LO SCENARIO

Pirateria audiovideo, danno da 821 milioni sul Pil, a rischio 11.200 posti di lavoro



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È quanto emerge dall’indagine Fapav-Ipsos. Ma le nuove norme iniziano ad avere effetto: la pirateria digitale resta la principale modalità di fruizione ma è l’unica che scende leggermente. In vetta le Iptv illecite, poi streaming e download. Bagnoli Rossi: “Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia”

Pubblicato il 24 giu 2024



fapav

Scende il numero dei pirati audiovideo e il numero totale degli illeciti commessi, ma il danno economico potenziale del fenomeno per il mondo delle industrie dei contenuti e per il sistema Paese rimane grave: è questa la fotografia sul 2023 scattata dall’indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia realizzata da Ipsos per conto di Fapav, la Federazione per la tutale delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali. Nel corso dell’anno, secondo le stime di Ipsos, la pirateria audiovideo ha causato una perdita di fatturato per l’economia italiana pari a circa 2 miliardi di euro, per una perdita di Pil di circa 821 milioni di euro e una contrazione di 11.200 posti di lavoro.

Un italiano su tre “cliente” dei pirati

Secondo la ricerca Ipsos quasi 4 italiani su 10, per l’esattezza il 39%, ha commesso nel 2023 almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport live: una percentuale leggermente minore rispetto al 2022, quando il fenomeno riguardava complessivamente il 42% dei nostri connazionali. Numeri che si sono tradotti in 319 milioni di atti di pirateria nel 2023 contro i 345 milioni del 2022.

In cima nella classifica dei contenuti più “piratati” ci sono i film, mentre scende del 14% la visione illevita di serie Tv o fiction. Tra i modi illeciti di fruire di contenuti protetti dal diritto d’autore rimane in testa il digitale, che pure cala leggermente rispetto alle rilevazioni precedenti, scendendo dal 40% al 39%, mentre rimangono stabili la pirateria indiretta, al 12%, e quella fisica che si attesta al 9%. A usufruire dei servizi delle Iptv pirata sono 11,8 milioni di italiani, mentre il 18% sceglie lo streaming e il 15% il download.

L’identikit dei pirati

Se si dovesse disegnare l’identikit delle persone che scelgono di usufruire di contenuti pirata, sarebbe quello di un under 35, occupato, con un livello di istruzione più alto della media e residente prevalentemente al Sud e nelle isole, con una leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne, mentre scende il numero degli adolescenti coinvolti dal fenomeno.   La fruizione illegale di contenuti sportivi live risulta nel 2023 più alta rispetto al 2021, ma è più bassa rispetto al 2022.  

La percezione del reato

A essere consapevole che usufruire di contenuti pirata è un reato è il 79% degli italiani. Ma il 37% del campione afferma che , con l’entrata in vigore della nuova legge contro la pirateria, non scaricherà o fruirà più di contenuti audiovisivi in forma illecita.

Un problema sociale

“Non si tratta di un problema solo economico o industriale,  ma assume sempre di più una connotazione sociale dove il singolo pirata entra a far parte di un sistema criminale, il cui unico obiettivo è il business – spiega Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav – Per questo motivo siamo da sempre impegnati nel promuovere campagne e progetti di comunicazione finalizzati ad informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della legalità. Ma non possiamo fermarci – prosegue – ora che la macchina è stata avviata dobbiamo proseguire in questa direzione, estendendo la tempestività dell’azione di blocco tramite Agcom anche agli altri contenuti audiovisivi previsti dalla legge oltre a quelli sportivi live”.

“Il tema – aggiunge Bagnoli Rossi – è la responsabilità anche di quei grandi soggetti che favoriscono l’accesso ai contenuti illeciti, come i prestatori di serviz di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione. Questi soggetti sono obbligati dalla legge a adottare le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili da parte degli utilizzatori finali i contenuti diffusi abusivamente ma c’è ancora tanto lavoro da fare in termini di compliance. Fondamentale, inoltre – conclude – stabilire dei protocolli con le Procure e le Forze dell’Ordine, figure che rimangono imprescindibili nella tutela del diritto d’autore. Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia, occorre proseguire nel percorso intrapreso lavorando in modo unitario per abbassare il livello di illegalità favorendo l’accesso ai contenuti in modo consapevole e in totale sicurezza”. 

Una scarsa percezione dei rischi

“I numeri – spiega Nando Pagnoncelli, presidentedi Ipsos Italia – testimoniano la portata del fenomeno. La nostra indagine evidenzia anche una diffusa consapevolezza di commettere un reato quando si pirata, ma al contempo una scarsa percezione del rischio di essere scoperti e sanzionati. Per contrastare la pirateria è quindi essenziale agire su più fronti: continuare a sensibilizzare il pubblico sulle conseguenze legali ed etiche di questi comportamenti e rafforzare i meccanismi di vigilanza e sanzione. Solo così potremo tutelare adeguatamente le Industrie audiovisive, che rappresentano un asset strategico per il nostro Paese in termini economici e occupazionali”.

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