l’intervento

Intelligenza artificiale, Tripoli: “Svolta per la PA, ma serve personale qualificato”



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Il presidente di Unioncamere sottolinea il potere trasformativo della tecnologia: “Entro il 2028 oltre il 37% del fabbisogno del settore pubblico sarà di figure qualificate. Investire di più nelle competenze ad elevata specializzazione”

Pubblicato il 22 ago 2024

Enzo Lima

giornalista



digital, connettività, internet

Sottodimensionata rispetto ad altri Paesi europei, anziana, con meno della metà dei propri lavoratori laureati. E’ il ritratto della pubblica amministrazione italiana che emerge da diverse fonti ufficiali. Eppure, nel nostro Paese, di una PA snella, innovativa e capace di affrontare la sfida dell’attuazione del Pnrr c’è davvero bisogno. Lo dimostra l’ultima previsione a medio termine del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, citata oggi al Meeting di Rimini dal segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

In questo contesto l’AI e la digitalizzazione dei servizi sono strumenti chiave per accelerare sul processo di innovazione della macchina pubblica. “Intelligenza artificiale sono due frontiere essenziali per rendere efficiente la pubblica amministrazione, ridurre tempi e costi e semplificare le procedure – ha sottolineato Tripoli – Ma soprattutto occorre investire di più sul personale della PA. Fortunatamente qualcosa si è mosso negli ultimi anni. Entro il 2028, oltre il 37% del fabbisogno del settore pubblico sarà di figure qualificate e ad elevata specializzazione e la domanda di personale in possesso di un titolo di formazione terziaria riguarderà il 76% del fabbisogno totale. Quello della PA è uno dei cantieri di lavoro più importanti per far crescere la produttività del Paese. Inoltre anche il recente decreto sui controlli si muove nella direzione giusta auspicata dalle imprese”.

Il fabbisogno di personale della PA

Tra il 2024 e il 2028 – ha detto Tripoli – il fabbisogno complessivo di personale del settore pubblico è stimato in 846mila unità; di queste, il 91% sarà destinato alla sostituzione di personale, coinvolgendo quasi 774mila dipendenti nel quinquennio, con una media di 155mila unità all’anno. Si prevede pertanto un aumento dello stock di dipendenti pubblici di 73mila occupati rispetto al 2023.

L’expansion occupazionale prevista interesserà diversi comparti. In particolare, il 40% delle nuove assunzioni è atteso nel comparto dei servizi generali e dell’assistenza sociale obbligatoria, con un incremento di poco più di 29mila unità. I comparti sanitario e dell’istruzione contribuiranno ciascuno per circa il 30% di questo aumento, con quasi 22mila nuove assunzioni in entrambi i comparti.

L’analisi dei fabbisogni dei dipendenti pubblici per macro-gruppo professionale evidenzia la prevalente richiesta di figure qualificate e ad elevata specializzazione, che rappresentano oltre il 37% del fabbisogno del settore pubblico nel periodo 2024-2028. Seguono le figure tecniche e gli impiegati, entrambi con un peso del 22%.

Circa 646mila dipendenti pubblici in ingresso saranno in possesso di una formazione terziaria (il 76% del totale), 159mila profili avranno una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale, mentre 41mila unità saranno diplomati dei licei.

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