LA RECENSIONE

PAntascienza, 15 racconti sull’amministrazione super-digitale



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Sportelli pubblici sostituiti da smart glasses e avatar, sedi ministeriali “itineranti” e servizi basati sull’intelligenza artificiale: nell’antologia curata da Francesco Grasso funzionari ed esperti di innovazione immaginano la nuova era

Pubblicato il 10 mag 2024



intelligenza artificiale

E se, in futuro, il Dicastero delle Finanze fosse affidato a una IA, e quest’ultima si dimostrasse capace di gestirlo meglio degli umani anche sul fronte “etico”? E se gli sportelli al cittadino fossero sostituiti da smart glasses e avatar? E se i ministeri, sull’onda della dematerializzazione, abbandonassero le sedi stabili di stampo ottocentesco e divenissero “itineranti”? E se la clonazione umana rendesse necessaria una rivoluzione dell’Anagrafe e delle imposte di successione? E se agli attuali servizi digitali erogati dalla PA si aggiungesse la ricerca dell’anima gemella? E se il meccanismo dei “like”, tipico dei social, venisse usato per motivare al lavoro gli impiegati degli enti centrali e locali? E se…?

Non si tratta di spoiler da una fantomatica “Agenda 2040” per la digitalizzazione del settore pubblico, o di liberi appunti per venturi Piani Triennali per l’Informatica nella PA. Sono invece le trame dei racconti di un’antologia curata da Francesco Grasso, basata su un’idea di Andrea Tironi, recentemente pubblicata dall’editrice romana Themis; una silloge tra le cui pagine e capoversi quindici autori – in gran parte tecnici, funzionari pubblici ed esperti di innovazione – tratteggiano il futuro di enti, ministeri e uffici statali adoperando lo strumento della narrativa di anticipazione. Meglio nota come fantascienza.

La PA incontra la fantascienza: un esperimento

Si tratta, dichiaratamente, di un esperimento. A partire dall’illustrazione di copertina, realizzata da Andrea Tironi con l’ausilio di una intelligenza artificiale generativa, che raffigura un ipotetico “funzionario pubblico 2.0” a metà strada tra un ordinario travet in giacca e cravatta e un futuribile essere umano aumentato. Sino ai quindici racconti (alcuni ottimistici, altri paradossali, altri ancora distopici) e alla prefazione di Roberto Paura, divulgatore scientifico e fondatore dell’Italian Institute for the Future.

Un esperimento, dicevamo. Ma con quale fine? Lloyd Alexander, noto romanziere statunitense, sosteneva che la fantasia non è una fuga dalla realtà, bensì un modo per capirla. Coniugare PA e fantascienza (PAntascienza, è la crasi che titola l’antologia) è una scommessa: l’ambizione è distillare temi, obiettivi e sfide che i guru della digitalizzazione pubblica stanno elaborando da anni, e di veicolarli al pubblico dei non addetti ai lavori più efficacemente rispetto ai tradizionali articoli tecnici, atti di convegno e/o saggistica. Perché – questa è la tesi dei curatori di PAntascienza – la buona narrativa possiede maggiore ricchezza d’espressione, che consente versatilità e gradevolezza di fruizione, ma soprattutto ha l’incanto. La possibilità di toccare corde segrete nell’animo del lettore e farle risuonare. La capacità di suscitare emozioni e di rendere partecipe.

Per dire. Un dipendente pubblico che senta il proprio posto di lavoro minacciato dalla digitalizzazione incombente, difficilmente verrebbe tranquillizzato da grafici, studi e proiezioni, per quanto accurate e incisive. Potrebbe invece riconoscersi, e dunque immedesimarsi, in una storia ambientata in un ufficio di domani ove l’introduzione di droni, robot e intelligenze artificiali non solo risolva la cronica mancanza di personale qualificato (la sensazione di essere orribilmente sottodimensionati è tipica di tanti dipendenti dello Stato, che spesso ne traggono frustrazione), ma dissipi anche i conflitti interni e ispiri un clima più sereno tra colleghi.

Oppure. Chi, qui in Italia e altrove, teme che l’innovazione tecnologica renderà più ardua ed estenuante l’interazione tra cittadini e istituzioni (tutti noi abbiamo un parente e/o un genitore anziano terrorizzato dallo Spid, e ci siamo trovati una volta o l’altra a imprecare davanti a uno sportello chiuso perché “non c’è linea”) non cambierà opinione a fronte di proclami di ministri o esiti di convegni. Invece potrebbe, o almeno lo si spera, leggendo un racconto dove, con stile accattivante e lessico quotidiano, vengano presentate le tipiche criticità prodotte dalla digitalizzazione (ad esempio l’impossibilità di apporre una firma digitale urgente perché la smartcard non funziona, o le tortuosità kafkiane necessarie al recupero di una password dimenticata) e poi, evocato il dramma, venga mostrato quanto è facile risolverlo, magari utilizzando gli stessi strumenti digitali, per giungere narrativamente al lieto fine.

E ancora. Il preside scolastico in guerra con chi porta telefonini in classe, il docente che maledice chatGPT quando i studenti lo impiegano nelle versioni di latino, il dirigente pubblico incapace di gestire a distanza i propri collaboratori e che perciò identifica nello smart working il male assoluto, il burocrate ministeriale che rimpiange timbri e carte bollate tra cui si adagiava, crogiolandosi come in una vecchia coperta, per scansare ogni responsabilità…Tutti costoro potrebbero ritrovarsi, ansie e interrogativi quotidiani compresi, in storie di narrativa che parlino la loro stessa lingua, e che gli spieghino, attraverso esempi concreti ancorché di fantasia, come l’innovazione nel settore pubblico costituisca, più che un pericolo da cui guardarsi, un’opportunità da cogliere.

Questo è il senso dell’antologia PAntascienza (presente sui principali e-store, in edizione cartacea e digitale). Forse velleitario, ma i primi passi in territori inesplorati lo sono sempre. E, dopotutto, perché non provarci? Citando Astrid Lindgren, come sarà il mondo di domani dipende in gran parte dal potere della immaginazione di coloro che stanno imparando a leggere oggi. Ecco: è proprio così.

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