SPETTRO RADIO

Frequenze, nuovo canone per le emittenti?

Agcom avvia la revisione del valore d’uso delle porzioni di spettro assegnate alle Tv. Il presidente Cardani: serve evitare sprechi e inefficienze “nell’assegnazione di una risorsa scarsa anche in prospettiva”

Pubblicato il 10 Lug 2013

L’Agcom ha avviato un approfondito esame per determinare il valore d’uso delle frequenze televisive già assegnate ai broadcaster. L’esame sarà lungo, inserito in un più ampio contesto di riordino dello spettro radio, che l’Agcom ha intrapreso con le regole per l’assegnazione delle frequenze tv (ex beauty contest). Un processo di razionalizzazione e valorizzazione dell’etere, che prevede la parziale liberazione della banda a 700 Mhz per il broadband mobile e il contestuale coordinamento internazionale di ripartizione e assegnazione dello spettro che l’Autorità svolge di pari passo con il Mise.

Oggi i broadcaster nazionali, in base alla normativa vigente, pagano allo Stato un canone di concessione per l’uso dello spettro pari all’1% del fatturato, con un tetto di 17.776 euro per le tv locali. Mediaset e Rai pagano ognuna in media circa 20 milioni di euro all’anno per le frequenze occupate.

Ma il prezzo, in prospettiva, andrà rivisto (al rialzo), come emerge dalla relazione annuale dell’Agcom. “Abbiamo avviato il procedimento di determinazione del valore d’uso delle frequenze televisive già assegnate, condizione rilevante per evitare sprechi e inefficienze nell’assegnazione di una risorsa scarsa anche in prospettiva”, ha detto il presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani.

Il nuovo regime non è dietro l’angolo, ci vorrà del tempo per definire il nuovo meccanismo di valutazione del valore dello spettro e stabilire i criteri di pagamento dovuto allo Stato. L’esame dei tecnici dell’Agcom per ora è in fase embrionale e verte sull’individuazione dei metodi per definire il valore delle frequenze. La crisi morde le tv, un aumento repentino sarebbe letale per molte emittenti, e l’Autorità si muove con prudenza.

Quel che è certo è che, secondo gli esperti, la percentuale sul fatturato non è il criterio più consono per stabilire il valore delle frequenze in concessione alle tv. L’etere è un bene scarso e prezioso che i broadcaster dovranno sempre più condividere con le telco, a corto di risorse spettrali su cui veicolare il massiccio traffico di smartphone e tablet.

La determinazione delle tariffe d’uso delle frequenze tv è in qualche modo analoga a quella che vige nel mercato immobiliare: se vivi in una zona di pregio come piazza Navona, devi pagare un canone di affitto in linea con l’elevato valore degli immobili della zona; di certo, se vivi in piazza Navona non paghi l’affitto in percentuale a quanto guadagni (fatturato), perché se guadagni poco non puoi permetterti di vivere in piazza Navona. Alcune prozioni di spettro sono pregiate, analoghe a Piazza navona, e come tali vanno trattate.

Per esempio nel Regno Unito l’Ofcom ha fissato dei criteri oggettivi (Aip, Administered incentive prices) per determinare il valore delle frequenze assegnate ai broadcaster. Se una frequenza vale molto, il prezzo del canone riflette questo valore. Il nuovo regime dovrebbe entrare in vigore nel 2014.

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