Un impatto economico-finanziario per circa 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012: questa la conseguenza che la proposta Agcom di riduzione dei canoni di accesso wholesale alla rete in rame avrebbe su Telecom Italia. Lo evidenzia la stessa azienda in una nota puntualizzando che l’impatto materiale sui conti dovrà essere valutato nel dettaglio dal Cda sia per quanto riguarda l’impatto sui programmi di investimento sia per quanto riguarda il percorso di societarizzazione della rete di accesso. E se è vero che da un lato si conferma la validità del progetto di scorporo, dall’altro l’azienda presieduta da Franco Bernabè non ne esclude un percorso differente: “La decisione di Agcom mette fortemente a rischio il progetto”, si legge nella nota dell’azienda.
Intanto oggi Telecom aggiorna nuovi minimi e, dopo aver toccato quota 0,502 euro, cede il 4,17% a 0,506 euro per poi chiudere a -4,73% 0,503 euro.
Gli esperti di Ubs stimano un potenziale impatto negativo potenziale del 2% sul flusso di cassa operativo atteso a fine 2013. “Ci attendiamo una reazione negativa del titolo”, si legge nella nota degli esperti. Oltre all’impatto negativo sui dati, sentenziano gli analisti, il mercato potrebbe ritenere che tale mossa abbia un impatto negativo sulla stessa capacità dell’azienda di massimizzare la valutazione della newco della rete (Opac) in un potenziale deal con la Cdp. Di parere diverso Equita secondo cui il progetto di spin off sarà portato avanti anche se “una delle finalità era proprio la ricerca di una regolamentazione che incentivasse gli investimenti ed in tal senso il primo ‘supporter’ dello spin-off avrebbe dovuto essere proprio l’Authority. Al momento invece azienda e regolatore paiono piuttosto distanti”.
Secondo Telecom il nuovo listino contrasta contrasta con la posizione Ue, e non a caso la società di Tlc ha già reso noto che è pronta a fare ricorso. “La decisione di Agcom – si legge nella nota di Telecom Italia – dovrà passare al vaglio della Commissione europea alla quale l’Azienda si riserva di far avere le proprie osservazioni e, qualora la decisione fosse confermata, Telecom Italia ricorrerà presso le competenti sedi giurisdizionali”. Dati alla mano la società sottolinea che l’intervento dell’Autorità “si pone in controtendenza rispetto ad un percorso che, negli ultimi anni, ha portato ad un allineamento del canone Ull di Telecom Italia alla media ponderata dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 €/mese. La proposta risulta, inoltre, del tutto contraria agli orientamenti della Commissione europea, che auspica la stabilità dei canoni Ull, nonché alle tendenze in atto nei principali Stati membri, le cui Autorità hanno recentemente approvato canoni Ull 2013 in crescita rispetto al 2012 (Germania, Francia e Spagna) o sostanzialmente stabili (Regno Unito)”.
Telecom Italia auspica, pertanto, che, anche alla luce del parere che verrà trasmesso dalla Commissione europea, “Agcom possa riconsiderare le proprie valutazioni in merito ai canoni di accesso 2013, salvaguardando sia le dinamiche competitive sia gli incentivi agli investimenti nelle nuove reti in fibra”. La società presieduta da Franco Bernabè ritiene, inoltre, “che un corretto equilibrio tra concorrenza e investimenti, in linea con gli orientamenti comunitari, debba essere posto alla base della analisi di mercato in corso per la definizione dei prezzi di accesso in rame e fibra per gli anni 2014-2016, nell’ambito della quale dovrebbero essere valutati gli effetti pro concorrenziali del progetto di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia”.