L’intelligenza artificiale avrà un impatto anche sulla pubblica amministrazione, ma in quale misura e in quali modalità? Nonostante l’Italia risulti prima in Europa per implementazioni dell’Ai nella Pa, i cittadini (che pure sono abituati, spesso inconsapevolmente, a usare l’Ai a livello consumer e nell’interfaccia con le imprese) mostrano poca conoscenza e scarsa fiducia su questo tema. È quanto emerge dal “Barometro Pa” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), l’osservatorio sulla percezione della pubblica amministrazione da parte dei cittadini italiani realizzato da Fpa, società del Gruppo Digital360, su un campione di 500 cittadini rappresentativo della popolazione italiana.
“Manca ancora consapevolezza, eppure l’impatto dell’Ia nel settore pubblico sarà inevitabile – afferma Gianni Dominici, amministratore delegato di Fpa -. È il momento di riflettere sulle criticità, ma soprattutto sulle potenzialità di questa tecnologia”.
Italiani scettici sull’Ai nel settore pubblico
Lo studio rivela che il 26% dei cittadini italiani pensa che l’Ai sia una tecnologia come le altre, prevedendo che avrà un impatto limitato sul funzionamento della Pa, e il 20% è apertamente critico, ritenendo che la Pa non sia pronta a gestire questa rivoluzione. Solo il 24% crede che l’Ia avrà un impatto rilevante, contribuendo a rafforzare le pubbliche amministrazioni. Inoltre, un significativo 30% di italiani non ha un’opinione, evidenziando incertezza o scarsa conoscenza del tema.
Tra chi vede positivamente l’impatto dell’Ai nella pubblica amministrazione, la maggioranza (il 37%) identifica come vantaggio principale la semplificazione linguistica tecnico-normativa, poi il 34% immagina una migliore capacità decisionale e il 33% dei vantaggi nell’efficienza organizzativa. Solo il 12% ritiene che l’Ai rappresenti un valido mezzo per selezionare con maggiore efficacia le figure professionali e le competenze necessarie nel settore pubblico.
Innovare le organizzazioni per generare benefici dall’Ai
La realtà è che, nei prossimi anni, la Pa sarà uno dei settori più interessati dall’adozione di sistemi di intelligenza artificiale, compresa l’intelligenza artificiale generativa. I timori legati a questa tecnologia esistono, ma le possibilità di migliorare il settore pubblico sono grandi.
“Ad esempio, nel mondo del lavoro la maggior parte delle funzioni e mansioni nella Pa saranno ‘esposte’ a soluzioni di intelligenza artificiale generativa, ma questo non implica necessariamente un più ampio rischio di sostituzione”, evidenzia Dominici. “Per massimizzare i benefici è indispensabile lavorare sulle persone e sulle organizzazioni in modo che sappiano cogliere nel modo migliore il cambiamento. Anche su questo ci confronteremo al prossimo Forum Pa”.
Il “Barometro Pa” fornisce in anteprima alcuni dei temi chiave che saranno al centro del prossimo Forum Pa 2024 “Per una Pa a colori, persone e organizzazioni nella rivoluzione dell’I”, l’evento annuale di confronto tra i soggetti pubblici e privati dell’innovazione in programma a Roma dal 21 al 23 maggio presso il Palazzo dei Congressi (Piazza John Kennedy, 1).
Intelligenza artificiale nella Pa, Italia prima in Ue per progetti implementati
Dal 2010 al 2021 i progetti di intelligenza artificiale nelle Pa europee hanno registrato una crescita rilevante, passando da 26 a 148 all’anno, per un totale di 637 progetti mappati, tra implementati (41%), in corso (27%) e iniziative pilota (32%). Quasi un terzo (30%) ha l’obiettivo di migliorare i servizi rivolti a cittadini e imprese.
L’Italia, con 63 progetti, emerge tra i Paesi più impegnati nello sviluppo di queste soluzioni, seconda solo ai Paesi Bassi (116) ma conquista il primato per numero di progetti implementati: 38 iniziative, circa il 10% del portafoglio europeo.
A dirlo è il report “Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione“, realizzato da The European House – Ambrosetti e Salesforce, che analizza le strategie di adozione dell’Ai elaborate dai principali Paesi Ue, individuando proposte e azioni di policy per lo sviluppo e la diffusione del digitale in particolare nella Pa italiana.
Nello scenario globale, l’interesse per le applicazioni dell’intelligenza artificiale nella Pa è trainato dagli Usa, che, negli ultimi cinque anni, hanno investito oltre 60 miliardi di dollari; nello stesso periodo, gli investimenti nei principali Paesi Ue sono stati pari a circa un decimo, ovvero 6 miliardi di euro, con Francia (2,5 miliardi), Spagna e Germania (2 miliardi ciascuno) a dedicare maggiori risorse e a mostrare una più chiara strategia di adozione dell’intelligenza artificiale. L’Italia, con un miliardo di euro investito, sembra invece adottare un approccio più conservativo, allocando meno risorse pubbliche suddivise in un più ampio numero di iniziative, molte delle quali sono progetti pilota.
Dalla ricerca emergono anche le priorità d’azione da mettere in campo per accelerare la digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale nella PA Considerando che l’Italia si pone oggi al 20° posto in Ue per incidenza dei servizi pubblici digitali erogati ai cittadini, emerge la necessità di spingere sulla diffusione di tecnologie digitali nella Pa, nonché di stabilire un dialogo continuo e costruttivo con l’Authority competente (come il Garante Privacy), che garantisca l’adozione responsabile e efficace di tali tecnologie.