IL CASO

Infrastrutture 5G, per Diamante 8 condanne ma non bastano a sbloccare i cantieri

Nonostante i provvedimenti del Tar e del Consiglio di Stato, il Comune calabrese continua a fare orecchie da mercante. Un caso emblematico che fa da cartina di tornasole dei ritardi nazionali sull’avanzamento delle roadmap. Il fascicolo inviato alla Procura della Repubblica di Paola. E la Corte dei Conti apre un dossier per danno erariale. Inwit: circa il 13% delle autorizzazioni è oggetto di contenzioso

Pubblicato il 27 Mar 2024

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Sono ancora molti, troppi, i Comuni italiani che continuano a fare ostruzionismo sull’installazione delle nuove reti 5G. Non sono dunque bastati i decreti semplificazioni, i fondi nazionali e le campagne di sensibilizzazione a sgombrare del tutto il campo dalle fake news – quelle sui pericoli per la salute – e a far comprendere agli amministratori locali il valore delle infrastrutture in qualità di volano per lo sviluppo economico dei territori.

Diamante cartina di tornasole dell’ostruzionismo all’italiana

Emblematico il caso del Comune calabrese di Diamante che rappresenta la cartina di tornasole dell’ostruzionismo all’italiana: non sono bastate ben 8 condanne (QUI TUTTI I PROVVEDIMENTI) in sede amministrativa (6 sentenze/ordinanze del Tar e 2 del Consiglio di Stato) e le 5 per risarcimento delle spese legali a sbloccare l’impasse. Il Comune di Diamante ha dunque rifiutato per otto volte a Inwit – la tower company in campo per la realizzazione delle infrastrutture – la concessione dell’autorizzazione dell’inizio dei lavori ostinandosi nel blocco dei cantieri al punto da spingere il Tar della Calabria a trasmettere il dossier alla Procura della Repubblica di Paola. E la vicenda è finita anche sul tavolo della Corte dei Conti per l’accertamento di eventuali danni erariali. Saranno dunque la magistratura penale e quella contabile a doversi occupare del caso.

Inwit: circa il 13% delle autorizzazioni oggetto di contenzioso

La vicenda va avanti dal 2020, anno del Covid in cui le fake news sul 5G raggiungevano il picco massimo: il 5G fu addirittura considerato il “veicolo” di diffusione del Covid 19 e partì persino la vendita di “amuleti” e altri orpelli per “difendersi” dagli effetti nocivi. Nonostante l’impegno delle autorità sanitarie, degli enti governativi e dei numerosi organismi che si sono spesi per fornire tutte le informazioni necessarie per evitare allarmismi e riportare la questione nell’alveo del dibattito scientifico, ci sono ancora sindaci e assessori che combattono la loro battaglia, inguaribili Don Chisciotte il cui unico obiettivo pare essere quello di ottenere il massimo consenso popolare facendo leva sulle paure. E il caso di Diamante non è isolato: Inwit riferisce negli ultimi due anni circa il 13% delle autorizzazioni richieste è diventato oggetto di contenzioso con le amministrazioni locali.

Le reti di Tlc sono servizio pubblico

I giudici amministrativi hanno sempre ritenuto illegittimo il rifiuto del Comune di Diamante considerando le reti di Tlc pubblico servizio, imponendo la realizzazione delle infrastrutture che da un punto di vista giuridico  sono peraltro considerate opere di urbanizzazione primaria, prioritarie in quanto aventi caratteri di pubblica utilità. Ma niente da fare. E non sono bastati i decreti semplificazioni emanati dal 2020 per accelerare la posa delle reti anche e soprattutto per sostenere l’aumento esplosivo del traffico dati e per consentire alle comunità locali di garantire la connettività ottimale ai cittadini in smart working – molte le aziende che hanno adottato la modalità a regime.

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