L’Associazione Italiana Editori (Aie) chiede al premier Enrico Letta di fare un passo indietro sull’aumento dell’Iva sui prodotti culturali dal 4 al 21%: l’aumento è previsto per tutti gli abbinamenti editoriali, non solo in riferimento ai gadget ma anche ai beni che integrano e sono di complemento ai libri e periodici e sono pertanto funzionali al loro utilizzo. Il presidente dell’Aie Marco Polillo, in una lettera inviata al presidente del Consiglio chiede “un opportuno emendamento del governo”.
“Nel settore librario – scrive Polillo – ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (libri scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che spesso hanno un’estensione digitale: eserciziari, approfondimenti, simulazioni di laboratorio virtuale, i libri per bambini, spesso accompagnati da audio-letture, quelli professionali o preziose operazioni culturali basate sul multimediale (si pensi ai testi teatrali accompagnati dal video di una rappresentazione)”.
“La misura è, quindi, per noi, semplicemente incomprensibile, perché illogica e contraria a una serie di obiettivi politici che il governo da lei guidato ha assunto. In primis contraddice il suo personale impegno “mai più tagli alla cultura”, così come “contraddice l’impegno a favore del digitale nella scuola e nell’università”.
Le ricadute, secondo l’Aie, saranno molto importanti per l’industria editoriale ma anche per i consumatori: il provvedimento, se passasse, comporterebbe un maggiore onere medio sull’insieme del prodotto con abbinamento di circa il 6%. Ciò significa prezzi più alti, in particolare per i libri di scuola e per bambini.
L’ex ministro dell’Istruzione ha infatti fissato a settembre 2014 l’obbligo dell’adozione dei soli libri di testo digitali o miste per le prime classi di ogni ciclo scolastico, le quarte delle primarie e le terze superiori, con l’obiettivo anche di abbattere i costi dei libri anche attraverso il passaggio al digitale. Ma, appunto, se l’Iva penalizzerà gli allegati cartaceo-supporto informatico, i costi in più ricadrebbero sui consumatori. E si verificherebbe un’ulteriore caduta della domanda, che vanificherebbe anche gli obiettivi di gettito. “Non si sta chiedendo alle imprese culturali un sacrificio marginale – ha concluso Polillo – che è necessario in tempi difficili per far quadrare i conti dello Stato. Le si sta colpendo ingiustificatamente e illogicamente senza che da ciò possa derivare un beneficio per alcuno, e men che meno per i conti pubblici”.