“Il modello di business su cui si innestano le tower company può semplificare la ripartenza del settore delle telecomunicazioni e, più in generale, dell’economia italiana”. Ne è convinto Diego Galli, direttore generale di Inwit, che parlando in occasione dell’edizione 2024 di Telco per l’Italia ha rimarcato i punti di efficacia che rendono il verticale un vero e proprio fulcro per l’accelerazione dei piani nazionali di sviluppo digitale.
“Il primo pilastro è la logica di condivisione con cui operiamo sul mercato. Un approccio che crea efficienza industriale, evitando la duplicazione del capex dovuto alla gestione di costi ricorrenti. Il secondo punto di forza”, ha continuato Galli, “è la specializzazione: quella delle torri è un’industria lunga all’interno di una catena del valore che implica competenze tecniche importanti. Dall’AI al tema della permissistica, la nostra focalizzazione crea valore per l’intera filiera, in senso esteso. Il terzo è il modello economico-finanziario che connota da sempre il nostro settore. Possiamo investire risorse con ritorni distribuiti nel lungo termine – parliamo anche di 15-20 anni – il che si integra bene con le esigenze delle telco, che invece hanno di solito ritorni più serrati. Inoltre attraiamo capitali da tutto il mondo e ritorni lungo termine: basti pensare che il 90% delle equity sono estere”.
Le nuove opportunità per le towerco
Detto questo, anche il mondo delle torri si sta evolvendo, cominciando a esplorare, sull’onda del 5G, anche settori adiacenti. “La torre è al centro di un ecosistema in piena espansione, e rappresenta l’elemento della rete più vicino al cliente finale, soprattutto se si considera lo sviluppo dei servizi a bassa latenza”, ha precisato Galli. “Per questo, trattandosi di un nodo fondamentale dell’infrastruttura digitale, continueremo a investire in questo ambito. Ma stiamo lavorando anche sui temi della copertura indoor, e in particolare sulle soluzioni distributed antenna system, small cell ed edge computing, con l’ambizione di dare vita a un unico apparato che supporti tutti gli operatori, creando efficienza e facilitando l’integrazione tecnologica”.
Il numero uno di Inwit ha spiegato che in Italia il potenziale di crescita dell’offerta indoor è enorme. “C’è un’infinità di location dove la connettività potrebbe migliorare decisamente. Sempre più spesso, gli edifici sono realizzati con materiali nuova generazione che schermano il segnale in modo importante, e poi ci sono luoghi dotati di infrastrutture di sicurezza, come le filiali bancarie, che limitano molto la connettività. La nostra intenzione è quella di raddoppiare il numero di location coperte, passando da 500 a mille. Parlo di hotel, ospedali, stazioni e arene, ma anche di aree più estese, come quelle della Fiera di Milano, con cui abbiamo siglato una partnership strategica: renderemo i poli espositivi di Rho e di Milano vere e proprie smart city”.
La strategia di Inwit per il 2026
L’indoor è in effetti diventata la seconda colonna portante di un piano industriale che da qui al 2026 prevede l’investimento di circa 800 milioni di euro. “Oltre alle operazioni dedicate allo sviluppo della connettività outdoor e indoor, ci le attività di messa in sicurezza dei siti”, ha aggiunto Galli. “Prevediamo di realizzare 2mila nuovi siti nell’arco di piano, in linea con quanto fatto negli ultimi trimestri. Le infrastrutture crescono a ritmo sostenuto, sia con in termini di densificazione del segnale 5G, sia rispetto all’ottimizzazione della rete, che richiede nuovi punti di presenza e nuovi apparati”.
Tutto questo al netto degli sforzi necessari a gestire le situazioni a livello locale. “Non è sempre facile dialogare con le amministrazioni locali e i comitati cittadini”, ha chiosato Galli. “Il governo ci è venuto incontro introducendo una serie di misure per la semplificazione burocratica, a partire dalla riduzione del silenzio assenso da 90 a 60 giorni, ma i regolamenti comunali restano vecchi, e spesso di difficile applicazione. È una criticità che dovremo superare, per guadagnare velocità”.