L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Google e della sua capogruppo Alphabet in merito all’invio agli utenti della richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi offerti.
I dubbi sollevati dall’Agcm
“Questa richiesta”, si legge in una nota dell’authority, “sembrerebbe infatti non fornire informazioni rilevanti – o le fornirebbe lacunose e imprecise – riguardo al reale effetto che il consenso produce sull’uso da parte di Google dei dati personali degli utenti”.
Le stesse criticità sono state rilevate per quanto riguarda la varietà e la quantità di servizi Google, rispetto ai quali può aver luogo un uso “combinato” e “incrociato” dei dati personali, e riguardo alla possibilità di modulare (e quindi anche limitare) il consenso solo ad alcuni servizi.
Secondo l’Agcm, inoltre, “Google utilizzerebbe tecniche e modalità di presentazione della richiesta di consenso, e anche di costruzione dei meccanismi di raccolta del consenso stesso, che potrebbero condizionare la libertà di scelta del consumatore medio”. Il cliente sarebbe infatti indotto ad assumere una decisione commerciale che non avrebbe altrimenti adottato, acconsentendo all’uso combinato e incrociato dei propri dati personali tra la pluralità dei servizi offerti. Da qui l’avvio di un’indagine per verificare la presenza effettiva degli illeciti ipotizzati.
La reazione di Google
Un portavoce di Google fa sapere che la società analizzerà “i dettagli di questo caso e collaboreremo con l’autorità”.
La multa da 3,5 milioni a Meta
Poco più di un mese fa, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato era intervenuta nei confronti di un’altra big tech, infliggendo, a seguito di un’istruttoria, una multa da 3,5 milioni di euro a Meta Platforms Ireland e alla capogruppo Meta Platforms. In quel caso sono state sanzionate due pratiche commerciali ingannevoli riguardo alla creazione e alla gestione degli account dei social network Facebook e Instagram.
Più nello specifico, l’Agcm ha accertato che Meta, in violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del consumo, non aveva informato con immediatezza gli utenti iscritti ad Instagram via web dell’utilizzo dei loro dati personali per finalità commerciali.
Meta si è dichiarata “in disaccordo con la decisione presa dall’Agcm”, e che valuterà “le possibili azioni da intraprendere”. Il gruppo ha precisato che “già da agosto 2023, abbiamo apportato delle modifiche per gli utenti italiani che indirizzano i temi sollevati dell’Agcm. Abbiamo reso ancora più chiaro il modo in cui utilizziamo i dati per mostrare annunci personalizzati su Instagram e fornito agli utenti informazioni e opzioni aggiuntive per fare ricorso in caso di sospensione dell’account”.