IL CASO GERMANIA

Google tax, ma si può davvero applicare?

La legge che obbliga BigG a pagare gli editori per i contenuti pubblicati entrerà in vigore il primo agosto in Germania. Ma il testo dà adito a interpretazioni e già si parla di battaglie legali

Pubblicato il 02 Lug 2013

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A meno di un mese dall’entrata in vigore della Google Tax, legge sul nuovo copyright online che prevede che BigG (o altre piattaforme) paghino le royalties agli editori per la pubblicazione di contenuti, sorgono già alcuni dubbi sulla sua applicazione.

In un pezzo apparso sul quotidiano francese “Le Monde” si pone l’accento su un passaggio del provvedimento, quello che esenta Google dal pagamento della tassa in caso di pubblicazione di “snippets”, ovvero brevi frammenti di testo estratti da un articolo. È un concetto, sottolineano gli esperti, che potrebbe dare adito a diverse interpretazioni e potrebbe aprire una serie di processi per violazione del diritto d’autore.

L’altro elemento “debole” della legge, destinata a entrare in vigore il prossimo primo agosto, è che l’incertezza giuridica si potrebbe estendere anche ai blogger, i quali non potrebbero più continuare a citare nei loro post i collegamenti agli articoli online che vogliono segnalare , ma anche ai giornalisti che usano Twitter per citare il lavoro dei colleghi.

Intanto l’azienda californiana ha chiesto ufficialmente, attraverso il suo blog, se gli editori vogliono o meno che i loro articoli restino indicizzati su Google News e ha cominciato a ritirare dal portale i contenuti dei primi editori che rifiutano di farlo.

La legge è stata sponsorizzata dai grandi editori tedeschi, come Bertelsmann e Axel Springer, che da tempo chiedevano un giro di vite a loro favore sul diritto d’autore online.

Gli editori della Germania, colpiti da un calo generalizzato dei ricavi di giornali e riviste cartacee, avevano chiesto al parlamento di introdurre una legge per obbligare gli aggregatori di news online, Google News in testa, a pagare per gli articoli indicizzati. Il primo marzo scorso si è pronunciato il Bundestag, il 22 marzo è arrivato l’ok del Bundesrat.

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