Riorganizzare. Parola d’ordine a Nokia dopo la perdita
trimestrale, la più clamorosa degli ultimi dieci anni.
Riorganizzare per non perdere la battaglia con Apple (e di altri
come Rim e Samsung), difendere il regno dei cellulari ma
soprattutto rifarsi sugli smartphone accusati, da molti analisti,
di essere poco “smart” (nel secondo trimestre 2009 Nokia ha
venduto 18,5 milioni di device pari al 45% del mercato, in calo
rispetto al 47,4% dell’analogo periodo del precedente anno
fiscale).
La manovra di Nokia è complessa: grande rimpasto ai vertici, dove
si puntano tutte le carte su Rick Simonson che con i suoi 51 anni
di vita di cui cinque passati a Nokia come Chief financial officer
viene additato come uomo giusto per il rilancio e addirittura come
probabile delfino del grande capo Olli-Pekka Kallasvuo.
Poi, riorganizzazione nella struttura commerciale per rimettersi in
corsa e tentare di agganciare i nuovi trend di mercato – il basso
tasso di innovazione è l’accusa che più gli viene rivolta dagli
osservatori.
Nokia divide in tre la sua struttura mobile proprio per
differenziare e puntare sugli smartphone. La prima unità –
“Smartphones” appunto – sarà dedicata solo ai device di
fascia alta e sarà diretta da Jo Harlow, veterana di Nokia, cui
spetterà il compito di far fare il colpo di reni sui nuovi device.
La seconda unità, chiamata “Mobile Phones”, verrà guidata
appunto da Simonson che fin qui era direttore finanziario: la sua
unità si concentrerà su terminali standard e di fascia medio
bassa.
Il posto di direttore finanziario occupato fin qui da Simonson,
invece, sarà preso da Timo Ihamuotila, fin qui capo delle
vendite.
Ancora, Nokia crea una divisione – Soluzioni – che punterà
all’integrazione di telefonini e del sempre più consistente
porfolio di servizi (giochi, mappe, musica). A capo della divisione
va Alberto Torres, ex consulente McKinsey. La mobile computer
business verrà guidata da John Martin che arriva fresco fresco da
Apple.