PUBBLICITA'

Adblock Plus, Google paga per evitare i filtri?

Il motore di ricerca nel mirino perché sospettato (come altre grandi aziende) di bypassare il servizio di blocco delle pubblicità. Che entrerebbero così nella white list delle “non invasive”

Pubblicato il 08 Lug 2013

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Google pagherebbe Adblock Plus per mettere le proprie pubblicità nella “white list” del servizio blocca-ads della società Eyeo: ovvero per fare in modo che i risultati a pagamento delle ricerche sul suo sito appaiano anche quando viene installata la funzione del browser (Chrome o Mozilla) che elimina le pubblicità. Lo scrive il sito Internet di news tedesco Horizont Online, secondo cui questo sistema di whitelisting viene applicato di default per Google e altre aziende (di cui però non viene svelato il nome) che pagano Adblock Plus.

Adblock Plus, strumento per il blocco automatico delle pubblicità online, ha infatti una lista di “Acceptable Ads” che vengono selezionate per apparire nonostante i filtri: ne fanno parte, gratuitamente, i siti più piccoli e i blog, e siti maggiori che invece pagano per l’inclusione nella white list (come è del resto spiegato nelle FAQ dalla stessa Adblock Plus).

Naturalmente, non tutti i siti web che dipendono dalle ads entrano in questo gruppo eletto (e danaroso) di aziende esentate dall’eliminazione delle pubblicità a pagamento. Il meccanismo conferisce così ad Adblock un potere notevole di selezionare l’accesso ai contenuti del web, mentre aziende con grandi risorse come Google acquisiscono enormi vantaggi su concorrenti di dimensioni minori. La discussione è rimbalzata sulle pagine di TechCrunch e Hacker News.

Lo scopo di Adblock Plus è di eliminare le fastidiose video ads, che rendono difficoltosa la user experience della navigazione Internet, spiega la parent company Eyeo. “La gestione della white list richiede risorse e non possiamo occuparcene solo tramite volontari; per questo alcune grandi aziende ci pagano”, sostiene Eyeo. Queste grandi aziende pubblicherebbero “pubblicità non invasive”, guadagnandosi così un posto nella elite delle “Acceptable Ads”.

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