Dopo una lunga successione di annunci pubblici, qualche dietrofront e una valanga di speculazioni, questa volta il piano della Commissione europea per il mercato unico delle Tlc è pronto per davvero. I dettagli finali sono stati illustrati nel corso del pomeriggio da Neelie Kroes durante un’audizione alla commissione ITRE del Parlamento europeo. E a giudicare dalla mole di misure sciorinate ai deputati europei, e dalle loro implicazioni regolamentari, il commissario per l’Agenda digitale non si è accontentata di una riforma light. Vuole incidere a fondo, sparigliare. Il Corriere delle Comunicazioni ha potuto inoltre visionare una bozza del piano, un unico regolamento da ben 35 articoli, ed è in grado di offrire una lettura più “ragionata” del discorso pronunciato oggi dalla Kroes.
Nel dettaglio, secondo quanto annunciato dal commissario olandese, per costruire un “continente connesso” il pacchetto agirà “su tre fronti”. Anzitutto, esso intende rendere più facile “le comunicazioni transnazionali”, “senza che gli operatori siano più confrontati ad un groviglio di regole differenti e incompatibili”. In pratica, ha ricordato il commissario, “gli operatori dovranno essere liberi di erogare i propri servizi ovunque in Europa”. Si tratta in questo caso dell’obiettivo principe del piano, ossia l’abbattimento “nella pratica” delle barriere nazionali che continuano a persistere tra i mercati nazionali. Per centrarlo la Kroes non punta solo “su un regime di autorizzazioni unico a livello europeo”, quantunque “con la supervisione di ciascuno stato membro”, mettendo in pista il già annunciato “passaporto unico” per gli operatori attivi in più paesi membri. Significa anche “più opportunità per la Commissione di assicurare rimedi coerenti”. In filigrana: il pacchetto conferirà alla Commissione il potere di veto sui rimedi regolamentari decisi dai Garanti nazionali. E’ lo spettro dell’Euroregolatore, o una parte di esso, che rientra dalla finestra.
Il secondo punto chiave del piano aggredisce i nodi più tecnici, e inoltre interviene con audacia sull’annosa questione dello spettro. “Abbiamo bisogno di modalità di accesso più coerenti alle reti fisse”, ha spiegato la Kroes ai deputati europei. Via libera dunque “alla standardizzazione dei servizi di accesso virtuali”. Una novità rispetto ai precedenti annunci e rumors che in poche parole prevede la creazione di un unico prodotto di accesso virtuale standardizzato che rispetti una serie di parametri fissati da Bruxelles. Per quel che riguarda lo spettro, come previsto, il piano contempla “condizioni più coerenti circa l’assegnazione delle licenze”, con un allineamento “sulla durata, le tariffe, e via dicendo”. In soldoni, la Commissione pretende un coordinamento vero nei tempi e nelle condizioni delle aste delle frequenze radio. “Tutte queste misure faciliteranno la gestione di una rete tra più paesi, e renderanno più semplice usufruire di servizi di alta qualità tra le stesse”, ha dichiarato la Kroes.
Il terzo tassello del piano, ha spiegato la Kroes, si focalizzerà sui diritti dei consumatori, proponendo un approccio regolamentare più uniforme in tutta Europa. E dando, forse, un colpo di grazia al roaming che “è irritante, ingiusto e appartiene al passato”. La Kroes mantiene insomma la promessa fatta un mese e mezzo fa al Parlamento europeo di volere abbattere le tariffe delle chiamate internazionali, ma sembra volere evitare misure radicali. “Ogni differenza nel prezzo (delle chiamate internazionali) dovrà essere oggettivamente giustificata da costi addizionali”, ha scandito. E in ogni caso “non è proibendo il roaming che si arriverà al mercato unico, bensì il contrario. E’ proprio la creazione di un mercato unico che porterà alla fine dei sovracosti del roaming”. Le affermazioni del commissario ricalcano la formula adoperata nel regolamento, che non chiarisce cosa s’intenda per costi addizionali giustificati, né pare proporre soluzioni immediate per “ridurre a zero” i costi del roaming.
Tenendo fede ad un precedente annuncio, ce n’è anche per la net neutrality che “sarà garantita” a livello europeo perché “bloccare o restringere i servizi e i contenuti non è solo ingiusto e spiacevole per i consumatori. E’ anche una sentenza di morte per gli innovatori”. E la Kroes ha quindi promesso di dare battaglia a queste pratiche “anticoncorrenziali per ogni cittadino, su ogni rete e su ogni device”, offrendo “una clausola di salvaguardia assoluta”. Inoltre, la Commissione vuole “più trasparenza sui contratti degli operatori”, tra l’altro “rendendo più semplice la migrazione da un operatore all’altro”. In esteso, il piano prevede ad esempio obblighi di trasparenza nei contratti (relativi a performance, qualità del servizio, durata, penali per rescissione) e comunicazioni commerciali ai consumatori.
Ecco dunque come il commissario per l’Agenda digitale “vuole trasformare la realtà frammentata in cui versa il paesaggio delle telecomunicazioni europee in un vero mercato unico”. Se poi ci riuscirà questo è tutto da vedere. La bozza finale del piano elaborata dai servizi della Kroes è stata inviata lunedì al vaglio degli altri commissari europei. Si tratta dell’ultima tappa prima della presentazione ufficiale al Consiglio Ue di ottobre. Ma non è detto che il pacchetto passi indenne dalle forche caudine di direzioni generali della Commissione che ad oggi si sono mostrate più scettiche come quelle dirette dal commissario alla concorrenza Joaquin Almunia o di quello al mercato interno Jacques Barnier. Forse anche a loro si è rivolta la Kroes quando, in conclusione, ha spiegato che il rafforzamento dell’ecosistema delle telecom europeo, attraverso il pacchetto mercato unico, “è nell’interesse di tutti”. Perché “un mercato unico competitivo potrebbe valere 110 miliardi di euro in più all’anno, comunicazioni di migliore qualità per le aziende potrebbero valere 800 miliardi di euro in 15 anni e la banda larga potrebbe creare due milioni di posti di lavoro”. Ecco perché il pacchetto rappresenterebbe “un investimento nella crescita di domani”.
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