IL PROCESSO

Tronchetti Provera, il pm chiede condanna a due anni

Il manager accusato di ricettazione nell’ambito del processo sui presunti dossier illeciti raccolti dalla security di Telecom Italia quando era a capo dell’azienda. La difesa: “Tesi accusatoria lacunosa”

Pubblicato il 01 Lug 2013

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Il pm di Milano Alfredo Robledo ha chiesto due anni di reclusione per il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera, nell’ambito del processo per ricettazione sui presunti dossier illegali raccolti dalla security di Telecom Italia quando era a capo dell’azienda. Per oggi in aula era atteso l’esame dello stesso Tronchetti Provera, che però non si è presentato. Al termine della requisitoria, il pm ha chiesto inoltre la condanna al pagamento di una multa da 5.000 euro.

Secondo il procuratore aggiunto Robledo, Marco Tronchetti Provera, avrebbe commesso il reato di ricettazione, quando era presidente di Telecom, perchè avrebbe ricevuto, sapendo che provenivano da un reato di hackeraggio, i dati segreti che la security, guidata da Giuliano Tavaroli, aveva “succhiato” dal computer dell’Agenzia di investigazioni Kroll. L’episodio si sarebbe verificato nel pieno dello scontro frontale tra gli imprenditori brasiliani Daniel Dantas e Carla Cico per il controllo della telefonia cellulare in Brasile.

Stando alla ricostruzione dell’accusa, Tronchetti sapeva che quei dati erano di provenienza illecita, ma si fece mandare una finta lettera anonima contenente un dischetto con il materialeche poteva pesare nella battaglia con i brasiliani. Le modalità per far avere a Tronchetti la missiva anonima sarebbero stati concordati in un vertice con il capo dell’ufficio legale di Telecom, l’avvocato Francesco Chiappetta e con il professor Francesco Mucciarelli, difensore del Gruppo. Gli ultimi hanno smentito in aula e il pm ha chiesto di indagarli per falsa testimonianza.

Secondo Roberto Rampioni, difensore di Marco Tronchetti Provera “le risultanze probatorie presentate in aula hanno evidenziato la grave lacunosità della tesi accusatoria che ha vissuto e vive delle aperte contraddizioni che si illustreranno nella discussione finali”. Attraverso una nota, il difensore del manager ha spiegato che pur nel “massimo rispetto” della requisitoria del pm, che è un “atto di parte”, ha presentato una memoria nella quale “ha dovuto stigmatizzare l’eccezionalità di quanto accaduto nell’ambito del procedimento, sottolineando proprio il disagio di fronte alle scelte processuali operate dalla procura”. Per il legale, “il fragile assunto dell’accusa fonda in tutta evidenza le proprie ragioni sul principale teste d’accusa, che pero’ ritiene attendibile solo a fasi alterne, ed e’ contraddistinto da marcate illogicita’ che hanno accompagnato fin dall’origine tutto il procedimento”.

Il processo è iniziato nel febbraio scorso, dopo la disposizione da parte della procura di Milano della citazione diretta in giudizio per ricettazione. A marzo, rendendo in aula dichiarazioni spontanee, Tronchetti Provera ha parlato di “una storia inquietante in cui il mio nome viene usato per distogliere l’attenzione dai veri colpevoli”.

Il processo è stato aggiornato al 10 luglio.

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