Un gruppo di whistleblower di OpenAI ha presentato una denuncia alla Securities and Exchange Commission chiedendo all’agenzia di indagare se l’azienda in cui lavorano, nota in tutto il mondo per aver dato vita alla piattaforma ChatGpt, abbia messo in atto, attraverso accordi di non disclosure vessatori, pratiche illegali per dissuadere i collaboratori dal parlare dei rischi insiti nella tecnologia di GenAI messa a punto dal gruppo.
Il caso anche sotto la lente della politica
Più nello specifico, il presidente della Sec Gary Gensler ha ricevuto una lettera vergata da “uno o più informatori anonimi e confidenziali”, che chiede all’agenzia di applicare rapidamente e duramente le sue regole contro gli accordi di non divulgazione che scoraggiano i dipendenti o gli investitori dal sollevare dubbi con le autorità di regolamentazione. La missiva, datata 1° luglio, è stata riportata in prima battuta dal Washington Post.
L’ufficio del senatore americano Chuck Grassley ha poi condiviso una copia della lettera con l’Associated Press, sottolineando che è stata fornita al suo ufficio da informatori legalmente protetti. “Le politiche e le pratiche di OpenAI sembrano avere un effetto raggelante sul diritto degli informatori di parlare e di ricevere il giusto compenso per le loro rivelazioni protette“, ha dichiarato Grassley, repubblicano dell’Iowa, in una nota. “Affinché il governo federale possa stare un passo avanti nell’intelligenza artificiale, gli accordi di non divulgazione di OpenAI devono cambiare“.
La risposta di OpenAI
Ma la società fondata da Sam Altman non ci sta e in un comunicato ha rispedito le accuse al mittente, specificando che le sue politiche servono proprio a tutelare i diritti dei dipendenti che intendono fare rivelazioni in merito a informazioni sensibili.
L’azienda, d’altra parte, ha anche sottolineato di aver già apportato delle modifiche per eliminare le “clausole di non divulgazione” che potrebbero punire i dipendenti in uscita se in qualche modo criticano l’azienda dopo averla lasciata.
La Sec non ha risposto alle richieste di commento da parte della stampa americana, ma si tratta della prassi: l’autorità di solito non anticipa mai i dettagli dell’apertura o meno di un’indagine.