Il Decreto Fare, nella versione di recente uscita in Gazzetta Ufficiale, esonera gli esercenti da responsabilità penali e di logging, ma non cambia nulla per le telco, sebbene il testo adesso possa dare adito a equivoci.
Lo riferiscono dal ministero allo Sviluppo economico, al nostro giornale, dopo alcune riunioni interne svolte appunto per chiarire i termini del testo. “Il decreto non estende l’ambito di applicazione agli operatori tlc e alle sim dati. Il motivo è che non abroga gli articoli del codice delle comunicazioni che impongono agli operatori di identificare gli utenti e registrare il traffico. Effettivamente leggendo il testo si può avere l’impressione che impatti anche sugli operatori ma questo dovrà essere chiarito”. Come? “Stiamo preparando una circolare interpretativa e un video che chiarisce i termini. Poi in fase di conversione del decreto in legge speriamo che il testo possa essere cambiato e reso più chiaro”.
La polemica è scoppiata lunedì, quando gli addetti ai lavori hanno analizzato il testo in Gazzetta. Hanno notato la scomparsa di un comma che prima limitava la portata delle novità alle sole aziende che non hanno l’accesso a internet come attività commerciale prevalente.
“Scritta così, la norma stabilisce che un fornitore di servizi di comunicazione elettronica (Telecom, Vodafone, Wind, 3, Tiscali o un qualsiasi altro ISP, per intenderci) può vendere i propri servizi senza alcun obbligo di identificazione degli utenti”, aveva commentato l’avvocato Guido Scorza. Secondo lui si applicherebbe quindi a tutti il primo comma del decreto, “l’offerta di accesso ad internet al pubblico è libera e non richiede la identificazione personale degli utilizzatori”.
“Non è così, questo decreto non tocca gli operatori tlc, che sono infatti restano soggetti agli adempimenti superstiti del decreto Pisanu e del Codice delle Comunicazioni elettroniche, che il Fare non abroga”, ribatte l’avvocato Fulvio Sarzana.
E’ facile però cadere nell’equivoco, tanto che l’associazione Asstel- a quanto riferisce al Corriere delle Comunicazioni- si sta riunendo in questi giorni proprio per capire la portata del decreto. Ricordiamo che le società telefoniche hanno protestato nel 2010, quando era caduto l’obbligo dei gestori di reti Wi-Fi a identificare gli utenti; chiedevano che lo stesso fosse concesso, per parità, a chi offre sim dati.
Ci sono altri punti equivoci e dibattuti nel decreto. “Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento (MAC address)”; “la registrazione della traccia delle sessioni, ove non associata all’identità dell’utilizzatore, non costituisce trattamento di dati personali e non richiede adempimenti giuridici”.
Secondo il ministero e secondo Sarzana questo significa che solo l’operatore della connessione condivisa via Wi-Fi deve continuare a fare logging. Il gestore (cioè il negozio) non ha più l’obbligo di logging né può essere penalmente responsabile per reati fatti con la sua connessione. “Le autorità possono chiamarlo in causa solo come testimone, per sapere se si ricorda il volto di un certo avventore, indagato, che ha usato il Wi-Fi. Ma poi devono andare dall’operatore per avere i dati sul traffico”, spiegano dal ministero.
Un emendamento al decreto, per chiarire i termini, è richiesto anche da Stefano Quintarelli (Scelta Civica), esperto di materie digitali e da altri addetti ai lavori.