OSSERVATORI POLIMI

Osservatori Polimi: il cloud corre, ma l’Italia è indietro

Secondo l’Osservatorio Cloud & Ict as a Service del Polimi il mercato vale 493 milioni (+11%). La spesa nelle grandi imprese cresce del 12% mentre nelle piccole e medie del 16%. Ma siamo indietro rispetto ai Paesi più avanzati. Mariano Corso: “Cambiare le strategie di biz e spingere sull’Ict transformation”

Pubblicato il 26 Giu 2013

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Il cloud in Italia cresce più dell’Ict. È la fotografia scattata dal dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui il mercato vale 493 milioni di euro , in crescita dell’11% rispetto al 2012.

“Il Cloud Computing rappresenta un modello che offre l’opportunità di recuperare produttività e creare le condizioni per lo sviluppo e l’innovazione, permettendo al tempo stesso di ridurre di costi, razionalizzare le infrastrutture e migliorare i tempi di risposta – spiega Mariano Corso, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service – Soprattutto l’ecosistema delle Pmi e delle startup potrebbe trarne benefici enormi, ma il nostro Paese è oggi ancora un follower nell’adozione del cloud, con tassi di crescita assestati sull’11%, ma ben lontani da quelli delle economie più evolute e ancor di più dai Paesi emergenti, dove si registrano dinamiche di crescita fino a tre volte più rapide di noi.”

La ricerca ha analizzato anzitutto l’evoluzione del budget Ict e di quello legato al Cloud, sia nella componente Private che in quella Public, su un campione rappresentativo di 201 Grandi Organizzazioni (con più di 250 addetti) e di 507 Pmi, registrando una maggiore crescita del budget Cloud rispetto a quello dedicato all’Ict nel suo complesso che diversamente subisce una contrazione. Con riferimento al campione delle grandi imprese osservando la dinamica del budget, la spesa Ict cresce, infatti, solo nel 13% dei casi, mentre quella Cloud cresce nel 54% dei casi per il Public Cloud, nel 50% per il Private. E il trend si ripete anche nelle Pmi: mentre la spesa Ict cresce nel 16% dei casi, quella Cloud cresce nel 40% delle Pmi. Grazie a questo trend, il mercato Cloud in Italia, nel 2013, ha raggiunto appunto un valore 493 milioni di euro e registra una crescita dell’11% rispetto al 2012.

Nel dettaglio, la spesa delle grandi imprese copre il 95% del totale e registra un tasso di crescita analogo, mentre nelle Pmi la dinamica è più positiva: è stata, infatti, rilevata una crescita del 16%; tuttavia, in valore assoluto l’investimento rimane marginale: rappresenta meno del 5% della spesa Cloud complessiva, pari a 21 milioni di euro.

La crescita del Cloud in Italia resta comunque nettamente inferiore alle aspettative di analisti ed esperti: la dimensione complessiva del Cloud in Italia è tuttora marginale, rappresentando appena il 3% del mercato totale. Il confronto con i Paesi esteri vede crescere il divario di digitalizzazione, anche se non mancano i segnali di un cambiamento in atto attraverso percorsi evolutivi possibili. La crescita del Public Cloud in Italia è decisamente più bassa rispetto a quella delle altre economie: circa l’8% in meno dei mercati dei Paesi più evoluti, rispetto ai quali le aziende italiane stanno accrescendo il gap di digitalizzazione invece che colmarlo. L’Italia è fanalino di coda con la sola Spagna che sembra fare leggermente peggio. A rendere più impietoso il posizionamento è il confronto con le economie emergenti. Non sono solo le ben note India, Cina, Russia e Brasile a crescere di più, ma anche Indonesia, Argentina, Turchia e Messico mostrano tassi di sviluppo nella spesa Cloud dell’ordine del 25-30%, percentuale tripla rispetto a quella italiana.

“Alla luce del confronto internazionale – evidenzia Mariano Corso – i dati positivi di sviluppo del mercato Cloud in Italia non devono certamente tranquillizzare. Non solo non stiamo cogliendo l’occasione per recuperare il nostro gap digitale e di competitività verso i Paesi più evoluti, ma stiamo anzi accumulando un nuovo divario, quello verso le economie emergenti che si sono poste al top dello sviluppo. Il motivo non è la disillusione di fronte alle sperimentazioni, quanto piuttosto una mancanza di visione e di spinta all’innovazione e al cambiamento. L’analisi delle imprese che stanno sfruttando efficacemente questo nuovo paradigma dimostra che l’adozione efficace del Cloud non è una decisione puntuale di natura tecnologica, ma un percorso di trasformazione, che investe progressivamente l’intera architettura infrastrutturale e applicativa, cambia l’organizzazione e i sistemi di Governance della direzione Ict, e ha un impatto sul modello organizzativo e strategico, abilitando nuovi principi e modelli di business.”


Nelle grandi imprese, alcuni segnali rivelano un interesse sempre maggiore per le tecnologie Cloud e, al tempo stesso, una crescita di consapevolezza nella loro adozione e l’abbandono dell’effetto moda. Le iniziative censite dimostrano un livello di customizzazione crescente, con un’attenzione maggiore ai processi caratteristici del proprio business e una crescente pianificazione dell’utilizzo del Cloud: il 32% degli intervistati dichiara, infatti, l’esistenza di un piano pluriennale (+11% sul 2012). “Il 70% delle grandi aziende adotta le tecnologie Cloud in modo pervasivo o con sperimentazioni avanzate almeno su un ambito di utilizzo. Il 26% delle aziende del campione ha dichiarato un interesse concreto, mentre solo il 4% dichiara di non utilizzare il Cloud e di non avere alcun interesse a introdurlo – spiega Alessandro Piva, responsabile della Ricercadell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service – Per quanto riguarda le Pmi per le aziende comprese tra 50-249 addetti la percentuale di diffusione è del 28%, che scende al 20% per quelle tra 10-49 addetti. Ancora molto elevata la percentuale di non interesse delle tecnologie Cloud (rispettivamente 41% e 33%) e di non conoscenza della tecnologia (10% e 25%).”

