Concorrenza sulle infrastrutture, prezzi accessibili per l’accesso wholesale e forte ruolo dell’operatore retail per un’offerta che risponda alle esigenze dei consumatori: questa la ricetta di Iliad per spingere l’adozione della banda ultralarga in Italia, anche sul fisso, dove l’azienda è da poco entrata e intende ripetere la storia di successo del mobile. Lo ha indicato Benedetto Levi, Amministratore delegato di Iliad, intervenendo a Telco per l’Italia. Ma sulla guerra dei prezzi nel mercato mobile Levi chiarisce: “Non siamo noi ad abbassare il valore, bensì la pratica delle offerte riservate, che distorcono il mercato”.
Nel mobile le offerte riservate tolgono valore al mercato
Dopo la mancata acquisizione di Vodafone, Iliad non ha intenzione di puntare aggressivamente ad altre operazioni: la strategia è di valutare eventuali opportunità, se si presenteranno, ma “andiamo avanti tranquillamente con la nostra strategia standalone”, ha chiarito Levi.
In generale, sul consolidamento tra operatori per il riequilibrio del mercato italiano, Levi ha affermato che questa “non è l’unica soluzione all’iper-competizione”, anche perché il problema è specifico del segmento mobile consumer, dove “il consolidamento non ha grande impatto; lo ha di più su B2B, fibra e wholesale. Le dinamiche strutturali, dunque, non cambierebbero di molto”.
Ma Levi riconosce che l’Italia ha un mercato mobile estremamente competitivo, molto più di altri Paesi europei, perché siamo “l’unico Paese con le offerte riservate, offerte un po’ nascoste, dedicate in base all’operatore di provenienza, che distorcono completamente il mercato, abbassando i ricavi medi per gli utenti, come ha scritto in modo molto chiaro anche l’Agcm”, ha dichiarato Levi.
Quello delle offerte riservate “non è un fenomeno di nicchia: detta i prezzi su questo mercato”, ha proseguito l’Ad di Iliad. “Infatti, uno studio Luiss ha evidenziato che l’80% delle offerte mobile sul mercato consumer sono riservate. Ci vorrebbe un intervento legislativo per riportare il mercato italiano in linea con quelli europei e restituire certezza”. La guerra dei prezzi, ha aggiunto Levi, “non è colpa nostra. Lo dicono i numeri: un conto sono le offerte trasparenti e uguali per tutti, un conto sono le offerte riservate che hanno distrutto il rapporto tra consumatore e settore. La nostra è una strategia dei prezzi more for more”.
Concorrenza infrastrutturale e prezzi di accesso stabili sbloccheranno il take-up della fibra
Sull’Ftth, l’italia è ferma a 4,6 milioni di accessi, una cifra che rappresenta un ritardo importante nel take up rispetto a nostri paesi vicini, ha riconosciuto Levi. Ma il trend è positivo: “Siamo cresciuti del 30% anno su anno e del 70% negli ultimi tre anni”, ha notato l’Ad di Iliad. “Ora dobbiamo accelerare su entrambi i fronti della copertura e dell’adozione. Sulla copertura l’Italia è partita tardi, ma grazie alla concorrenza infrastrutturale e alla disponibilità di fondi pubblici stiamo recuperando, mentre sul take up spetta a noi operatori retail stimolare la crescita, rispondendo alle esigenze degli utenti e spiegando i vantaggi della fibra ai consumatori. Storicamente gli operatori in Italia hanno spinto poco la fibra pura”.
Per proseguire nella giusta direzione, l’Italia deve “investire sulla copertura, continuando con la concorrenza infrastrutturale, e dare agli operatori retail visibilità e stabilità contrattuale sui prezzi di accesso per poter pianificare gli investimenti, con business plan sui 5-10 anni”, ha detto ancora Levi. “E devono esserci condizioni di accesso ragionevoli, come accaduto quando Open Faber ha abbassato i costi di attivazione nelle aree bianche, permettendo di avviare il take up”.
Iliad è presente da poco sul mercato Ftth, ma l’operatore è il primo in Italia per tassi di crescita, ha stretto contratti con tutti gli wholesaler e, per spingere l’adozione della fibra, applica la stessa ricetta del mobile: “Offerte che rispondono alle esigenze dei consumatori, trasparenza sulla tecnologia usata, niente costi nascosti e chiarezza sui vantaggi della fibra”, ha sottolineato Levi. “Tra l’altro, i contratti sulla fibra passiva ci permettono di investire negli apparati di rete nelle centrali e sui router a casa dei consumatori, differenziandoci sul servizio. Tutti questi elementi aiuteranno a colmare il ritardo sull’adozione rispetto agli altri Paesi”.
“Cavalcheremo la rivoluzione Ai”
La maggior parte delle telco sta evolvendo in direzione dei servizi digitali B2B, unica voce di crescita nei bilanci, e Levi riconosce l’importanza dei servizi a valore aggiunto anche nel mobile. Ma l’Ad ha chiarito che Iliad intende entrare in nuovi business in modo ponderato: “Cresciamo come gruppo oltre la connettività, ma ampliando il business non tanto per fare, ma facendolo bene”.
Levi ha proseguito: “Stiamo comunque crescendo sui servizi a valore aggiunto per le imprese: siamo il sesto gruppo europeo per le telecomunicazioni e offriamo anche cybersicurezza e intelligenza artificiale. Abbiamo una filiale cloud che intende diventare il primo operatore cloud 100 per cento europeo e che l’anno scorso ha acquistato il più potente supercomputer dedicato all’Ai in Europa in partnership con Nvidia; qui player italiani ed europei stanno allenando i loro modelli. Vogliamo riportare in Europa il baricentro dell’Ai in termini di potenza di calcolo e competenze”, ha concluso l’Ad. “Siamo all’inizio della rivoluzione Ai e come gruppo Iliad la vogliamo cavalcare”.