Tim che cede la rete fissa, Vodafone e Fastweb che si uniscono: l’Agcom ripercorre le operazioni chiave del settore italiano delle comunicazioni nella sua Relazione annuale e preannuncia un nuovo corso nell’attività regolamentare. “Il riassetto della proprietà della rete fissa costituisce un evento di fondamentale importanza. Tale trasformazione avrà inevitabilmente importanti ricadute per l’attività regolamentare di Agcom“, ha affermato il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, presentando alla Camera la Relazione annuale 2024 (SCARICA QUI LA PRESENTAZIONE COMPLETA) dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
L’attività Agcom dopo lo scorporo della rete Tim
“Come è noto, il mercato è stato caratterizzato da importanti processi di riconfigurazione degli assetti strutturali degli operatori, primo tra tutti, ovviamente, la separazione della rete Tim, ma anche il processo di consolidamento che ha visto coinvolte Fastweb e Vodafone Italia, rispettivamente il quarto ed il secondo operatore sul mercato italiano”, sottolinea Lasorella nella sua Relazione al Parlamento. “Il riassetto della proprietà della rete fissa costituisce un evento di fondamentale importanza per il comparto delle comunicazioni elettroniche nel nostro Paese, dal quale conseguono modifiche altrettanto fondamentali alla struttura dell’offerta e della domanda dei relativi servizi. Tale trasformazione avrà inevitabilmente importanti ricadute per l’attività regolamentare di Agcom“.
L’Autorità ha deliberato, previa consultazione pubblica, una nuova Analisi coordinata dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa, destinata ad avere effetto per gli anni dal 2024 al 2029. In particolare, ha detto Lasorella, “l’Analisi ha portato ad individuare aree del Paese pienamente concorrenziali, in cui sono stati rimossi gli obblighi regolamentari imposti a Tim, nonché i cosiddetti Comuni contendibili, nei quali è stato alleggerito l’obbligo di controllo dei prezzi per i servizi di accesso attivi (Vula). Per i servizi di accesso passivo su rete Ftth è stato, invece, imposto a Tim l’obbligo generale di fornitura a condizioni tecniche ed economiche eque, ragionevoli, trasparenti e non discriminatorie”.
A ciò si aggiunge che, “Per definire compiutamente il quadro e gli obblighi del nuovo assetto” dopo lo scorporo della rete delle telecomunicazioni, e “in particolare se ricorrano le condizioni previste dall’articolo 91 del Codice delle comunicazioni elettroniche per considerare il nuovo operatore come wholesale only, l’Autorità dovrà valutare attentamente gli accordi intercorsi tra i soggetti che hanno dato luogo allo scorporo, che non sono ancora stati integralmente trasmessi all’Autorità”, ha chiarito Lasorella.
Il mercato italiano delle comunicazioni elettroniche
Agcom riferisce che il settore delle comunicazioni elettroniche nel 2023 in Italia ha registrato una lieve crescita (+0,8%) in termini di risorse complessive (-3,3% nel 2022) nell’ambito di un quadro macroeconomico caratterizzato da un rallentamento sia delle dinamiche inflattive che dei principali indicatori. Il valore complessivo del settore risulta di poco superiore ai 27 miliardi di euro del 2022, arrestando così il trend di riduzione dell’ultimo quinquennio (2019-2023), sebbene persista, rispetto al 2019, una flessione di circa il 10% (pari, in valore assoluto ad oltre 2,9 miliardi di euro). Tale andamento è ascrivibile unicamente alla crescita delle risorse della rete fissa (+4,4% su base annua nel 2023), oggi pari a circa 16 miliardi di euro (-1% rispetto al 2019). La rete mobile segna infatti una flessione del 4,1% rispetto al 2022 registrando una riduzione del 20% circa rispetto al 2019 con una perdita di circa 2,8 miliardi di euro. Tali dinamiche si inseriscono in un contesto caratterizzato da un lato da una forte crescita dei consumi (del traffico dati in particolare) e, dall’altro, da una costante riduzione dei prezzi dei servizi e terminali per telecomunicazioni, in
controtendenza rispetto al trend descritto dall’indicenazionale dei prezzi al consumo.
I ricavi ascrivibili alla spesa della clientela residenziale e affari registrano nel corso dell’ultimo anno una moderata crescita (+0,8%). Si osservano tuttavia significative differenze a seconda della natura dei servizi: i ricavi della telefonia mobile mostrano una diminuzione del 2,7%, mentre quelli della rete fissa mostrano una crescita del 3,9%. Guardando separatamente alla clientela residenziale e a quella affari, si evidenzia una contrazione della prima (-1%) a fronte di un aumento (+3,3%) della seconda.
I gap tra fisso e mobile: la guerra dei prezzi
Si conferma nel 2023 il progressivo ampliamento del gap (2,4 miliardi nel 2023) che, a partire dal 2018, vede la spesa complessiva degli utenti di servizi di rete fissa risultare superiore a quanto osservato per i servizi su rete mobile. Tale ultimo dato consegue alla forte pressione competitiva esercitata sui prezzi, che vede
coinvolti gli operatori storici (Mno), quelli entrati più di recente nel mercato come Iliad e gli operatori mobili virtuali (Mvno), in particolare Fastweb, PostePay e CoopVoce. Nel
2023 i ricavi retail da rete mobile si riducono del 2,7% rispetto all’anno precedente, attestandosi su un valore di poco inferiore ai 10 miliardi di euro, il 16% in meno rispetto agli 11,8 miliardi del 2019.
