La possibilità che le autorità Usa abbiano letto le nostre email o ascoltato le nostre telefonate non è infondata, ma i Servizi segreti italiani non sono coinvolti. Lo conferma il governo rispondendo alla Camera a un’interpellanza urgente di 30 deputati di Scelta Civica, firmata anche dal deputato Pd, Paolo Gentiloni, per conoscere le iniziative del governo sulla tutela dei dati personali dei cittadini italiani.
“Non sussiste alcun interessamento degli organismi di informazione italiani nel cosiddetto Programma Prism – ha chiarito il sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini – Appare comunque opportuno richiamare i principali contenuti della normativa nazionale vigente in materia di acquisizione dei dati relativi alle comunicazioni da parte dei servizi di informazione per la sicurezza ai sensi della quale i Servizi hanno la facoltà – originariamente prevista solo in materia di contrasto del terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale e, dal luglio 2012, estesa all’ambito complessivo delle attività istituzionali – di effettuare intercettazioni di conversazioni o comunicazioni in funzione preventiva”.
Legnini ha poi evidenziato che ora importante ottenere dagli Stati Uniti maggiori informazioni su quanto successo. “Con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta – ha spiegato – l’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha immediatamente avviato contatti con le altre autorità per la protezione dei dati personali europee, al fine di ottenere chiarimenti sulla vicenda dalle autorità Usa”. In particolare si cerca di capire se l’accesso ai dati privati è stato limitato a “casi specifici e individuali, sulla base di sospetti concreti”, o piuttosto non sia stato effettuato “in maniera indiscriminata e massiva”.
Lo scorso 11 giugno il Garante Privacy, Antonello Soro, in occasione della presentazione della Relazione 2012 dell’Autorità, aveva ribadito la necessità che l’Unione europea prenda misure concrete a tutela dei consumatori, in vista della revisione della direttiva sulla Privacy. “Conserviamo con ostinazione l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali”, spiegava Soro. Su questa base, “abbiamo immediatamente avviato contatti con le altre autorità europee con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta”.