Il 76% dei dirigenti senior ritiene che l‘intelligenza artificiale generativa, le reti neurali e i gemelli digitali aumenteranno significativamente le probabilità di successo della trasformazione. Lo afferma il rapporto “Transforming the enterprise of the future” di Kpmg, secondo cui, sebbene i rapidi progressi tecnologici continuino a guidare i programmi di trasformazione aziendale, meno di un terzo (29%) dei leader ritiene che la propria preparazione in ambito tecnologico sia molto elevata.
“Nonostante le difficoltà – afferma Kpmg -, le aziende si stanno affannando per tenere il passo. Per la stragrande maggioranza di loro la trasformazione non è più episodica, ma uno stato di continua reinvenzione. La maggioranza (88%) delle imprese sta ora eseguendo due o più programmi di trasformazione, mentre oltre la metà (54%) ne sta eseguendo tre o più contemporaneamente“.
I 5 ostacoli alla trasformazione digitale
La ricerca individua i cinque principali ostacoli che limitano la trasformazione digitale: mancanza di risorse, competenze o esperienza; resistenza degli stakeholder al cambiamento; resistenza degli stakeholder e dei dipendenti; obiettivi aziendali contrastanti; mancanza di fondi o business case poco chiaro.
Le 4 leve per liberare valore
Per liberare capacità e valore, il rapporto di Kpmg prevede che i performer migliori abbiano punti di forza in quattro aree.
Culture resilienti
Stabilire una cultura di fiducia, valori condivisi e allineamento alla visione strategica è la chiave per il successo della trasformazione e la resilienza organizzativa a lungo termine.
Maturità digitale
La ricerca rivela che le imprese digitalmente mature hanno maggiori probabilità di ottenere risultati migliori. Tuttavia, molte aziende non sfruttano appieno il valore dei loro dati, della loro tecnologia e delle loro persone. Due terzi dei dirigenti senior hanno valutato le loro fondamenta tecnologiche come non più che adeguate, mentre la maggior parte si aspetta che gli impatti della tecnologia sulla trasformazione aumentino nei prossimi uno o tre anni.
Allineamento dell’ecosistema dei partner
Le aziende leader stanno sfruttando le partnership per accelerare le strategie di go-to-market, superare le sfide della supply chain e superare le capacità tecnologiche. La ricerca mostra che solo un terzo dei dirigenti senior ritiene che il loro attuale ecosistema di partner sia fortemente allineato con i loro obiettivi di trasformazione. Guardando al futuro, questi leader si aspettano di investire di più nelle partnership piuttosto che nella creazione o nell’acquisto di tecnologia.
Forti capacità di orchestrazione
Circa il 60% dei dirigenti senior e dei responsabili di linea ritiene che l’adozione di tecnologie avanzate aumenterà le probabilità di successo della trasformazione.
Il rapporto sottolinea che le nuove tecnologie e gli estesi repository di dati stanno aiutando le aziende a creare maggiore valore. Questi e altri strumenti consentono una migliore allocazione delle risorse, analisi e approfondimenti dei dati, comprensione del cliente, gestione del rischio e innovazione di prodotti e servizi.
Un punto di svolta nella trasformazione digitale
“Siamo a un vero punto di svolta nella rivoluzione digitale – afferma Tash Moore, responsabile della trasformazione globale presso Kpmg International -. Le aziende possono capitalizzare su questo per creare e sbloccare un valore maggiore e ottenere un vantaggio competitivo, comprese le scelte deliberate su come vengono utilizzati il digitale e i dati, la gestione del rischio e la guida dell’innovazione di prodotti e servizi. La trasformazione è ora un viaggio continuo. La nostra ricerca sottolinea l’importanza della fiducia nella leadership e l’uso strategico delle partnership nella navigazione di questo complesso panorama digitale. Le aziende che integrano efficacemente tecnologie avanzate e le completano con alfabetizzazione digitale, forte leadership e sano giudizio sono ben posizionate per prosperare”.
In questo scenario, uno studio Bcg rivela che circa un’azienda europea su cinque (21%) è sotto forte pressione a causa di prestazioni operative deboli o instabilità finanziaria che spingono verso una trasformazione, in aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2023. Per alcune aziende europee, la pressione è ancora più forte: circa una su quindici (7%) ha superato la necessità di una trasformazione e deve ora considerare misure drastiche per ristrutturare sia le operation che il bilancio.
