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Il pressing delle telco Usa: “Le big tech devono contribuire alla realizzazione delle reti”



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Il ceo di At&T John Stankey chiede di mandare avanti la proposta che conferirebbe all’Agcom americana il potere di imporre fee a carico delle grandi aziende tecnologiche per sostenere il fondo per il servizio universale, che ogni anno raccoglie 8 miliardi di dollari quasi tutti frutto dei sovrapprezzi sulle bollette telefoniche. Intanto il Dipartimento del Commercio indaga su China Mobile, China Telecom e China Unicom: accesso a dati sensibili attraverso il cloud?

Pubblicato il 25 giu 2024



Reti mobili

Per John Stankey, amministratore delegato di At&T, il Congresso degli Stati Uniti dovrebbe dare alla Commissione Federale per le Comunicazioni il potere di richiedere alle big tech di contribuire al fondo governativo che sovvenziona l’accesso ai servizi di telecomunicazione e a banda larga.

In base alla legge attuale, sono gli abbonati ai servizi di telefonia cellulare e fissa a pagare per sostenere lo Universal Service Fund (Fondo per il Servizio Universale), che spende circa 8 miliardi di dollari all’anno, quasi tutti raccolti dai sovrapprezzi sulle bollette telefoniche.

L’appello di Stankey

“Le sette aziende più grandi e redditizie del mondo hanno costruito il loro franchising su Internet e sulle infrastrutture che forniamo”, ha dichiarato Stankey in occasione di un forum sull’industria delle telecomunicazioni nello Utah. “Perché non dovrebbero partecipare a garantire un accesso equo e conveniente ai servizi di oggi, indispensabili quanto le linee telefoniche di un tempo?”.

La questione ha assunto una nuova urgenza da quando il programma governativo di sovvenzioni per Internet a banda larga, utilizzato da 23 milioni di famiglie, ha esaurito i fondi a maggio ed è stato chiuso dopo che la Casa Bianca ha sollecitato senza successo il Congresso a stanziare altri 6 miliardi di dollari.

Il Fondo per il Servizio Universale fornisce finanziamenti per aiutare i consumatori a basso reddito, le scuole, le biblioteche e i fornitori di servizi sanitari rurali ad avere accesso al servizio telefonico o a Internet a banda larga.

Dal 2020, il Congresso ha messo sul piatto un totale di 17 miliardi di dollari per aiutare le famiglie a basso reddito e le persone colpite da Covid a ottenere Internet gratis o a basso costo.

La proposta bipartisan per coinvolgere i provider

Al Congresso sono state presentate diverse proposte per obbligare le aziende tecnologiche e i fornitori di banda larga a contribuire al fondo. L’ultimo disegno di legge bipartisan propone, per esempio, di allargare i poteri dell’Agcom americana, la Federal Communications Commission, in modo che abbia l’autorità per imporre agli edge provider e broadband provider dei contributi per lo Universal Service Fund.

Il disegno di legge è stato proposto da due senatori repubblicani – Markwayne Mullin (Oklahoma) e Mike Crapo (Idaho) – e un Democratico – Mark Kelly (Arizona). “Richiedere ai provider di coprire i costi associati alle reti in fibra nelle comunità rurali ridurrà i costi per i consumatori e le telco locali, rafforzando al contempo la connettività a banda larga in tutta l’America rurale”, hanno dichiarato gli estensori del disegno di legge.

Secondo la proposta nella definizione di edge provider rientrano i servizi di digital advertising, i motori di ricerca, i servizi di streaming, gli app store, i servizi di cloud computing, le piattaforme social, la messaggistica over the top, i servizi di videoconferenza e quelli di videogame e le piattaforme di e-commerce.

Aperta un’indagine su China Mobile, China Telecom e China Unicom

Nel frattempo, secondo alcune indiscrezioni, l’amministrazione Biden avrebbe avviato un’indagine su China Mobile, China Telecom e China Unicom per il timore che le telco d’oltreoceano possano sfruttare l’accesso ai dati americani attraverso le loro attività statunitensi di cloud e internet per condividere le informazioni con Pechino.

L’indagine è solo l’ultima tra le iniziative avviate da Washington per impedire a Pechino di sfruttare l’accesso delle aziende cinesi ai dati statunitensi per – sostiene la narrazione della Casa Bianca nell’ambito dell’inasprimento dello scenario geopolitico – danneggiare le aziende, gli americani o la sicurezza nazionale.

I tre operatori hanno ancora una piccola presenza negli Stati Uniti: per lo più si limitano a fornire servizi cloud e a instradare il traffico internet statunitense all’ingrosso. Ciò comunque consente loro di accedere ai dati degli americani anche dopo che le autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni hanno vietato loro di offrire servizi telefonici e internet al dettaglio negli Stati Uniti.

A condurre l’indagine ci sarebbero le autorità del Dipartimento del Commercio, che avrebbero citato in giudizio i tre gruppi dopo aver completato “analisi basate sul rischio” di China Mobile e China Telecom, mentre l’inchiesta è ancora in corso su China Unicom. Il condizionale è d’obbligo, in quanto i media anglosassoni citano come fonti persone informate dei fatti che hanno rifiutato di essere nominate perché l’indagine non è pubblica, e tutte le parti in causa continuano a tenere la bocca cucita alla richiesta di commenti.

L’ambasciata cinese a Washington ha invece dichiarato di sperare che gli Stati Uniti “smettano di reprimere le aziende cinesi con falsi pretesti“, aggiungendo che la Cina continuerà a difendere i diritti e gli interessi delle aziende cinesi.

Le autorità di regolamentazione non hanno ancora preso decisioni su come affrontare la potenziale minaccia, hanno dichiarato le fonti. Tuttavia, dotati dell’autorità di sondare i servizi Internet venduti negli Stati Uniti da aziende di nazioni “avversarie straniere”, i regolatori potrebbero bloccare le transazioni che consentono loro di operare nei centri dati e di instradare i dati per i provider Internet, hanno detto le fonti.

Il blocco delle transazioni chiave, a sua volta, potrebbe degradare la capacità delle aziende cinesi di offrire servizi cloud e internet competitivi rivolti all’America ai clienti globali, paralizzando le loro attività statunitensi rimanenti, hanno affermato esperti e fonti.

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