Nicolais: “i2012? Non c’è vision di lungo periodo”

Il predecessore di Renato Brunetta: “Positivo concentrare le risorse su scuola, sanità e giustiza. Ma il governo non si impegna sull’interoperabilità”

Pubblicato il 26 Ott 2009

«Focalizzare attenzione e risorse su tre aree essenziali per il
cittadino come Scuola, Sanità e Giustizia è certamente un bene.
Resta però il fatto che E-gov 2012, anche nella sua versione più
snella, non rende una chiara visione della Pubblica
amministrazione, o meglio di quello che dovrebbe essere la PA del
futuro».
Luigi Nicolais, ex ministro per la PA e Innovazione e
deputato del Partito Democratico
, fa le pulci al nuovo
corso tracciato per il piano telematico nazionale.
Onorevole Nicolais come giudica la nuova versione di E-gov
2012?

Credo che focalizzare l’attenzione su aree per così dire
sensibili come Scuola, Sanità e Giustizia sia un passo decisivo.
Anche nel piano telematico approntato quando ero ministro si dava a
questi settori una priorità, perché sono quelli più vicini alla
vita quotidiana del cittadino. Tanto che noi avevamo avviato
progetti abilitanti: Innova Scuola che aveva coinvolto 560 scuole e
3300 docenti delle Regioni del Sud ed i Servizi in Rete per i
medici di medicina generale e i pediatri, un network integrato di
comunicazione  e di erogazione di servizi online a supporto delle
cure primarie, con l’obiettivo di realizzare il Fascicolo
sanitario elettronico (Fse). Dell’Fse avevamo definito anche i
requisiti funzionali e quelli architetturali.
Su questo punto nulla quaestio, dunque, è d’accordo con
quando deciso da Brunetta…

Credo che il problema vada affrontato in altri termini. La
debolezza di E-gov 2012 “prima versione” – per così dire – non
stava tanto nell’abbondanza di obiettivi che si proponeva quanto
nella mancanza di una vision di lungo periodo di quelle che
dovrebbe essere una Pubblica amministrazione innovativa. Ovvero una
Internet dei servizi dove il cittadino accede, richiede servizi e
informazioni ed espleta pratiche. Ma per fare questo bisogna
puntare a un’amministrazione con molto back office e poco front
office. In altre parole i sistemi delle amministrazioni si devono
poter parlare, devono essere interoperabili. Sul fronte
dell’interoperabilità tutto tace, invece. Allo stato dell’arte
nessun ministro può accedere alle informazioni di altri ministeri
se non attraverso una mail o un attachment, strumenti decisamente
datati. Il piano di e-government del governo Prodi faceva invece
dell’interoperabilità il presupposto per avviare la riforma
della Pubblica amministrazione digitale.
i2012 punta molto sulla banda larga.
Ecco, la questione del broadband è la vera questione economica
sottesa al piano. Se non si rilanciano massicci investimenti sulle
nuove reti anche la digitalizzazione della PA rischia di rimanere
al palo e con essa tutto il sistema Paese. A mio avviso ciò che
manca nell’azione del governo è il supporto di un vero e proprio
piano regolatore per la banda larga che definisca quali sono le
aree in digital divide, così come si fa per tutte le altre grandi
costruzioni. Durante l’ultimo governo Prodi io e il collega delle
Comunicazioni, Paolo Gentiloni, avevamo avviato un’azione
congiunta in questa direzione che però, poi, si è preferito
abbandonare. Accantonando anche il proficuo rapporto con le Regioni
e gli enti locali.
C’è un protocollo di intesa tra il presidente della
Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, e il ministro Brunetta dove
si dà ampio spazio alla Pubblica amministrazione digitale e alla
banda larga…

L’accordo ha ratificato quanto deciso con E-gov 2012. Per il
resto mi pare che questi enti vegano tenuti ai margini dei grandi
processi decisionali, facendo un grande errore. L’innovazione
digitale deve partire dalla Pubblica amministrazione locale prima
che dalla centrale perché è quella più vicina, fisicamente e
idealmente, al cittadino, quindi quella che più facilmente può
fare da driver.
C’è in vista una riforma del Codice
dell’Amministrazione digitale. Che ne pensa?

È una riforma che va fatta senz’altro. Si è iniziato a redigere
il Cad dieci anni fa e in dieci anni le tecnologie hanno fatto
parecchia strada; basti pensare al ruolo che oggi ricoprono le
tecnologie di comunicazione senza fili oppure all’avvento del Web
20. Per facilitare azioni di innovazione che tengano conto di
cambiamenti “epocali” mi auguro che il sistema di norme venga
realmente aggiornato i tempi rapidi.

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