Maggiori investimenti in alfabetizzazione informatica sono in grado di migliorare la produttività dei tribunali e incidere positivamente sull’andamento della giustizia nell’ambito di un Paese. Lo sottolinea l’Ocse in uno studio intitolato “Cosa rende la giustizia efficace?”, in cui l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in collaborazione con la Banca d’Italia e il ministero dell’Economia, mette a confronto 24 sistemi giudiziari al mondo. E lancia l’allarme sugli effetti di una giustizia civile lenta sull’economia del Paese, poiché non sono garantiti agli investitori il “rispetto dei contratti e la certezza del diritto di proprietà”.
Secondo l’Ocse, le lungaggini non sono legate a una mancanza di risorse, ma alla gestione dei tribunali. “Non vi sono legami apparenti – si legge nello studio – tra la spesa pubblica totale per la giustizia, quale percentuale del Pil (Prodotto interno lordo) e la performance dei sistemi giudiziari in base ai dati raccolti. Paesi con livelli di spesa simili mostrano lunghezze dei processi molto differenti”.
A questo proposito l’Ocse sottolinea che Italia, Repubblica Slovacca, Svizzera e Repubblica Ceca destinano al settore circa lo 0,2% del Pil (Prodotto interno lordo) ciascuna, tuttavia mentre in Svizzera e in Repubblica Ceca la durata media di un processo civile al suo primo grado di giudizio è di circa 130 giorni, in Repubblica Slovacca i tempi sono 2,7 volte più lunghi e in Italia addirittura 4 volte. Il nostro Paese è maglia nera tra i 34 Paesi dell’Ocse nella durata dei processi civili: prima di arrivare al terzo grado di giudizio occorrono quasi 8 anni, contro una media di 788 giorni.
La differenza la fa, appunto, l’innovazione. Secondo l’Organizzazione la ricetta per ridurre i tempi dei processi civili deve partire innanzitutto dall’informatizzazione: “Molti Paesi non hanno ancora offerto servizi online, come la possibilità per gli avvocati di seguire i casi via web. Investimenti nell’informatizzazione dei tribunali sono correlati a una più alta produttività dei giudici”.