Un’azienda europea su cinque sotto forte pressione
L’ultimo Transform and Special Situations (Tss) Index di Boston Consulting Group (Bcg), intitolato “Why One in Five European Companies Needs to Transform” (SCARICA QUI IL REPORT), fa il punto sulle prestazioni e la stabilità finanziaria di oltre 2.000 aziende pubbliche, con un focus su Austria, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia).
“La trasformazione aziendale è un processo complesso che richiede non solo l’adozione di nuove tecnologie e processi, ma anche un cambiamento culturale all’interno dell’organizzazione,” afferma Lamberto Biscarini, Managing Director e Senior Partner di Bcg. “Le aziende devono essere pronte a ridefinire le proprie priorità e preparare il personale alle nuove sfide. Solo attraverso un approccio integrato e strategico sarà possibile affrontare efficacemente le pressioni esterne e prosperare in un ambiente competitivo in continua evoluzione”.
Nel corso dell’ultimo anno, l’importanza della trasformazione è diventata sempre più evidente anche nelle narrazioni aziendali. Utilizzando l’intelligenza artificiale, Bcg ha rilevato un aumento del 24% delle menzioni di trasformazione nelle dichiarazioni aziendali e nei documenti pubblici dal primo trimestre del 2023 al primo trimestre del 2024. Anche i riferimenti alle necessità di ristrutturazione sono cresciuti del 16% nello stesso periodo. Alcune regioni, come i paesi nordici e la Germania, stanno affrontando pressioni particolarmente elevate, con rispettivamente il 27% e il 33% delle aziende che necessitano di trasformarsi urgentemente.
Tra i Paesi che sentono maggiormente la spinta per attuare dei cambiamenti aziendali ci sono i Paesi nordici, in cui circa una azienda su quattro rileva difficoltà (27%). In Germania e Austria, il numero sale a una su tre aziende (33%), significativamente al di sopra della media europea (21%). Nei Paesi del sud Europa, tra cui l’Italia, la situazione è in leggero miglioramento, sebbene rimanga critica. La percentuale di aziende sotto pressione per trasformarsi è infatti diminuita del 10% rispetto al 2023 arrivando oggi al 16%, mentre il 6% subisce pressioni per ristrutturare.
Nell’immobiliare l’urgenza maggiore, seguono le tlc
In particolare, il settore immobiliare vede l’urgenza maggiore, con oltre la metà delle aziende (52%) che necessitano di una trasformazione radicale e un 16% che affronta pressioni per una ristrutturazione aziendale. Questo tasso è più di due volte superiore a qualsiasi altro settore analizzato. Vi sono poi le telecomunicazioni, con il 17% delle aziende sotto pressione per trasformarsi e il 20% per ristrutturarsi a causa delle spinte inflazionistiche che portano sia i consumatori che le aziende a ridurre i propri budget per prodotti e servizi. Infine, il comparto retail, con il 20% delle aziende ad affrontare pressioni per la trasformazione e il 17% per la ristrutturazione. Le cause sono la bassa fiducia dei consumatori e lo spostamento continuo verso l’e-commerce, che porta i rivenditori a non giustificare grandi reti di negozi fisici.
Italia “meno peggio” rispetto al resto d’Europa
In Italia, questa situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la gran parte delle aziende è costituita da piccole e medie imprese che, per le dimensioni ridotte e con una struttura gestionale meno formale (spesso sono a conduzione familiare), incontrano maggiori difficoltà nel rilevare tempestivamente i segnali di crisi e nel prendere provvedimenti adeguati.
Come spiega Biscarini, “le pmi italiane tendono ad avere risorse limitate per l’analisi e il monitoraggio finanziario, il che rende più difficile identificare i problemi operativi e finanziari prima che diventino gravi. Inoltre, la gestione familiare può portare a decisioni influenzate da dinamiche personali e legami emotivi, anziché basate su analisi oggettive e dati concreti. Questo può ritardare l’adozione di misure correttive necessarie per affrontare per tempo le sfide economiche e tecnologiche in continua evoluzione.”
Nonostante il nostro Paese abbia sfide più complesse per le pmi “il messaggio è che l’Italia è messa meno peggio rispetto al resto dell’Europa – conclude Biscarini -. Tuttavia, è cruciale continuare ad agire in modo preventivo per affrontare le crisi economiche. Le nuove regolamentazioni, come la composizione negoziata, rappresentano strumenti fondamentali per supportare le aziende in difficoltà e prevenire le insolvenze.”