Vivendi non rinuncia a Tim. A dirlo, facendo con i soci il punto sugli investimenti in Italia, il ceo del gruppo Arnaud De Puyfontaine che ha sottolineato: “continueremo a supportare attivamente Tim”. Il manager ha ricordato anche la causa in corso contro la decisione, “presa dal cda senza sottoporla al voto dell’assemblea” sulla vendita della rete, soprattutto perchè il valore a cui è stata venduta a Kkr “non è corretto”.
“La situazione attuale è che Telecom Italia ha preso la decisione di vendere la rete dell’azienda per ridurre il debito. È una decisione che noi, come azionisti di riferimento della società, contestiamo nel merito delle condizioni economiche, per nulla nell’interesse degli azionisti. Queste condizioni sono inaccettabili per quanto riguarda il processo – ha sottolineato – Quando si ha una telco, il cui asset principale è la rete, quando si scinde la telco dalla sua rete, come minimo si dovrebbe sottoporre questa operazione a un’assemblea ordinaria, cosa che Telecom Italia non ha fatto. Dal momento che contestiamo la situazione, la nostra priorità è quella di garantire la difesa dei nostri diritti di azionista di riferimento della società”.
“Naturalmente, stiamo prendendo le misure necessarie in Francia e attraverso varie iniziative lanciate per difendere il valore della transazione. Siamo consapevoli che la transazione è sostenuta dall’establishment politico italiano – ha spiegato – Non siamo contrari a questa decisione, ma come azionisti di riferimento vogliamo che siano rispettati i nostri diritti e la giusta valutazione della nostra quota e che si trovino le condizioni per scrivere un nuovo capitolo in Italia, ma non con Telecom Italia. Spero, l’anno prossimo, di potervi dire che il caso è chiuso”.
Vivendi, primo azionista di Tim con quasi il 24%, ha sempre sostenuto che la rete è un asset prezioso per Tim e quindi avrebbe dovuto essere pagata il giusto prezzo.
Intanto Vivendi va avanti con il suo progetto di riassetto.
La trimestrale
Nel primo trimestre del 2024 i ricavi di Vivendi crescono a 4,275 miliardi di euro segnando +5,4% rispetto allo stesso period dell’anno scorso. “Questo riflette la forza dei nostri tre core business e la capacità del Gruppo di trasformarsi e crescere – commentano Yannick Bolloré, presidente del Consiglio di Sorveglianza, e Arnaud de Puyfontaine, presidente del Consiglio di Gestione, in una nota – La crescita organica del 5,4% rispetto al primo trimestre del 2023 è stata guidata in particolare dal contributo significativo di Lagardère, a conferma della rilevanza della transazione avvenuta lo scorso novembre e della nostra fiducia nel potenziale delle sue attività. Anche Canal+ Group e Havas hanno registrato solide performance, con un aumento dei ricavi rispettivamente del 4,3% e del 6,2% rispetto allo stesso periodo”.
Vivendi verso la scissione
Intanto prosegie il piano di scissione. Lo studio di fattibilità è ancora in corso e “l”ipotesi attualmente al vaglio è quella di una scissione parziale di Vivendi, dove Canal+ Group, Havas e le società che raggruppano le attività nel campo dell’editoria e della distribuzione (tra cui Lagardere) diventerebbero entità indipendenti quotate in Borsa”, spiega una nota. La stessa Vivendi rimarrebbe così com’è, quotata in Borsa, a quel punto trasformata in una holding di partecipazioni.
Vivendi manterrebbe “il proprio ruolo di supporto alla trasformazione e all’espansione delle proprie controllate, continuando a gestire attivamente i propri investimenti”, si sottolinea Il progetto dovrà essere approvato dal Consiglio di Sorveglianza, sottoposto alla consultazione degli organi di rappresentanza dei lavoratori degli enti interessati. “Alla fine di questo processo di consultazione, potrebbe essere necessario richiedere una serie di autorizzazioni regolamentari, da parte degli obbligazionisti e degli altri finanziatori del gruppo, e poi il voto dell’Assemblea Generale Straordinaria che potrà essere convocata alla data prevista per l’Assemblea degli Azionisti per aprile 2025” conclude la nota.
L’indagine sui servizi vas
Intanto il Tribunale di Milano restituisce a Tim i 249 milioni di euro che aveva preventivamente sequestrato a fine febbraio nell’ambito dell’indagine su una maxi truffa attraverso i servizi di telefonia, per i cosiddetti “servizi vas”. Tim aveva impugnato il procedimento e ora il Tribunale ha annullato il decreto di sequestro preventivo e depositerà la motivazione entro 30 giorni.