In che misura i professionisti italiani sono pronti ad affrontare la rivoluzione dell’AI? Secondo un’indagine sulla maturità delle aziende realizzata da Cisco, la situazione è più incoraggiante di quanto si possa immaginare. Almeno in termini di strategia, ovvero delle idee su come integrare la tecnologia per migliorare il business e servizi erogati ai clienti. “Il problema è sulle altre dimensioni esplorate dalla survey, e in particolare sul fronte delle policy, che risultano del tutto inadeguate alla sfida”, ha commentato Gianmatteo Manghi, amministratore delegato Cisco Italia, intervenendo all’edizione 2024 di Telco per l’Italia, di scena oggi a Roma.
Le carenze delle imprese italiane sull’AI readiness
L’analisi ha coinvolto 8mila professionisti in tutto il mondo, con un campione significativo per il mercato italiano, e ha indagato quattro aspetti principali: strategia, infrastrutture, dati e policy. “Ebbene, più del 70% delle aziende italiane sostiene di avere una strategia, il che significa che esistono già applicazioni di AI inserite nei processi di business, o anche che ci si trova ancora in una fase esplorativa, ma in ogni caso si hanno le idee sufficientemente chiare”, ha spiegato Manghi.
Sugli altri tre parametri, come detto, lo scenario appare meno roseo. “La maggior parte delle imprese, e parliamo di organizzazioni con almeno 500 dipendenti, quindi di una certa dimensione, fanno affidamento su infrastrutture che nell’80% dei casi non sono pronte a sostenere la voracità delle applicazioni basate sull’AI. Ci sono difficoltà anche sulla gestione dei dati: l’AI funziona bene se la alimentiamo con input che danno un risultato affidabile e in linea con le performance attese. In Italia il problema non è certo la quantità, siamo ricchissimi di dati, il punto è come farli confluire dalle varie fonti per massimizzare le prestazioni dell’intelligenza artificiale, e”, ha continuato Manghi, “parliamo in questo caso di un punto dolente”.
Ma la situazione veramente critica è quella relativa alle policy. “Ancora troppi utenti non si rendono conto che quando poniamo una domanda a una sistema GenAI condividiamo informazioni che potrebbero essere riservate, e che la piattaforma che utilizziamo è abbastanza intelligente per sfruttarle a vantaggio dei suoi programmatori. Come proteggiamo dunque i dati sensibili? È una sfida che tutti dobbiamo considerare e comprendere, soprattutto nell’ottica di confrontarci con una AI che promette di migliorare molto e in tempi rapidissimi. A mio avviso”, ha continuato Manghi, “gli operatori Tlc possono diventare i soggetti in prima linea per aiutare le imprese a sviluppare correttamente queste quattro dimensioni”.
Le soluzioni al servizio delle telco
Ma l’AI, come tutti sappiamo, oltre a essere il “problema” è anche la soluzione. O quantomeno una delle soluzioni. Ecco perché Cisco sta implementando la tecnologia per offrire proprio alle telco nuove architetture di rete ottimizzate per essere gestite tramite soluzioni di intelligenza artificiale. “Parliamo di network che possono diventare via via sempre più perfomanti, sostenibili e automatizzati”, ha detto Manghi. “La parola d’ordine è semplificazione. L’obiettivo è rendere la dinamica dei costi più favorevole anche rispetto agli investimenti sul fronte delle capacità di rete. In questo modo vogliamo aiutare gli operatori non solo a ottimizzare il Tco, ma anche ad ampliare l’offerta con nuovi servizi a valore, a partire proprio – nell’ambito B2b – dall’orchestrazione dei dati. Se le aziende clienti non dispongono di policy adeguate, chi meglio del loro provider può aiutarli a svilupparle?”
Ma l’ottimizzazione delle reti, in particolare delle infrastrutture su cui transitano le applicazioni 5G e IoT, passa anche dallo sviluppo di soluzioni che consentono di spostare i processi di elaborazione dati sull’edge, e dall’adozione della tecnologia Fwa per raggiungere l’ultimo miglio con un approccio flessibile, oltre che dalle tecniche di slicing e partizione per valorizzare i network esistenti. “Non dimentichiamo gli investimenti sul Private 5G e i progetti realizzati per contesti specifici”, ha chiosato il numero uno italiano di Cisco, che proprio in questo ambito è sponsor e partner tecnologico delle Olimpiadi di Parigi.