Altri 280 milioni per spingele le PA ancora al palo a migrare sul Polo Strategico Nazionale. Il Dipartimento per la Trasformazione digitale ha pubblicato un avviso ad hoc con scadenza l’8 luglio per favorire il passaggio di servizi, dataset e sistemi che alla data del 28 febbraio 2023 sono ospitati su server fisici e macchine virtuali già in cloud.
Con l’avviso il governo punta a dare sprint alla migrazione dopo la revisione al ribasso dei target Pnrr: inizialmente l’obiettivo era il passaggio completo dei servizi di 100 amministrazioni, a seguito dell’accordo con la Ue sarà sufficiente che abbiano migrato almeno un servizio.
Criteri di accesso alle risorse
Le candidature presentate dalle PA sono sottoposte, sulla base dell’ordine cronologico di presentazione, a un controllo di ricevibilità e ammissibilità, secondo quanto previsto dall’Avviso – si lehhe nell’avviso – Una volta convalidata la richiesta, la piattaforma comunica alla PA l’ammissibilità del finanziamento”. A questo punto, la PA deve inserire il codice Cup (Codice Unico di Progetto) dove richiesto, fondamentale per confermare l’accettazione del procedimento. Al termine dell’Avviso il Dipartimento per la trasformazione digitale provvederà a finanziare le istanze pervenute.
Modalità di partecipazione
La domanda di candidatura può essere presentata esclusivamente online sulla piattaforma PAdigitale2026, accedendo all’area riservata e previa autenticazione tramite identità digitale. L’accesso tramite identità digitale (Spid, Cie) è obbligatorio sia per il rappresentante legale (o soggetto responsabile incaricato) dell’amministrazione che per eventuali altri utenti della piattaforma relativi all’amministrazione di riferimento. Alla fine della procedura di candidatura il sistema permette di creare la domanda di partecipazione, che deve essere firmata digitalmente dal legale rappresentante della PA e ricaricata in piattaforma. Alla Pec scelta in fase di primo accesso, l’ente riceverà una ricevuta di trasmissione.
I dati sulla migrazione al Psn
Stando agli ultimi dati presentati dal Dipartimento per la trasformazione digitale, ad oggi sono oltre 230 gli enti tra pubbliche amministrazioni centrali (Pac), aziende sanitarie locali (Asl) e aziende ospedaliere (Ao) italiane che hanno iniziato il trasferimento dei propri dati e servizi, a partire da quelli critici e strategici.
Questo passo fondamentale, in linea con quanto previsto con il Pnrr, avvicina significativamente l’obiettivo intermedio europeo di settembre 2024 che prevede la migrazione da parte di 100 di questi enti di almeno un servizio sull’infrastruttura ad alta affidabilità del Psn. Fino ad oggi sono 233 gli enti, tra cui 144 PA centrali, inclusi Ministeri e Prefetture, e 89 strutture sanitarie, ad aver avviato il processo di migrazione in cloud di dati e servizi attraverso la Convenzione sottoscritta tra il Dipartimento per la trasformazione digitale e il Psn su tutto il territorio nazionale.
Psn, il contenzioso Aruba-Fastweb
Sul fronte Psn il governo sta intanto gestendo anche la questione del contenzioso Aruba-Fastweb. Dopo che il Consiglio di Stato ha dichiarato “in radice illegittima” l’aggiudicazione del Polo strategico nazionale al raggruppamento Tim-Cdp-Leonardo-Sogei, il progetto è comunque andati avanti e l’attività della società costituita allo scopo non ha avuto contraccolpi dal momento che la sentenza non prevedeva l’inefficacia del contratto e il subentro della cordata uscita perdente, cioè Fastweb-Aruba. Ma dietro le quinte proseguono ancora le interlocuzioni del Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi con Fastweb e Aruba.
Si discute – prosegue Il Sole – di un indennizzo, partendo dalla valutazione fatta da quest’ultime di circa 50 milioni, che il Dipartimento riterrebbe comunque una cifra ancora troppo elevata. L’alternativa sarebbe, invece, una forma di collaborazione delle due società escluse al progetto attualmente in corso. Nei giorni scorsi il Tar Lazio ha accolto l’istanza di Fastweb che ha chiesto l’accesso al parere della struttura di missione Pnrr che, secondo quanto informalmente sostenuto dal Dipartimento, avrebbe chiarito che nonostante la pronuncia del Consiglio di Stato non sussistono rischi per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi europei del Pnrr.