E-gov 2012 cambia faccia. Il mega piano telematico del governo
presentato lo scorso febbraio “per ammodernare il Paese e
portarlo verso il futuro digitale” – annunciava a suo tempo il
ministro per la PA e Innovazione, Renato Brunetta – ridimensiona,
ma allo stesso tempo focalizza le proprie finalità.
Dei 27 obiettivi, suddivisi in settoriali, territoriali, di sistema
e internazionali, Palazzo Vidoni ha deciso di puntare – almeno nel
breve periodo – su tre aree considerate “quick win”, ossia
Scuola, Sanità e Giustizia, nonché su tre obiettivi settoriali
(Sistema pubblico di connettività, Servizi digitali e
Dematerializzazione). Sul nuovo corso ha fatto il punto nei giorni
scorsi a Capri il Capo Dipartimento Innovazione e Tecnologie, Renzo
Turatto, in occasione del convegno organizzato da Between sulla
banda larga.
“Dobbiamo cambiare strada”, ha detto il “braccio armato” di
Brunetta per l’Innovazione. “In Italia bisogna fare i conti sia
con il fatto che, a fronte delle risorse infrastrutturali già in
campo, non si sono sviluppati adeguati servizi, sia con la scarsa
disponibilità di risorse economiche, pur a fronte di grandi
potenzialità di sviluppo dell’innovazione. Nella seconda stesura
del piano stiamo tenendo conto di questi limiti”.
Stando a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni il
“nuovo” programma avrebbe anche cambiato nome: la versione
“bis” si chiamerà i2012. La release riveduta e corretta, oltre
che a ricalibrare gli obiettivi punta a “rafforzare”
ulteriormente le partnership con le aziende hi-tech, già avviate
dal ministro Brunetta nei mesi scorsi, e a estendere gli orizzonti
ad altre realtà imprenditoriali. Partnership fin dall’inizio
focalizzate sugli obiettivi quick win – con Microsoft e Sun
Microsystems sono stati avviati progetti per la Scuola digitale,
mentre con Adobe per la demateralizzazione – e che ora faranno la
parte del leone.
D’altronde la strategia di Brunetta è più che chiara: si vuole
spingere sull’innovazione a costo zero (gli accordi con le
imprese non costano nulla allo Stato) e in più si vuole “fare
rete”, tanto per usare un’espressione cara al ministro. In
sostanza si vuole fare il salto nel digitale creando un processo
virtuoso di “filiera” che partendo dall’azienda fornitrice di
tecnologie arriva al cittadino che usufruisce del servizio.
Il cittadino-utente sarà l’altro perno su cui farà leva il
Piano bis: i2012 raccoglierà anche la sfida del digital divide
culturale. “Non ci si può fermare davanti all’analfabetismo
informatico – ha precisato Turatto -. Il fatto che ci sia un numero
troppo alto di cittadini che non sa usare Internet o non sa cosa
sia una e-mail non può essere un pretesto per non sviluppare
servizi innovativi. La PA, in questo senso, deve svolgere un
importante ruolo pedagogico”.
E dove, invece, la conoscenza informatica c’è ma mancano le
infrastrutture? “Il nuovo piano focalizzerà l’attenzione su
due fronti distinti ma che andranno ad essere collocati in un
pacchetto unico di iniziative – ha Il ministero lavorerà in tandem
con lo Sviluppo economico – ha annunciato Turatto – per attuare al
più presto il Piano Romani. E poi si spingerà l’acceleratore
sull’implementazione e il miglioramento delle performance del
Sistema pubblico di connettività, la intranet della PA”.
i2012 servirà inoltre a fare da testa d’ariete per rinnovare le
regole del Codice dell’amministrazione digitale (Cad) che a soli
quattro anni dalla sua emanazione ha già bisogno di un restyling.
“Abbiamo una delega dal Parlamento per riformare il Codice e
contiamo in pochi mesi di dare stabilità e quadro organico e
razionale al sistema – ha detto Turatto -. Il Cad è ancora pieno
di “varchi”, di punti di fragilità. E un sistema di regole
fragili porta gli amministratori pubblici a rimandare
investimenti”.