debitore, lo Stato, attraverso taluni funzionari, potrebbe avanzare la consueta domanda al petulante creditore: io che cosa ci guadagno?
Il Decreto Legge dell’8 aprile 2013, n. 35 ci parve tecnicamente ottimo in quanto a determinazione delle esigenze dei debitori, modalità per conferire le necessarie risorse, persino sanzioni a carico dei dirigenti in ritardo. Il punto è che il decreto non impone trasparenza alle amministrazioni debitrici, né di pubblicare sul web i criteri di pagamento e le cifre erogate ai sitibondi fornitori. Io vorrei sapere chi paga che cosa mediante un clic, a chi, perché e quando; voglio saperlo a Legnano come a Niscemi. Voglio anche sapere chi è il dirigente responsabile e le motivazioni delle sue decisioni, senza rimandi ad altre leggi e decreti, senza i “visto l’art…”, “visto il comma..”; i riferimenti solo in nota.
Un assessore d’un paesino, con delega all’assistenza ai poveri, non riceveva mai i questuanti senza una quantità di impiegati comunali d’attorno, ai quali seduta stante, davanti agli altri bisognosi in attesa, impartiva il da farsi. A quel vecchio insegnante che aborriva la macchina da scrivere sarebbe piaciuto il web; ai nuovi tecnocrati, chissà.
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