Per contro, i ricavi da rete fissa, pur caratterizzati da una forte pressione sui prezzi, beneficiano della progressiva diffusione della banda ultra-larga, laddove la garanzia di servizi con prestazioni migliori garantisce prezzi unitari nei canoni, nonché oneri connessi alla sottoscrizione di abbonamenti broadband, più elevati rispetto a quelli consentiti da accessi con prestazioni inferiori.
Rispetto al 2022, gli investimenti in infrastrutture di rete si riducono del 5,4% passando da 6,81 a 6,45 miliardi di euro. Anche in questo caso è possibile osservare dinamiche differenti: nella rete fissa (-0,3%) gli investimenti dell’incumbent crescono del 2,6% rispetto al 2022, mentre quelli degli altri operatori considerati si riducono dell’1,2% con un volume di investimenti messi in campo nell’ambito
dei processi di infrastrutturazione necessari per l’offerta dei servizi ultrabroadband complessivamente di poco inferiore ai 3,5 miliardi di euro. La rete mobile registra, invece, una più marcata flessione (-16,4%) con gli investimenti di Tim in calo del 18,9% a fronte di una riduzione del 15,5% osservabile per gli altri operatori.
Le linee broadband complessive sono stimate in circa 19,12 milioni di unità, risultando in crescita sia su base trimestrale (+100 mila linee circa), che su base annua (+110 mila) controbilanciando la flessione delle linee Dsl. Per la copertura della rete in fibra Ftth, al 31 dicembre 2023, il 59,6% delle famiglie è stato raggiunto da questa tecnologia. La progressione dei valori di copertura, che partono dal 30% nel 2019, traccia una curva di connettività con forma a S e un incremento di 5,9 punti percentuali nell’ultimo anno, riferisce Agcom. Nel 2023 l’attenzione si è particolarmente concentrata sulle cosiddette “aree bianche”, pari al 92% dei nuovi punti.
Le piattaforme digitali, le normative e il Piracy shield
Sui servizi digitali la grande sfida è quella dell’attuazione del Digital services act europeo, secondo Lasorella, che “per la prima volta rappresenta una legge di sistema per il settore, già pienamente vigente, sia pure in larga parte da attuare in concreto”.
Al riguardo, oltre a collaborare attivamente con gli altri Coordinatori dei servizi digitali nell’ambito del Board europeo per i servizi digitali, l’Autorità ha avviato una serie di consultazioni pubbliche per pervenire all’elaborazione di regolamenti in materia di certificazione degli organismi di risoluzione delle controversie, di definizione della procedura per il riconoscimento della qualifica di segnalatore attendibile e per la presentazione dei reclami.
Oltre all’attività connessa con il Dsa, l’Autorità ha continuato nell’opera di applicazione delle direttive di settore. Per la direttiva Smav, Lasorella ha segnalato l’approvazione del regolamento sulle video sharing platform, col quale si definiscono le procedure con cui l’Agcom, nei casi di urgenza, può limitare la circolazione online di particolari contenuti. Quest’anno sono stati aperti già dei procedimenti per la diffusione di video sulle piattaforme TikTok e YouTube di contenuti ritenuti non sicuri né conformi. L’Autorità è, inoltre, intervenuta per bloccare la diffusione di un documentario sul Donbass realizzato da Russia Today e trasmesso su YouTube e Telegram.
“Infine, l’Autorità ha dedicato una specifica attenzione al tema dell’accesso dei minori e alla verifica dell’età effettiva degli utenti”, ha affermato Lasorella: “in attuazione del d.l. n. 123 del 2023, l’Autorità ha avviato una consultazione pubblica volta alla definizione delle modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti da parte dei fornitori di siti web e piattaforme di video sharing in caso di accesso a contenuti e a servizi a carattere pornografico. Si tratta di un provvedimento importante, che dovrà coordinarsi con la disciplina europea in corso di definizione nell’ambito del Dsa. Lo schema di provvedimento, approvato dal Consiglio dell’Autorità nel mese di maggio 2024, al termine della consultazione, è stato trasmesso al Garante per la protezione dei dati personali ai fini dell’acquisizione del prescritto parere e verrà successivamente notificato alla Commissione europea”.
Per quanto riguarda la direttiva copyright, il primo tema riguarda la corretta remunerazione spettante agli editori per lo sfruttamento in ambiente digitale delle pubblicazioni di carattere giornalistico, il cosiddetto equo compenso, “una questione cruciale per il mondo dell’editoria e, in generale, per il pluralismo informativo”.
Vi è poi il tema del contrasto alla pirateria online, su cui l’Autorità è “impegnata in prima linea”. Dal 1° febbraio 2024, data di entrata in funzione della piattaforma automatizzata Piracy Shield, al 26 maggio 2024, sono stati adottati 13 provvedimenti cautelari su istanza dei titolari dei diritti concernenti la trasmissione illecita di manifestazioni sportive trasmesse in diretta. Nel medesimo arco temporale sono stati disabilitati 18.879 Fqdn (Fully Qualified Domain Name) e 4.006 indirizzi Ip che diffondevano illecitamente eventi sportivi trasmessi in diretta.