“I risultati finanziari di Tim nel primo semestre sono solidi e i dati finanziari sono in linea o superiori alla guidance. Il domestico è cresciuto quanto previsto sia sul fronte dei ricavi sia dell’ebitda” Così l’Ad di Tim Pietro Labriola, commenta i risultati al 30 giugno. “La nostra ambizione era instradare l’azienda in nuovo percorso industriale. Abbiamo realizzato tutto nei temini e non era scontato. In pochi ci credevano. Abbiamo risolto il problema della leva che si trascinava da 20 anni. Due anni e mezzo di duro lavoro intensificatisi dall’offerta vincolante. Sono orgoglioso per il risultato che molti ritenevano impossibile e al contempo stiamo attuando il nostro piano come nessuno prima”.
Nessun cambio di management
“Non sono previsti cambiamenti nel management né la creazione di società separate per i diversi segmenti aziendali”, ha puntualizzato Labriola. “I risultati commerciali e operativi di cui sono stato estremamente soddisfatto hanno dimostrato che ci sono le persone giuste continuare ad affrontare questa sfida. Più si va avanti più daremo informazioni sui Kpi sulle business unit ed è importante per noi anche per l’allocazione del capitale, per il giusto trade off”.
Gli accordi Tim-Fibercop
L’accordo tra Tim e Fibercop prevede “la fornitura di servizi in entrambe le direzioni, da Fibercop a Tim e viceversa”. “Quelli verso Fibercop sono la componente predominante, circa 2 miliardi, di cui il 70% è rappresentato dai servizi di accesso. Tuttavia, esiste anche un flusso di ricavi che Tim genera da Fibercop, circa 100 milioni di euro”.
I dossier Sparkle, Inwit e Open Fiber
“Siamo ottimisti sulla finalizzazione degli accordi su Inwit e Sparkle”, ha detto Labriola. Quanto ai possibili earn out che Tim otterrebbe con la finalizzazione di un accordo tra Open Fiber e Fibercop “il deal su Netco è stato siglato a luglio, ora partono i 30 mesi di opportunità per ottenere l’earn out con una partnership tra Open Fiber e Fibercop”. Labriola ha aggiunto che, “guardando i numeri”, è impossibile che tra Open Fiber e Fibercop non si faccia nulla.
I risultati del Gruppo Tim
Trimestrale in crescita per il Gruppo Tim: la società mette a segno ricavi per 7,1 miliardi in crescita del 3,5% anno su anno: +1,6% nel domestico a 4,9 miliardi, +7,8% in Brasile a 2,3 miliardi di euro. I ricavi da servizi aumentano del 4% anno su anno a 6,7 miliardi: +2,2% nel domestico a 4,5 miliardi, +7,6% in Brasile a 2,2 miliardi. L’ebitda aumenta del 9,4% anno su anno a 2,1 miliardi: +8,5% nel domestico a 1 miliardo, +9,9% in Brasile a 1,1 miliardi. E l’ebitda after lease sale del 13% anno su anno a 1,8 miliardi: +8,8% nel domestico a 1 miliardo, +17,8% in Brasile a 800 milioni.
La corsa di Tim Enterprise
È Tim Enterprise a registrare le performance migliori con ricavi pari a 1,5 miliardi (+4,9% anno su anno) e da servizi pari a 1,4 miliardi (+6,4% anno su anno), “continuando a sovraperformare il mercato di riferimento grazie alla strategia di difesa del business della connettività e alla crescita dei ricavi Ict, che rappresentano il 61% del totale”, spiega l’azienda. È il business cybersecurity a guidare la classifica con un +100% di crescita, a seguire l’IoT con il +49% e il cloud a +19% grazie anche alla spinta del Polo Strategico Nazionale. In crescita del 43% anno su anno a 2 miliardi il valore dei contratti firmati nel semestre gennaio-giugno 2024.
La “stabilizzazione” di Tim Consumer e il consolidamento
Ricavi sostanzialmente stabili per Tim Consumer che raggiungono quota 3 miliardi. Quelli da servizi si attestano a 2,7 miliardi, la variazione è di 0,5 punti percentuali “proseguendo nel percorso di stabilizzazione intrapreso nei trimestri precedenti”, spiega l’azienda evidenziando che fra i fattori a sostegno del trend ci sono le attività di repricing effettuate nel semestre, che hanno riguardato complessivamente 9,6 milioni di linee fra fisso e mobile con un impatto limitato sul churn, e il costante incremento dell’arpu di Tim Vision con una customer base stabile.
“Il Consumer è un mercato per cui è necessario un consolidamento. Abbiamo la possibilità di essere parte attiva”, ha detto Labriola, isul pronte enterprise “la possibilità di crescita è sicuramente quella organica. Possiamo guardare a una crescita inorganica con modello diverso ma anche in questo caso, si tratta di un aspetto che verrà approfondito nei prossimi trimestri. Ma è tutto in fase di valutazione”.
L’indebitamento
L’indebitamento finanziario netto rettificato after lease del Gruppo ammonta a 21,5 miliardi sostanzialmente stabile – la variazione è di appena 100 milioni rispetto al 31 marzo scorso. A seguito della vendita di NetCo, perfezionata il 1° luglio, l’indebitamento finanziario netto rettificato after lease pro-forma3 del Gruppo Tim Servco risulta pari a 8,1 miliardi, in linea con le previsioni.
La questione call center
Riguardo ai call center, “stiamo eseguendo una internalizzazione delle attività esternalizzate al di fuori del perimetro – ha detto Labriola -. Per il momento quindi vogliamo internalizzare le attività e questa è una delle aree del piano di trasformazione che proseguiremo, non solo per i call center ma anche per altre attività. I 400 milioni di miglioramento cash cost nel I semestre saranno conseguiti anche così, con l’internalizzazione dell’attività”.
I rialzi delle agenzie di rating
Dopo S&P e Moody anche Fitch ha rivesto al rialzo il rating da BB con outlook negativo a BB con outlook stabile a seguito del completamento della cessione di Netco e della relativa riduzione dell’indebitamento del gruppo con una riduzione della leva nella parte alta del rating. Secondo l’agenzia di rating ci sono inoltre alcune opzioni strategiche, non ancora considerate nel giudizio espresso oggi perché “il timing resta incerto”, che potrebbero portare a un ulteriore calo del debito di Tim, “come la cessione di Sparkle o della propria quota in Inwit”. “Inoltre, un rimborso per il canone concessorio del 1998 potrebbe aiutare significativamente il deleverage”.