Ci sono quindi ancora ampi margini di crescita per il Cloud: nelle grandi imprese, i servizi di Public Cloud più diffusi presentano tassi di adozione del 15%. Tra i servizi più diffusi e in crescita troviamo a supporto della mobilità la posta elettronica, i sistemi di UC&C e le soluzioni di Enterprise file sharing, per l’information management i sistemi di office automation, per la relazione con i clienti il Crm e alcuni ambiti infrastrutturali, quali capacità di storage e computazionale. Un tasso di adozione simile viene riscontrato anche tra i servizi di Public Cloud maggiormente diffusi nelle PMI: le soluzioni di storage (15%), il ricorso a macchine virtuali (12%) e i sistemi di posta e collaboration (11%).

Le grandi imprese che adottano soluzioni Cloud lo fanno per innovare (27%) e per migliorare e supportare servizi e processi (56%) mentre solo in un numero marginale di iniziative il Cloud nasce da un’esigenza di rinnovo delle infrastrutture obsolete (17%). Allo stesso modo, nelle Pmi, tra le motivazioni principali appare l’aumento dell’efficacia e l’attivazione di nuovi processi grazie al Cloud (38%) e la maggiore produttività connessa alla collaboration e alla possibilità di avere informazioni disponibili e semplici a cui accedere (37%), oltre all’efficientamento della spesa IT (per il 68% del campione) e alla sua variabilizzazione (21%).

Per capire come adottare il Cloud affinché generi un percorso di evoluzione che abiliti nuovi principi e modelli di business, è stata effettuata un’analisi approfondita condotta con interviste dirette su oltre 120 organizzazioni e 210 diverse iniziative Cloud. Grazie all’analisi sono stati identificati tre pilastri su cui si deve basare questo percorso.

In primo luogo l’Ict Transformation, un percorso di evoluzione delle tecnologie a livello di infrastrutture, architetture applicative e device, ma anche dell’organizzazione, dei ruoli e dei modelli di Governance della direzione Ict.
L’Ict Transformation è una naturale evoluzione delle modalità di produzione e fruizione dell’Ict che deve passare da una gestione interna e “artigianale” all’utilizzo di componenti e servizi industrializzati, prodotti sul mercato e integrati all’interno di un’architettura consapevolmente progettata.

In secondo luogo un’evoluzione organizzativa, ossia un cambiamento del modo di lavorare delle persone che va al di là del mero cambiamento di strumenti di lavoro, investendo processi, relazioni e modelli decisionali. Questa evoluzione introduce in azienda i principi dell’agilità, ovvero la velocità di risposta alle esigenze delle linee di business; della virtualità, che consiste nel rendere disponibili alle persone, in qualunque luogo si trovino, informazioni e strumenti di lavoro; dell’apertura, ovvero la possibilità di condividere informazioni e processi con fornitori, clienti e partner; e dalla personalizzazione, che consiste nella possibilità di creare ambienti e condizioni di lavoro personalizzati e flessibili.

Infine le strategie di business: l’adozione matura del Cloud travalica i confini dell’Ict abilitando tutte le funzioni aziendali a un ripensamento non solo delle modalità di lavoro interne, ma anche dei servizi erogati e delle relazioni con clienti e fornitori, arrivando ad impattare sui canali e sullo stesso modello di business.

“L’avvento del paradigma del Cloud Computing sta comportando una significativa trasformazione nel mercato dell’offerta Ict – commenta Stefano Mainetti, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service – e in questo scenario si sono aperti e si apriranno anche nel futuro nuovi spazi competitivi che possono essere colti dalle Startup, aziende capaci di aggiungere valore in un ecosistema basato su grandi player oggi impegnati nel raggiungere volumi significativi, facendo leva sulla dinamicità e sull’innovazione tipica di una nuova sfida imprenditoriale.”
Nell’ambito della ricerca realizzata in collaborazione con l’Osservatorio sulle Startup digitali e Polihub sono state raccolte informazioni su 248 iniziative che operano nel mercato del Cloud & Ict as a Service che hanno ricevuto finanziamenti da investitori istituzionali negli ultimi due anni a livello internazionale. In Italia risulta che 20 aziende, pari al 16% delle startup analizzate, operi in ambito Cloud e abbia ottenuto finanziamenti a partire da 30.000 euro da parte di Venture Capital, Business Angel, Family Office, Incubatori e Investment Company negli ultimi due anni.

“Un treno ormai perso? Non necessariamente. I tempi di adozione del Cloud sono sufficientemente veloci e i costi accessibili, tanto da consentire ancora anche alle aziende e alle pubbliche amministrazioni italiane di partire – conclude Mariano Corso – Il Cloud dunque non è più una moda né un “treno” perso. Oggi però si richiede la volontà e la disponibilità al cambiamento e la capacità di realizzare un piano che traguardi una propria via alla trasformazione, un proprio Cloud Journey: un cambiamento (ancora) possibile.”

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